Voci da mondi diversi. Cuba
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato
Leonardo Padura Fuentes, “L’uomo che amava i cani”
Ed. Tropea, trad. Lorella
Mogavero, pagg. 599, Euro 22,00
Titolo originale: El hombre que amaba a los perros
Abbiamo attraversato la vita
nella più completa ignoranza dei tradimenti che, come quello della Spagna
repubblicana e quello della Polonia invasa, erano stati commessi in nome di
quello stesso socialismo. Non avevamo saputo niente delle repressioni e dei
genocidi di popoli, etnie, interi partiti politici, delle persecuzioni mortali
di dissenzienti e religiosi, della furia omicida dei campi di lavoro,
dell’assassinio della legalità e dell’ingenuità prima, durante e dopo i
processi di Mosca.
La
vittima. L’assassino. Uno scrittore. Sembrerebbero i protagonisti di un
thriller, e, in un certo senso, lo sono. Un thriller reale, tuttavia, la cui
trama si snoda nel bel romanzo storico di Leonardo Padura Fuentes, “L’uomo che
amava i cani”, in cui un tocco di finzione narrativa si aggiunge ai fatti
documentati.
La vittima si chiama Lev Davidovič Bronštein (più noto
come Trotskij): il 20 agosto 1940 Trotskij fu ucciso con una piccozza da Ramón
Mercader (che si era presentato a Trotskij con il nome di Jacques Mornard,
alias Jacson, secondo l’identità che risultava sul suo passaporto). Un fatto di
sangue così cruento, una vittima così famosa e assassinata con motivazioni così
costruite, dei retroscena così ampi e spaventosi dovevano passare attraverso
più di un filtro per poter essere raccontati: è così che Leonardo Padura
Fuentes immagina che nel 1977,
a Cuba dove Mercader passò gli ultimi quattro anni della
sua vita, un giovane scrittore frustrato incontri sulla spiaggia un uomo
accompagnato da due bellissimi levrieri russi. L’uomo è chiaramente ammalato,
c’è sempre un nero che lo sorveglia a distanza, dopo alcuni incontri con
chiacchiere d’occasione l’uomo racconta, a spizzichi e bocconi, la storia
dell’assassinio di Trotskij.
Negando, tuttavia, di essere Mercader: lo
scrittore, Ivan, glielo ha chiesto esplicitamente, perché l’uomo che dice di
chiamarsi Jaime López sembra sapere troppo di quanto è accaduto. López chiede
anche ad Ivan di mantenere il segreto su quanto gli sta raccontando e ci
vorranno più di vent’anni prima che Ivan venga a conoscere l’intera storia,
prima che si renda conto di avere in mano il materiale- finalmente- per il
libro che potrebbe renderlo famoso, prima che ci rinunci e passi la consegna ad
un altro scrittore suo amico e muoia in una maniera altamente simbolica: è un
materiale che scotta, tanto quanto la lama del coltello che Mercader/ Mornard/
Jacson/ López si era appoggiato sulla mano per cancellare la cicatrice a forma
di semiluna lasciata dal morso di Trotskij in una vana difesa. Come se
l’ustione avesse potuto cancellare i ricordi, mettere a tacere l’urlo
spaventoso che l’assassino avrebbe sentito negli orecchi fino alla morte.
Ramon Mercader |
“L’uomo che amava i cani” segue dunque questi
tre filoni, ricostruendo tre vite: quella (molto documentata) di Trotskij,
l’eroe della rivoluzione del 7 ottobre diventato inviso a Stalin che ormai procedeva
eliminando tutti coloro che potessero anche solo offuscare la sua immagine,
quella (per lo più oscura) di Mercader che, da giovane militante di sinistra
nella guerra civile spagnola, viene reclutato come agente segreto dalla NKVD, e
infine quella dello scrittore cubano senza ispirazione. I capitoli si
alternano, portando sul palcoscenico i tre personaggi che hanno, tutti, una
grande Storia alle spalle.
Trotskij, che seguiamo nel faticoso esilio, ospite
rifiutato da paesi che non osano inimicarsi il “becchino del Cremino”, accolto
con molte difficoltà da altri, in ansia perenne per i figli (che infatti non
verranno risparmiati da Stalin), sorvegliato con misure di sicurezza sempre più
opprimenti e limitanti.
Fino alla destinazione finale, il Messico, dove
alloggia dapprima nella casa del grande artista Diego de Rivera (e ha
un’incandescente relazione con la moglie, la pittrice Frida Kahlo) e poi in
quella dove si dedicherà ad allevare conigli e coltivare cactus- e incontrerà
la morte. Per mano di quel Mornard che gli sembrava improbabile come belga.
Mornard/ Mercader che è un personaggio per cui si è
tentati di provare compassione (come avviene a Ivan), perché è anche lui una
vittima. Vittima di un ideale in cui ha creduto, di un sistema che non si è
fatto scrupolo di manipolarlo, cancellando la sua identità, educandolo alla
cieca obbedienza. Vittima fino in fondo, perché è chiaro che deve essere
eliminato, quando diventa un agente scomodo e ha fatto l’errore di non morire
subito, dopo aver ucciso Trotskij.
Ivan, infine- citando Shakespeare, last but not least, l’ultimo ma non meno importante. Perchè la
frustrazione del cubano Ivan non è solo quella dello scrittore che non ha
mantenuto le promesse, ma è anche la frustrazione di chi ha creduto che il
mondo potesse essere cambiato se si cercavano di attuare certi ideali, che le
difficoltà del momento fossero un passaggio obbligato verso uno splendido futuro.
Per accorgersi poi che era stato un imbroglio, che le verità erano state
taciute, che si è buttata via la giovinezza: la Cuba di Ivan, in tono minore, con il vantaggio di
un clima tinto di azzurro, è molto simile all’Unione Sovietica di Trotskij.
Leonardo
Padura Fuentes è noto al grande pubblico per la serie dei libri con il
commissario Mario Conde (Ivan lo cita come un suo amico, strizzando l’occhio ai
lettori), forse meno conosciuto come autore del bellissimo “Il romanzo della
mia vita” (sul poeta cubano Heredia). “L’uomo che amava i cani” si inserisce
nel genere di quest’ultimo. E’ un libro molto bello- direi quasi che è un libro
necessario- che unisce realtà documentata, finzione narrativa, introspezione
psicologica, con una trama che si fa sempre più incalzante e angosciante, per
tutti i personaggi coinvolti. Un libro che dice di più di quello che esprime
con le parole perchè comunica la sensazione della paura attanagliante a cui è
impossibile sfuggire quando si vive in un regime totalitario.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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