Voci da mondi diversi. Cuba
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Leonardo Padura Fuentes, “Maschere”
Ed. Net, trad. Roberta Bovaia,
pagg.247, Euro 7,50
“Che cosa ne pensi, Conde? E’ un uomo, non
c’è dubbio. Vestito e truccato da donna. Adesso che abbiamo anche noi i nostri
travestiti assassinati possiamo quasi dirci un paese sviluppato. Di questo
passo, ancora un po’ e ci mettiamo a produrre razzi e ad andare sulla luna…”
Quando, nella primavera del 2008, abbiamo letto “La nebbia del passato”
dello scrittore cubano Leonardo Padura Fuentes- l’episodio più recente delle
indagini di Mario Conde a L’Avana-, ci siamo ripromessi di ‘recuperare’ i libri
della famosa quadrilogia che lo vede protagonista. Proprio perché ci piaceva
l’idea di approfittare della lacuna e di sbirciare nella nebbia del passato.
Conoscendo il Conde ora e desiderando paragonarlo con quello di più di dieci
anni fa. Cercando di capire se la delusione di adesso davanti alla realtà
cubana si poteva già percepire nelle sue parole di allora. E abbiamo iniziato
da “Maschere”, il primo pubblicato in italiano che, tuttavia, non è il primo
della serie. “Maschere” è del 1997 ma, insieme agli altri tre romanzi, è
ambientato nel 1989, durante l’estate- perché il titolo della quadrilogia è “Le
quattro stagioni” e ogni inchiesta si svolge in una stagione diversa.
Nel parco de L’Avana è stato ritrovato il
cadavere di un uomo, Alexis Arayan: è stato strangolato con la sciarpa di seta
rossa che indossava per completare l’abito lungo, da donna. Un travestito. Un travestito
nella Cuba di Fidel? E per di più figlio di un diplomatico.
L’indagine porta il Conde nell’ambiente
degli omosessuali che è anche, in gran parte, quello degli intellettuali. E
l’interesse del romanzo di Padura Fuentes è duplice- perché ci rivela (a noi e
al Conde) la persecuzione e la messa al bando sia dei gay, considerati
antisociali e dediti a pratiche disgustose, sia degli intellettuali che, anche
se in maniera vaga, possono essere un pericolo per il regime. Il Conde fa la
conoscenza di Marqués, l’amico da cui Alexis era ospite, un anziano scrittore
di teatro dichiaratamente omosessuale che ha preferito cambiare mestiere e fare
il bibliotecario, piuttosto che piegarsi e scrivere per leccare il culo di chi
è al governo. Ed è questo scrittore che gli fornisce le letture per capire le
differenze tra i tipi di omosessuali e il perché del travestitismo. Ma il Conde
è anche ossessionato da un’altra idea: è solo una coincidenza che Alexis si sia
vestito come la protagonista di una tragedia di Marqués e abbia cercato la
morte nel giorno in cui la
Chiesa festeggia la Trasfigurazione di
Gesù Cristo?
Ricordi di una religione praticata dal
Conde bambino, memorie del Marqués nella Parigi di Sartre insieme a persone che
non possono essere nominate (tra gli altri c’era anche il padre di Alexis),
visite all’amico più caro del Conde (Carlos il Magro che ora è grassissimo, in
una sedia a rotelle dopo aver perso l’uso delle gambe per una ferita nella
guerra in Angola), bevute di rum e calcoli di quanto caffè sia rimasto della
razione mensile, pagine del primo racconto che il Conde abbia scritto da
tantissimo tempo (la storia di un autista con la faccia da autista che uccide
una donna senza un motivo), fino alla soluzione del caso che non desta neppure
grande sorpresa. Perché quello che abbiamo capito è che non è solo il povero
Alexis ad essersi travestito: tutti, o quasi tutti, portano una maschera a Cuba.
E a volte se la tolgono, ma molto più spesso quella maschera è diventata il
loro volto di sempre.
la recesnione è stata pubblicata su www.wuz.it
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