Casa Nostra. Qui Italia
il libro ritrovato
Melania G. Mazzucco,
“Limbo”
Ed. Einaudi, pagg. 473, Euro 20,00
Quella notte piange,
piange- per tutti i morti, e anche per sé, per la colpa di esserci ancora, che
niente e nessuno potrà mai rimediare, e per la gioia vergognosa di vivere.
Inzuppa il cuscino, tanto che deve scaraventare quel malloppo freddo e bagnato
giù dal letto. Piange senza riuscire a fermarsi, finché le sue palpebre sono
troppo gonfie perfino per aprirsi. Sigillate le une sulle altre, come se non
dovesse mai più vedere nient’altro che l’oscurità fitta e molle, squarciata da
una vampa di luce. Poi precipita in quelle tenebre gelide, e si sveglia alle
undici, intontita.
Maresciallo
degli alpini Manuela Paris, plotone Pegaso, 10° reggimento: è la protagonista
del nuovo romanzo di Melania Mazzucco, “Limbo”. Una protagonista
indimenticabile.
E’ la vigilia di Natale. Manuela Paris
ritorna a casa, a Ladispoli. La cittadina è in festa per accogliere la sua
eroina. Manuela ritorna dopo sei mesi di ospedali, un’operazione al cervello,
infiniti altri interventi per ricomporre ossa sbriciolate, per estrarre le
schegge di una bomba. Neppure tutte: Manuela fa suonare l’allarme del metal
detector quando passa ad un controllo. In missione di pace in Afghanistan, a
pochi giorni dalla fine dei sei mesi di servizio, Manuela era stata vittima di
un attentato. Due compagni erano morti, lei si era salvata. Per un soffio. Per
volere del destino. Per la teoria della divergenza: si era fermata un attimo
per cercare una penna nello zaino, era qualche passo indietro agli altri.
E’ una ragazza ferita nel corpo e nello
spirito, la Manuela Paris ventottenne che si appoggia ad una stampella per
camminare. E’ l’opposto della sorella Vanessa che sembra la farfalla di cui ha
il nome, con i suoi abiti colorati e il trucco appariscente. Vanessa tiene corsi
di ballo moderno, ha una figlia di sette anni, una relazione fissa con un arabo
(che ha moglie e figli ‘a casa’) e qualche avventura di passaggio. Manuela è
una donna soldato, deve conciliare l’essere donna con la carriera che ha
scelto. Una donna soldato deve impegnarsi di più di un uomo soldato. Deve
dimostrare di non avere debolezze e di sapersi comportare con la freddezza e la
prontezza richieste dal suo ruolo. Manuela non dimentica mai di essere un
soldato, di aver prestato un giuramento, di rappresentare qualcosa. Neppure
quando smette la divisa ed è in jeans. E’ bella, Manuela, in maniera diversa
dalla sorella. E’ bella anche con i capelli cortissimi da ragazzo- li aveva già
tagliati in Afghanistan, dove l’acqua scarseggiava ed era impossibile tenerli
puliti quando soffiava lo shamal, d’impiccio quando la temperatura saliva a
cinquanta gradi a mezzogiorno. Poi glieli avevano rasati, prima di operarla al
cervello.
Manuela Paris si trova in un ‘Limbo’, un
periodo di sospensione e di incertezza in attesa dei test fisici e psichici per
vagliare la sua idoneità a riprendere il servizio. In capitoli alterni, ‘Live’
e ‘Homework’ (perché non in italiano, dal
vivo e compiti a casa,?),
seguiamo Manuela nei giorni in famiglia (tutta composta da donne) e Manuela a
più di quattromila chilometri da casa di cui leggiamo nella ricostruzione del
passato che è il compito datole dallo psichiatra per superare il trauma, per
smettere di avere gli incubi che la fanno urlare ogni notte. Finché il passato
irrompe nel presente e non ci sono più compiti a casa. Veniamo a sapere tutto
di Manuela, da quando era una ragazzina ribelle alla decisione di arruolarsi, dal
legame con il fidanzato piantato prima delle nozze a quello fortissimo di
amicizia, rispetto e solidarietà che la univa agli uomini del suo plotone, dopo
aver condiviso con loro gli spazi del riposo e le latrine, la solitudine che
afferra quando si va in un paese alieno come può esserlo l’Afghanistan e le
lunghe chiacchierate per cui, alla fine, si era più che amici, si era fratelli.
Melania Mazzucco ha scritto un libro
bellissimo, un libro di cui avevamo bisogno. Perché ha avuto il coraggio di
cercare il soggetto per un romanzo al di fuori dei temi usuali (che ormai ci
sono venuti a noia), perché ha affrontato un problema scomodo che abbiamo
relegato sul fondo della nostra mente e che torna alla ribalta in caso di
‘incidenti’ mortali. Melania Mazzucco non ha intenti polemici, si limita a
parlare- nella maniera in cui solo i bravi scrittori sanno fare- della
quotidianità di una zona di guerra in cui tutti eseguono il loro dovere con
motivazione diverse. A noi resta nel cuore il giovanissimo Zandonà, il miglior
rockettista dell’Italia dell’Est, arruolato dal padre perché mettesse la testa
a posto, che si chiede che cosa mai ci facciano, gli italiani lì. Gli italiani
sono i camerieri delle altre nazioni che combattono in Afghanistan. Zandonà
muore. Muore anche Jodice che aveva già fatto la guerra del Kosovo e non vedrà
mai suo figlio. E Manuela si sente in colpa per non essere morta insieme a
loro. Ci piace, Manuela Paris. E ringraziamo Melania Mazzucco per averci dato un
personaggio femminile che possiamo ammirare, per la sua onestà e integrità, per
la sua ambizione e puntiglio nel perseguire la meta, per il suo coraggio e la
sua lealtà, per la sua dignità, infine. Una donna che ci fa dimenticare le
donnine che, in questi ultimi anni, hanno svilito il sesso femminile
mercificando il loro corpo e sbandierando la bellezza come unico valore.
“Limbo” è un romanzo così pieno e
bello che possiamo trascurare quello che ci pare l’unico dettaglio stonato- la
storia d’amore di Manuela con l’uomo ombra che si nasconde dietro occhiali
oscuri. Pur comprendendo i motivi per cui c’è
una storia d’amore nel romanzo, la trama di una barbarie italiana (rivelata
alla fine) ci sembra scollata dall’altra trama che era perfetta di per sé- la storia
del maresciallo Manuela a cui è stata conferita la croce per l’Afghanistan.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Melania Mazzucco |
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