Voci da mondi diversi. Giappone
Casa Nostra. Qui Italia
love story
Laura Imai Messina, “Le vite nascoste dei colori”
Ed.
Einaudi, pagg. 328, Euro 18,50
Giappone.
Lei si chiama Mio. Ha un dono, senza sapere
di averlo. Per lei un colore non è un solo colore, sono mille sfumature di quel
colore. Per lei una persona non ha un nome e un cognome, ha un colore che la
identifica.
Lui si chiama Aoi. Gestisce un’agenzia di
pompe funebri. Non ha paura della morte. Il suo lavoro è accompagnare con
dolcezza, rispetto ed empatia un defunto alla soglia dell’aldilà. È cercare di
rendere più tollerabile la perdita per chi resta. Non è un lavoro che ha
scelto, lo faceva suo padre che glielo ha insegnato.
La madre di Mio era preoccupata per quella bambina che aveva iniziato tardi a parlare e che poi, quando doveva dire il colore di qualcosa, non diceva mai una sola parola, ma, ad esempio, ‘arancione come il tramonto alle sei di sera’. D’altra parte lo stesso colore bianco dei kimono da sposa preparati e venduti dal laboratorio della madre e della nonna di Mio era un bianco fatto di diversi bianchi. E il matrimonio, quella tappa così ambita, era, in fin dei conti, una piccola morte- la donna abbandonava il suo sé precedente, lasciava anche il suo cognome per prendere quello del marito.
Quando Aoi si rivolge alla ditta Pigment presso cui lavora Mio in cerca di una consulenza per cambiare l’aspetto e i colori degli ambienti della sua agenzia, sappiamo già che tra i due scoccherà la scintilla, che c’è un destino che unisce loro due, pur così diversi. Perché quello che importa, nell’amore, non sono le uguaglianze o le differenze, è il nuovo a cui si riesce a dare vita, non sono più i due colori con cui Mio può identificare Aoi e se stessa, ma il nuovo colore generato da entrambi. E quella che ci racconta Laura Imai Messina è una storia bellissima, di gioia e di dolore, che parla tanto di vita e anche tanto di morte, che ci insegna a guardare la morte senza paura, come un passaggio obbligato.
L’incanto della
visione del mondo dai mille colori con nomi così poetici di Mio (e quanto ci
dispiace non avere neppure i rudimenti del giapponese per capire la
sottigliezza dei diversi ideogrammi) si accompagna all’incredibile bellezza
della descrizione dei riti funebri in Giappone, le usanze della cerimonia delle
nozze, le storie private delle spose che sono andate nell’atelier della madre
di Mio, la complicata vestizione dello shiromoku
(il fastoso kimono da sposa), hanno il loro riscontro nelle usanze funebri,
nelle richieste più o meno singolari dei parenti dei defunti (straordinaria la
delicatezza dei figli che interpretano il segreto desiderio del padre di essere
vestito da donna per il suo ultimo viaggio), nella preparazione di una vecchina
che indosserà da morta lo shiromoku che
non ha fatto a tempo a mettersi in vita.manjushage, il fiore dei morti
Non è solo la realtà che ci circonda ad essere
ricca di colori, lo è anche la vita. Non è in bianco e nero, la vita. Solo ora
che i suoi genitori sono morti Mio scopre il grande segreto di sua madre e
riesce, forse, a capirla di più. Di certo capisce che neppure l’amore è
monocolore, che c’è l’amore fatto di pienezza ma anche quello che si manifesta
nella rinuncia, quello che parla e quello che tace. C’è infine l’amore che
insegna i colori a chi non li vede ma è pronto ad immaginarli con le parole
dell’altro.
Delicato, poetico, struggente e
rasserenante. Con gli occhi del Giappone Laura Ima Messina ci insegna che
l’inizio di tutto contiene anche la sua fine e che ogni paura non è
giustificata. Bellissimo.
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