Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Alice Basso, “Scrivere è un mestiere pericoloso”
Ed.
Garzanti, pagg. 339, Euro 9,90
Vani ci ricorda, alla lontana, la mitica Lisbeth
Salander di Stieg Larsson. Per il suo fisico giovane e scattante, gli
allenamenti di arte marziale, l’abbigliamento costantemente nero e decisamente
non elegante, la prontezza delle reazioni, l’astio verso un uomo e la
diffidenza verso tutti gli appartenenti al sesso maschile.
Fare la ghostwriter significa rinunciare ad apparire in quello che scrive. Significa ricevere la commissione di scrivere un libro con un soggetto imposto e farlo nello stile di chi firmerà il libro, incassando soldi e magari un po’ di celebrità.
L’editore di Vani le affida un compito
stuzzicante, anche se lontano dai suoi interessi: Vani scriverà un libro di
ricette. Proprio Vani che si nutre di patatine al formaggio e, quando va bene,
qualche surgelato? Vani che ha sempre mostrato disprezzo per i tentativi di
mamma e nonna di insegnarle a cucinare? Però si tratta di qualcosa di speciale
e non sarà solo un libro di cucina. Sarà un intreccio di ricette e aneddoti di
Irma, la donna ormai anziana che è stata per tutta la vita la cuoca della
famiglia Giay Marin. Tutti a Torino conoscono il nome dei Giay Marin, come
conoscono quello degli Agnelli. Gli Agnelli sono l’automobile, i Giay Marin
sono la moda. Moda di alta classe, di quella raffinatezza da Piemonte sabaudo.
Vani dovrà farsi dire le ricette e le
storie di famiglia.
La fama dei Giay Marin è stata offuscata, però, da un evento drammatico. Da cinque anni Aldo Giay Marin sconta in prigione la pena per aver ucciso suo fratello Adriano. Aldo ha confessato. Aveva ucciso il fratello, un viveur dalla vita sregolata, perché stava facendo affossare l’azienda.
Vani arriva prevenuta alla villa dei Giay
Marin e invece è subito conquistata dalla vecchia Irma e simpatizza perfino con
quella signora di gran classe che è la vedova di Adriano. Irma è vecchia ma non
è svampita, i suoi racconti sono ricchi di dettagli e il suo linguaggio è molto
espressivo e vivace. Ad un certo punto, però, Irma sorprende tutti con una
confessione…
La trama ‘gialla’ del romanzo di Alice
Basso (una serie di cui recupererò gli altri libri) è ricca di sorprese anche
se è deludente nel finale. Altri ‘strati’ del romanzo, però, ci conquistano,
perché sono parecchi, diversi, e sempre in uno stile frizzante e ricco di
umorismo.
Il libro che Vani deve scrivere come ghostwriter, tanto per cominciare, ci delizia con ricette piemontesi- e Vani, digiuna di conoscenze di cucina oltre che spesso digiuna tout court, si avvale dell’aiuto del commissario Berganza per completare le scarne indicazioni di Irma.
Sul filone ‘ricette’ si sovrappone la variante voluta dalla food blogger che firmerà il libro- nella melassa di cui grondano le sue parole riconosciamo un certo genere di pubblicazioni e ci sorprendiamo a ridere per il modo in cui Vani si prende gioco di lei. Così come ridiamo nelle scene della schermaglia tra Vani e l’ex fidanzato- e questo è il filone ‘rosa’ del romanzo in cui il ruolo del cinquantenne commissario (un po’ defilato ma di grande fascino) pare avere un futuro nel cuore della ragazza che odia le sdolcinature. C’è poi un filone ‘giovani’ che ha a che fare con il mondo della musica e la capacità della ruvida Vani di entrare in sintonia con i ragazzi che hanno qualche problema a relazionarsi. E un filone ‘arti marziali’: la scena in cui Vani in splendido abito da sera Giay Marin fa una dimostrazione del krav maga è impagabile.
Infine c’è Torino e ci mancava la cara
vecchia Torino sulla scena del genere giallo.
Una
lettura piacevolissima, leggera e intelligente.
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