Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
commedia
il libro ritrovato
Nancy Mitford, “L’amore in un clima
freddo”
Ed. Adelphi, trad. Silvia
Pareschi, pagg. 280, Euro 18,00
Titolo originale: Love in a Cold Climate
“Oh, Boy non mi ha fatto
nessuna proposta, non credo avrebbe mai osato, visto il tipo…Voglio dire, così
meravigliosamente altruista, convinto che io tema di perdere l’eredità e
fesserie del genere. Inoltre conosce bene la mamma, e sapeva che avrebbe
scatenato un putiferio…Voleva evitarmi tutto questo. No, ho sempre saputo di
dover essere io a dichiararmi, e così l’ho fatto. Non è stato molto difficile.”
Pensate alla brillantezza dei dialoghi
di Evelyn Waugh, all’umorismo dello scambio di battute tra i suoi personaggi,
tutti appartenenti al bel mondo anglosassone con tanto di Lord o di Sir davanti
al nome- il tipo di persone che hanno sempre avuto il pane tostato e imburrato
a puntino, per dirlo in maniera inglese. Nel romanzo “L’amore in un clima
freddo” di Nancy Mitford (la maggiore delle sei leggendarie sorelle Mitford
che, in una maniera o nell’altra, fecero tutte parlare di sé) si ritrova la
stessa vivacità, la stessa lucentezza, lo stesso umorismo raffinato, lo stesso
cinismo di Evelyn Waugh (quasi coetaneo della scrittrice), ingentilito, però,
dalla personalità femminile della Mitford, meno amaro e sprezzante, tinto di
rosa dagli interessi amorosi delle protagoniste dietro i cui scherzi e parole
indoviniamo quelli di Nancy e delle sue sorelle.
La trama è semplice: Polly Montdore (il
suo vero nome è più regale, Leopoldina, come si addice alla figlia di un Lord
che è stato viceré in India), vent’anni, bionda, occhi azzurri, è bella, così
bella che non ha bisogno di parlare per attrarre l’attenzione. Eppure,
nonostante sia un’ ambita preda per i cacciatori di dote, Polly non si innamora
mai. Sorprenderà e scandalizzerà tutti quando annuncia che sposerà lo zio
appena rimasto vedovo. Che nessuno ricordi il vero nome dello zio e che tutti
lo conoscano con il nomignolo ‘Boy’, la dice lunga sul tipo di uomo che gioca a
fare l’eterno ragazzo, che è soprannominato ‘l’Oratore Osceno’ dalle terribili
ragazzine Radlett per via dei giochetti proibiti che gli piaceva fare
(all’insaputa dei genitori delle bambine, naturalmente). A Polly non importa essere
diseredata e forse non sa neppure che lo zio è stato anche l’amante di sua
madre. Ha l’età per pensare che ‘un cuore e una capanna’ bastino per essere
felici e invece, dopo l’esperienza in Sicilia- l’unico luogo dove lei e Boy
possano permettersi di vivere- ritorna in Inghilterra disgustata di tutto.
Della Sicilia e degli italiani, della lingua italiana che le pare affettata,
del cibo, dell’eterno cielo senza nuvole e del caldo. Del marito, anche. E dire
che aspetta un figlio da lui.
dall'adattamento televisivo |
Il ritorno di Polly in
Inghilterra ricompone il quadro, anche se tutto è diverso, pur sembrando
uguale. Polly ha ereditato da una zia, sua madre Lady Montdore si rappacifica
con lei- ma ora è diventata irriconoscibile sotto l’influenza dello stravagante
giovane parente che si è installato nella dimora dei Montdore (di lui si dice, garbatamente,
che è un invertito)-, la crisi economica del ‘29 è superata e Polly volge i
suoi begli occhi altrove.
La storia di Polly ci è raccontata da
Fanny, l’antitesi di Polly. Fanny ha lo stesso nome della protagonista di
“Mansfield Park” di Jane Austen e per molti versi le assomiglia. Non bella,
bruna a fianco della bionda e rosea Polly, Fanny è cresciuta in casa degli zii,
proprio come la Fanny di “Mansfield Park” e, come lei, è un po’ la ‘parente
povera’ e poco appariscente in mezzo alle vivaci e ricche cugine e amiche.
Fanny non ha la spudoratezza impertinente delle ragazze Radlett, è una
compagnia perfetta per Polly perché non c’è pericolo che la metta in ombra con
le sue parole o con il suo aspetto. Non mira neppure ad un matrimonio dorato: sposerà
un insegnante di Oxford, uno che- con orrore dello zio- legge libri!! Lady
Montdore arriva a consigliare a Fanny di leggere di meno, se vuole tenersi
stretto il marito. Ma Lady Montdore è anche capace di dire, quando muore il
nipotino, “forse è meglio così, i bambini sono una grossa spesa oggigiorno.”
Lo
sguardo di Fanny sulle bizzarrie, sullo snobismo, sulla vita lontana
dall’affanno quotidiano della grande famiglia con cui è imparentata, ci dà la
giusta prospettiva di questo mondo. Fanny non giudica, il suo è uno sguardo
divertito, ogni tanto è come se sollevasse un sopracciglio ad indicare la sua
disapprovazione- lieve e comprensiva.
“L’amore in un clima freddo” è stato
pubblicato per la prima volta nel 1949: non dimostra assolutamente la sua età.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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