Voci da mondi diversi. Corea
Kim Ho-Yeon, “Le meraviglie del minimarket di Cheongpa”
Ed.
Salani, pagg. 352, Euro 19,00
Il nuovo romanzo dello scrittore coreano
Kim Ho-Yeon è il seguito de “Il minimarket della signora Yeom”- chi non lo ha
letto non farà nessuna fatica ad ‘entrare’ nel minimarket e gli verrà voglia di
recuperare le storie di alcuni dei personaggi, chi, invece, lo ha letto,
proverà piacere a scoprire che cosa è successo ai personaggi già incontrati e a
conoscerne altri. Il filone del romanzo è quello che conosciamo- il minimarket
come micro-mondo, un possibile luogo di incontro piccolo in una enorme
metropoli con tavolini all’esterno dove si può bere e consumare un pasto
veloce.
Ci sono alcune novità. Il Covid, prima di
tutto, che obbliga al distanziamento sociale e a quello di indossare la
mascherina e che ha portato alla crisi economica molti gestori di locali
pubblici che hanno perso gran parte della clientela.
La signora Yeom ha ceduto il ruolo di titolare del minimarket al figlio Minsik di cui ricordiamo la svogliatezza e l’inettitudine, mentre la signora Oh è diventata la manager del minimarket.
Nel
romanzo precedente il protagonista finiva per essere il barbone che la signora
Yeom aveva ingaggiato come guardiano notturno dopo che questi aveva recuperato
per lei la borsetta che le era stata rubata in stazione, un personaggio
singolare che taceva sul segreto della sua vita e che si era rivelato un grande
aiuto, non solo nella gestione del negozio ma anche nei confronti di clienti
con una varietà di problemi. Anche qui il protagonista è il nuovo guardiano
notturno, un uomo dal fisico robusto che sembra stupido ma non lo è affatto.
Come già Dokko, anche lui ha una sensibilità particolare, suscita spesso
l’antagonismo delle persone che ha di fronte ma poi è capace di insinuarsi
nelle loro simpatie, nel portare alla luce le loro debolezze, nel suggerire
loro una via di uscita dalla crisi o dal momento di stallo in cui si trovano.
È una carrellata di personaggi e di storie,
questo romanzo. Viene da pensare- e perdonate il paragone che non è affatto in
ordine di grandezza- al ‘Decamerone’ o alle ‘Canterbury tales’. C’è un pretesto
per incontrare delle persone- era la villa nel Decamerone, un pellegrinaggio
nell’opera di Chaucer, qui il minimarket-, in Bocaccio imperversava la peste e
qui il Covid. In ogni caso ognuna di queste opere racchiude un piccolo mondo.
Ne “Le meraviglie del minimarket di Cheongpa” la prima storia riguarda l’anziano commesso che incontra di nuovo la figlia con cui non aveva rapporti da tempo, poi c’è il proprietario di un ristorante specializzato nei piatti di carne- il ristorante è in crisi, lui è un uomo testardo che passa ogni sera a ubriacarsi seduto ad un tavolino fuori dal minimarket-, una ragazza che ha faticato per laurearsi e adesso non riesce a trovare lavoro, un ragazzino grasso che si sente incompreso in famiglia.
Infine, o non proprio infine, perché le
ultime storie sono quelle più significative
e completano il romanzo chiudendo il cerchio dei racconti, leggiamo dell’apparentemente
sciocco Gumbae, il guardiano notturno che aveva una carriera d’attore e voleva
immedesimarsi nel personaggio che doveva recitare, dello sgraziato e antipatico
Minsik (quanto cambia anche lui sotto l’influsso del guardiano notturno!),
della dolce signora Yeom che era andata dalla sorella per allontanarsi dal
figlio, e della scrittrice, quella che già conoscevamo e che guardava il
minimarket dalla sua finestra- questo è una specie di romanzo dentro il
romanzo, quasi una sorta di scatole cinesi.
“Le meraviglie del minimarket di Cheongpa”
è un libro che affronta temi importanti con leggerezza- preoccupazione per il
lavoro, la ricerca di se stessi, i rapporti tra genitori e figli, tra fratelli
maggiori e minori- e con lo spauracchio del Covid sullo sfondo. E tuttavia,
anche se si legge con piacere e curiosità, due romanzi sono sufficienti per
sfruttare questo filone.




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