Voci da mondi diversi. Africa
premio Nobel
romanzo di formazione
Abdulrazak Gurnah, “Paradiso”Ed.
La Nave di Teseo, trad. A. Pezzotta, pagg. 368, Euro 19,00
Inizi del secolo scorso nell’Africa orientale
contesa tra colonizzatori inglesi e tedeschi.
Yusuf ha dodici anni quando viene venduto
dal padre al mercante Aziz che il ragazzo aveva finora ammirato e chiamato
‘zio’. Imparerà a chiamarlo ‘sayid’, padrone, e sarà Khalil a insegnarglielo,
anche lui venduto ad Aziz anni prima. Era questa la tecnica del mercante-
abbindolare qualcuno con speranze di grandi guadagni, prestargli dei soldi che
poi non avrebbero potuto essere restituiti e prendersi in cambio qualche figlio
(se poi c’era una ragazzina da prendere in pegno, tanto meglio. Era successo
così alla sorella di Khalil quando aveva solo sette anni). Khalil diventerà una
sorta di fratello maggiore, un amico per Yusuf che si accorgerà a poco a poco e
con rammarico di non ricordare più né le fattezze del volto dei genitori né la
loro voce.
“Paradiso”, di Abdulrazak Gurnah, è un romanzo diverso da quelli che abbiamo già letto dello scrittore vincitore del premio Nobel 2021. Non è più centrato sul tema dell’estraniamento dell’uomo di colore che dall’Africa arriva in un paese europeo, è un romanzo di formazione e, nello stesso tempo, anche un romanzo di avventura. E il Paradiso del titolo è sia il giardino della dimora di Aziz, sia l’Africa stessa prima che la sua cultura originaria e il suo ambiente naturale venissero stravolti dai colonizzatori.
Yusuf è incantato dal giardino di Aziz,
ogni volta che può si introduce oltre i cancelli anche se non ne ha il
permesso, diventa amico del vecchio giardiniere che gli insegna i rudimenti
della cura delle piante, ammira gli specchietti appesi ai rami che riflettono
barbagli di sole, si inebria dei profumi, si chiede quale sia il mistero
nascosto dietro le finestre schermate della grande casa. Si dice che dentro
quelle mura viva una Signora pazza…
Viene il momento in cui il mercante decide che sia meglio allontanare Yusuf ed inizia il viaggio del ragazzino verso l’interno con una spedizione del cui fine lui non sa nulla, non sa di preciso che cosa venga trasportato e quale sia la meta finale. Si trova insieme a uomini che a volte si prendono gioco di lui, da cui a volte si deve difendere, che spesso lo guardano con sguardi lascivi. Perché- viene spesso ripetuto che Yusuf è un bel ragazzo, lo ammirano sia le donne sia gli uomini.
La spedizione si addentra in zone
selvagge, tra una vegetazione lussureggiante, sfidando zanzare dalla puntura
mortale, acque putride, malattie, incontri con tribù che esigono tributi per
lasciarli passare e con europei che spadroneggiano e che stupiscono il ragazzo
con la loro pelle bianca. Sono loro il serpente che si annida nel Giardino
dell’Eden?
Oppure il serpente della tentazione si
nasconde nel giardino con gli alberi con gli specchietti, dove Yusuf scopre, al
suo ritorno, vivono due donne, una più anziana che si incapriccia di lui e una
più giovane di cui lui si innamora…ma sono entrambe mogli di Aziz.
Il fascino del romanzo è soprattutto nelle
pagine (la maggior parte del libro) in cui gli uomini di Aziz si addentrano in
quello che sembra ‘il cuore di tenebra’ di Conrad e il viaggio assume una
dimensione duplice, come in tutti i romanzi di crescita. Sono pagine che
aiutano anche noi a scoprire un continente. Ma proseguiamo la lettura
aspettando sempre che il romanzo ‘prenda il volo’, il che non accade ed il
finale ci pare scontato e un poco deludente.
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