Voci da mondi diversi. Georgia
testimonianze
Levan Berdzenišvili, “La santa tenebra”
Ed. e/o, trad. F. Peri, pagg. 271, Euro 16,80
E
finalmente si torna a parlare della Georgia e non più soltanto associando il
nome “Georgia” a quello del suo figlio più famoso e temuto, l’uomo baffuto
conosciuto come Josif Stalin (uomo di ferro) ma che in realtà si chiamava Džugašvili, un cognome che contiene la sua provenienza (il finale in –švili
dei cognomi georgiani significa ‘figlio di’). Quest’anno, in cui l’ospite
d’onore alla Fiera del Libro di Francoforte è proprio la Georgia, dopo un lungo
e pressoché totale silenzio, due diverse case editrici pubblicano due libri di
scrittori georgiani.
“La santa tenebra” di Levan Berdzenišvili (casa editrice e/o) è un
libro importante e necessario, una testimonianza che ci arriva da un Gulag-
abbiamo ancora in mente l’impatto fortissimo dei libri di Solženicyn negli anni
’70: c’è stata la glasnost, c’è stata
la perestrojka, c’è stata la fine
dell’Unione Sovietica ed era da prima di tutto questo che non leggevamo un
libro come quello di Berdzenišvili, più del resoconto di un’esperienza durissima
di vita vissuta, un esempio di come sia possibile non lasciar morire il cuore e
il cervello anche quando la semplice sopravvivenza fisica è uno sforzo.
il treno di Stalin nel museo di Gori |
Il Gulag in cui Berdzenišvili
è stato internato insieme al fratello Davit si trovava in Mordovia, una delle
tante repubbliche della Russia europea. I due Berdzenišvili, dissidenti,
fondatori di un partito repubblicano a Tbilisi, erano stati prelevati dalla
loro casa con le modalità tristemente note. Ma i dettagli sulla ‘loro’ storia
ci vengono detti negli ultimi capitoli, prima, a sottolineare l’importanza di
ogni internato, c’è una carrellata di ritratti degli altri ospiti forzati del
campo. Georgiani, armeni, russi, detenuti politici che devono produrre 92 paia
di guanti ciascuno, ogni giorno. E sono tutte persone straordinarie, così come
è straordinario Levan Berdzenišvili che racconta della loro vita quotidiana.
Dalle sue parole sembra quasi che il Gulag non sia un campo di prigionia ma un
resort, un luogo di intrattenimento dove il lavoro è un passatempo ed una gara
di maggior produzione e dove si intavolano discussioni come in una palestra
socratica. Domande e risposte tra persone che hanno, ognuna, un campo di
specializzazione diverso, brindisi con il thermos del tè, un tamada, un ‘toast maker’ che, secondo
l’usanza georgiana, orchestra i brindisi (c’è una statua a Tbilisi che celebra
questo personaggio essenziale in ogni simposio).
Si ipotizzano situazioni, si
parla, si parla con intelligenza e acume, con ironia (che è dire l’opposto di
quello che si vuol intendere), con umorismo. Si parla di politica (c’è anche
chi venera tuttora Stalin ed è degno di rispetto ugualmente), di letteratura,
di religione, di appartenenza, di cucina georgiana (ah, il khachapuri al formaggio, viene l’acquolina in bocca, mentre un ragù
di pecora portato da una delle mogli e andato a male è nauseabondo), di come
regolamentare lo sciopero della fame, di piccole lotte per ottenere piccoli
diritti, come l’autorizzazione a scrivere lettere alla famiglia nella propria
lingua.
Statua al toast-maker, a Tbilisi |
Tbilisi |
Non ci si stanca di
leggere. Si prova ammirazione e rispetto per chi è stato capace di affrontare
una prova così dura in questo modo, preservando la propria dignità. E si
finisce per pensare che la grande letteratura non nasce quasi mai da condizioni
di vita facile tra agi materiali.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
Nessun commento:
Posta un commento