Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
fresco di lettura
David Nicholls, “Noi”
Ed. Neri Pozza, trad. Massimo
Ortelio, pagg. 430, Euro 18,00
Titolo originale: Us
Non sono particolarmente coraggioso, né
dotato di un fisico imponente, ma quella notte guardai l’ora- le quattro e
qualcosa- sospirai, sbadigliai e scesi di sotto, scavalcando il nostro inutile
cane. Mi trascinai di stanza in stanza e dopo aver controllato porte e finestre
risalii in camera.
“E’ tutto a posto” dissi. “Dev’essere l’aria nei tubi dell’acqua”.
“Ma di che stai parlando?” fece Connie, tirandosi su.
“Non ci sono ladri in giro”.
“E chi ha parlato di ladri? Ho detto che secondo me il nostro matrimonio
è arrivato al capolinea, Douglas. Penso che ti lascerò”.
Mi sedetti sul bordo del letto. “Be’, sempre meglio che avere i ladri in
casa” dissi, ma nessuno di noi due rise, e per quella notte non dormimmo più.
Aspettavo questo romanzo. Lo aspettavo con
un misto di desiderio e di trepidazione: sarebbe stato capace David Nicholls di
scrivere un libro che potesse reggere il confronto con il precedente, “Un
giorno”? Avrebbe trovato una bella storia, l’avrebbe raccontata con il giusto
tono- il suo mix unico di sentimento e umorismo-, soprattutto- avrebbe saputo
non ripetersi? Domande che si riassumono in una sola: non ci avrebbe deluso?
Ebbene, no. David Nicholls non ci
delude con “Noi”. Ce l’ha fatta. Preparatevi ad una bella lettura da cui, come
è già successo per “Un giorno”, non riuscirete a staccarvi.
A David Nicholls piacciono i tempi lunghi delle storie d’amore. In “Un
giorno” passavano vent’anni di alti e bassi prima che Emma e Dexter, dopo
quell’unica notte insieme alla fine dell’università, si sposassero. Lei era una
ragazza saggia, con i piedi per terra, lui era scapestrato, pronto ad
esperienze alternative. La situazione si capovolge, in “Noi”: Douglas Petersen
è un biochimico, il tipo di uomo come ci si aspetta sia uno scienziato, buon
senso, niente frivolezze, forse un po’ noioso se non lo salvasse l’umorismo;
Connie Moore è un’artista, beve, sperimenta droghe, ha avuto parecchie storie
di sesso e amore. E comunque, all’inizio del libro, i due sono sposati da un
quarto di secolo, Douglas ha 54 anni, Connie un paio di meno, il figlio Albert
ne ha 17 e in autunno inizierà ad andare al college. Ci sono le premesse per la
crisi, che giunge inaspettata, la notte che Connie sveglia Douglas per dirgli
che ha intenzione di lasciarlo. Ma…e il viaggio programmato, il Grand Tour che
dovevano fare tutti e tre insieme, una sorta di commiato istruttivo per Albert?
Douglas, pignolo com’è, ha già preparato tutto, itinerario, alberghi prenotati
così come pure l’ingresso ai musei. Partiranno.
Il viaggio dei Petersen corre su due binari
narrativi. Con un perfetto equilibrio Nicholls alterna il viaggio all’indietro
nel tempo, seguendo le tappe dell’incontro, l’innamoramento, il matrimonio
(lei, affascinante, in nero), il primo grande dolore per la perdita di un
figlio, la nascita di Albie, il trasloco in campagna, con il viaggio del
presente alla scoperta dell’Europa, con Douglas che ce la mette tutta per
riconquistare la moglie, la quale si mostra più che mai solidale con il figlio-
tipico adolescente che mal sopporta l’ingerenza del padre nelle sue scelte e
nella sua vita. L’atmosfera è tesa, il viaggio è un fallimento e si interrompe
quando Albert se ne va per conto suo (non senza aver preso dei soldi con sé),
pregando i genitori di non cercare di contattarlo.
Che cosa succeda fa parte della trama del
romanzo, e io non ve lo dirò. Sappiate solo che il dramma acquista le tinte
della commedia nella storia del padre che insegue il figlio per amore di
questi, sì, ma prima di tutto per acquietare l’ansia della moglie, per
rivalutarsi ai suoi occhi. In questa storia di un matrimonio in crisi noi
sentiamo solo la voce di Douglas, ma dobbiamo ammettere che si sforza di essere
obiettivo, ci piace la sua capacità di ridere di se stesso, e poi Douglas impara,
durante il Grand Tour fallito. Il tradizionale motivo del viaggio viene
sottilmente capovolto nel romanzo di David Nicholls. Perché più ancora che
essere un viaggio di formazione per il ragazzo- come è sempre stato- diventa un
viaggio di crescita per il padre. Fa ancora molti errori, Douglas, nei
confronti del figlio, ma si sforza di cambiare per avvicinarsi a lui. Il
viaggio programmato in ogni dettaglio, quasi da sembrare una guida turistica
dei musei d’Europa, si trasforma in un picaresco viaggio di avventura, nella
parodia di un viaggio di istruzione con episodi comici assolutamente
irresistibili che culminano nell’attacco di uno sciame di meduse al povero
Douglas che nuota nel mare che bagna Barcellona.
David Nicholls non è scrittore da rosei e facili
finali. La conclusione del romanzo è dolce-amara, lo è spesso anche la vita di
ognuno di noi, dopotutto. Con una profondità mascherata da leggerezza lo
scrittore si è addentrato nell’alchimia segreta del rapporto di coppia e in
quella, ancora più elusiva, del legame tra genitori e figli.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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