Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
seconda guerra mondiale
Erik Larson, “Splendore e viltà”Ed.
Neri Pozza, trad. Raffaella Vitangeli, pagg. 698, Euro 22,00
10 maggio 1940-10 maggio 1941. È l’arco di
tempo coperto da “Splendori e viltà”, il nuovo libro di Erik Larson incentrato
sulla figura di Winston Churchill nel suo esordio in qualità di primo ministro
inglese in quel primo anno drammatico e scioccante di guerra.
Il primo settembre 1939 Hitler aveva invaso
la Polonia, la risposta dell’Inghilterra era stata immediata- il 3 settembre
aveva dichiarato guerra alla Germania e si preparava al peggio. Era stato ordinato
l’oscuramento, trentacinque milioni di maschere antigas erano state distribuite
ai civili, i segnali stradali erano stati smontati, le campane delle chiese
avrebbero suonato solo in caso di allarme e nessuno aveva mai rivolto così
spesso lo sguardo alla luna- era quasi certo che i bombardieri avrebbero attaccato
quando la luce lunare rendeva gli
obiettivi più facilmente individuabili.
È in questo clima che fu eletto, non senza molte incertezze, Winston Churchill. Fu l’uomo giusto nel momento giusto.
C’è ancora qualcosa da dire o da scrivere su Winston Churchill? Forse no, dipende però da come si parla di lui. E la narrativa di Erik Larson che già conosciamo da altri suoi grandi libri, “Il giardino delle bestie” e “L’ultimo viaggio della Lusitania”, per citarne due che ho amato molto, si differenzia da quella di altri romanzi storici. Erik Larson riesce a fondere perfettamente il pubblico e il privato, a fornirci i dettagli storici e i pettegolezzi, che poi non sono neppure ‘pettegolezzi’- una nutrita bibliografia a fine libro è la prova che tutto quello che Larson scrive ha la sua fonte in lettere, diari, testimonianze. E allora la Storia diventa viva. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, mese dopo mese, seguiamo quello che succede in Inghilterra con uno sguardo a quello che succede pure in Germania, dove Hitler dava per scontato che il suo nemico sarebbe stato messo fuori gioco in pochi giorni. Non era preparato, Hitler, ad avere un oppositore così caparbio, tanto che ad un certo punto sembrava quasi che Churchill fosse il nemico, che si dovesse eliminare lui per vincere.
Churchill aveva un innegabile carisma- è
questo che Larson vuole mostrare. Con le sue grandezze e le sue debolezze.
Seguiamo Churchill con l’immancabile bastone dal pomolo d’argento che cammina
tra le macerie dopo i bombardamenti e che, con la sua sola presenza, riesce ad
infondere coraggio e fiducia nella gente comune, lo ascoltiamo nei discorsi di
cui alcune frasi sono entrate nella leggenda, “non ho altro da offrire che sangue, fatica, lacrime e sudore” (il
13 maggio 1940), “Non falliremo e non
vacilleremo; non conosceremo debolezza o fatica” (10 febbraio 1940) perché
Hitler non avrebbe prevalso, “la potenza dell’intero
mondo di lingua inglese era sulle sue tracce, armata della spada della
giustizia”, lo vediamo sui tetti ad osservare i bombardieri e poi nelle stanze
private, con stravaganti vestaglie di seta, mentre detta seduto sul letto con
l’eterno sigaro in bocca, quando reclama un bagno anche se le condutture sono
state bombardate oppure quando, senza alcun imbarazzo, riceve nudo l’inviato
americano.
Conosciamo
in queste pagine anche Churchill come marito e padre, in dissidio con il figlio
Randolph, protettivo nei confronti della figlia minore Mary.Mary Churchill
Le
vicende di Mary, testimoniate nel suo diario, sono un piccolo romanzo di sapore
Austiniano dentro questo romanzo storico. La diciottenne Mary aveva voglia di
vivere, di ballare, di innamorarsi- anche sotto le bombe. Al contrario delle
ragazze Bennet, Mary non ha necessità di accasarsi- i suoi genitori non videro
affatto di buon occhio quel suo primo affrettato fidanzamento con un bellimbusto
senza carattere e riuscirono a dissuaderla. Leggiamo nell’epilogo che “il
topolino” di casa diventò poi un mitragliere assegnato alla batteria pesante di
Hyde Park.Chequers- casa Churchill
Sono queste pagine intime, da famiglia
normale, che rendono la Storia di quell’anno (che culmina con l’ingresso in
guerra dell’America) così godibile, così facile da leggere, quasi fosse un
romanzo. In cui risaltano anche due personaggi così tipicamente da romanzo
inglese- le due case di campagna in cui Churchill passava il fine settimana, un
momento di relax (relativo) di cui non poteva fare a meno.
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