cento sfumature di giallo
fresco di lettura
Arne Dahl, “Brama”
Ed. Marsilio, trad. Carmen
Giorgetti Cima, pagg. 538, Euro 19,00
Titolo originale: Viskleken
Altro che il delitto a porte
chiuse di Agatha Christie! Altro che i crimini dettati da gelosia e vecchi
rancori- quasi li rimpiangiamo. Era un mondo così sicuro, tutto sommato, quello
di Agatha Christie. Sapevamo, leggendo un suo libro, che il colpevole sarebbe
stato preso e avrebbe scontato la giusta pena. Era un mondo sicuro, quello in
cui la polizia incuteva timore e rispetto e nessuno si sarebbe azzardato a contrastarla.
Povera Miss Marple, se si fosse trovata a fronteggiare la mafia. Non avrebbe
vissuto oltre al primo romanzo. E’ un romanzo bello in maniera terribile,
“Brama”, dello scrittore svedese Arne Dahl. Un romanzo che fa paura non nella
maniera usuale dei thriller che creano suspense con assassini perversi in
agguato. Fa paura perché rappresenta il mondo che riconosciamo come nostro in
cui la criminalità è diventata un modo di vita, il comportamento criminale ha
invaso tutti gli strati sociali agendo in ogni campo, dall’industria alla
finanza. Onestà, integrità, dirittura morale- che significato hanno ormai
queste parole? E per un romanzo così vasto che ha l’intero mondo, o quasi, come
scenario, Arne Dahl non poteva avere un
unico protagonista, il commissario che risolve il caso con l’aiuto del suo
doppio. Già famoso per il corpo di polizia investigativa chiamato ‘gruppo A’
che compariva nei precedenti romanzi, in “Brama” Dahl fa un passo avanti
creando un’unità operativa di polizia europea con rappresentanti dei vari paesi.
Soltanto con una simile collaborazione è possibile fare fronte al nuovo Male
senza confini.
L’osservatore è un poliziotto piuttosto esperto. Ritiene di conoscere i suoi criminali, sa come ragionano. Ed è del parere che ciò che è successo negli ultimi anni, la bolla finanziaria che si è gonfiata per poi scoppiare, assomigli molto ad un comportamento criminale. Massimizzazione del guadagno senza il minimo pensiero per le conseguenze. Ma chi è il criminale in realtà? E come si manifesta questo immenso e strano reato, in mezzo al quale trascorriamo le nostre vite?
I fatti che danno l’avvio al romanzo
avvengono in luoghi diversi e sono apparentemente scollegati. A Stoccolma un
imprenditore che gestisce un’industria di fabbricazione di mobili viene
accusato di pedopornografia. A Londra un cinese viene travolto dall’auto di
polizia al seguito del corteo dei potenti che si stanno recando all’incontro
del G20. Nel parco di Hampstead, sempre a Londra, viene trovato il cadavere nudo
di una donna. Il dettaglio più strano: è stata messa in posa appoggiata ad un
tronco e, perché non si spostasse rovinando l’effetto, è stata usata una
potente colla. Quale opera d’arte si voleva suggerire? E a chi? L’anatomopatologo
scoprirà dentro il suo ano un tubicino di plastica con un messaggio per
l’Europol, due sequenze di lettere e cifre.
Sintetizzati così, questi fatti potrebbero
avere un seguito banale. Invece niente è banale, così come niente è casuale,
nella trama del romanzo di Dahl. Un leit motiv è quello dei Chinese Whispers, un gioco da bambini in
cui si fa passare una frase da un orecchio all’altro conducendo ad un esito
spesso esilarante. Peccato che non ci sia niente di esilarante in questo libro
nerissimo. Si incomincia letteralmente con un bisbiglio in cinese- sono le
ultime parole che l’uomo investito sussurra nell’orecchio del membro
dell’Europol che lo soccorre. Come espediente letterario è piuttosto
incredibile che questi riesca a ricostruire quanto gli ha detto lo sconosciuto,
in una lingua del tutto incomprensibile. Alcune parole chiave comunque
denunciano l’inquinamento di un fiume. E i contatti dello svedese accusato di
pedopornografia rivelano una soluzione
illegale per lo smaltimento dei rifiuti tossici. Le coste del mar Baltico, che
una volta rilucevano di ambra, ora contengono veleni. Ma dietro tutto questo,
chi c’è? Chi manovra tutto, chi altera documenti, chi fa in modo che risulti
colpevole il membro del governo lettone responsabile dell’ambiente facendo
crollare le azioni? Chi c’è dietro agli ingenti finanziamenti pompati a momento
opportuno? E non si tratta solo di quello, non si tratta solo di quello.
C’entrano banchieri, c’entra la ‘Ndrangheta, c’entrano le altre varie mafie,
poliziotti che si lasciano corrompere. E le vittime siamo tutti noi, ignari
cittadini che nutriamo ancora qualche fiducia nella democrazia. Il lettore è
trascinato da Stoccolma all’Aja, ad un castello diroccato vicino a Potenza (una
carneficina), in America (altra carneficina), in Tibet, in Corea. Un evento
tira l’altro, come i Chinese Whispers.
I morti non si contano (ci spiace proprio che,
per le pari opportunità offerte alle donne, sono tante le donne mandate
in prima fila in azione), le rivelazioni di brutture neppure.
Forse c’è un po’ troppo, nel romanzo di
Arne Dahl. Ma è inevitabile in questo vasto mondo. E, ad ogni modo, si legge di
un fiato, inorriditi da quanto rivela a chi vive ancora nel piccolo universo di
Agatha Christie. “Brama” è un atto d’accusa soprattutto contro chi si macchia
di indicibili colpe senza sporcarsi le mani (basta un clic del mouse sullo
schermo di un computer) e chi pecca di omissione. E’ il canto funebre per il
vecchio mondo in cui tutti sapevano che cosa fossero il Bene e il Male, in cui
il denaro era importante ma la brama di soldi e del potere che i soldi danno
non spingeva ad azioni estreme, coinvolgendo così tante persone.
http://www.wuz.it/recensione-libro/8165/brama-arne-dahl.html
Lo scrittore Arne Dahl
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