Voci da mondi diversi. Israele
Ayelet Gundar-Goshen, “Bugiarda”
Ed. Giuntina, trad. Raffaella Scardi,
pagg. 257, Euro 17,00
“Bugiarda”, ovvero la banalità
della menzogna. Forse la primissima bugia era stata quella dei genitori che
avevano dato il nome di Nufar alla bimba appena nata. Avrebbe mantenuto la
promessa di quel nome che significa ‘ninfea’ e include la bellezza in sé? No,
Nufar non era propriamente bella. Non lo era accanto alla sorella minore Maya
con cui non poteva assolutamente competere. E non c’è niente di peggio, a
diciassette anni, di sentirsi trasparente, di non far parte di nessun gruppo a
scuola, di essere stata abbandonata perfino dalla compagna di banco di sempre.
Quando il cantante una volta famoso
ed ora sul viale del tramonto entra nella gelateria dove Nufar lavora nelle ore
libere e sfoga su di lei la sua frustrazione insultandola con parole offensive
e ingiuriose, Nufar abbandona il banco dei gelati e fugge nel cortile sul retro
urlando. Si raduna della gente attorno a lei. Arriva la polizia. Che cosa è
successo? L’ha molestata, quell’uomo? E’ quello che tutti danno per scontato,
in una situazione del genere. Risponde di sì, Nufar? Fa un cenno affermativo
con la testa? In quel momento, per lei, le parole crudeli e immotivate dell’ex
cantante famoso equivalgono ad uno stupro. E’ fatta. La menzogna farà il suo
corso.
Nufar non può neppure immaginare dove la porterà. Da una parte otterrà
finalmente l’attenzione che non ha mai avuto- servizi televisivi, campagne
contro la violenza sulle donne, il suo viso diventerà noto in tutto il paese, i
compagni di scuola la ricolmeranno di attenzioni. Dall’altra parte, a mano a
mano che la situazione le sfugge di mano e si profila all’orizzonte una
sentenza di cinque anni di prigione per il cantante (che cerca di suicidarsi),
Nufar è dilaniata dai sensi di colpa. Prova anche a ritrattare, ma la
sovrintendente del corpo di polizia la fraintende, la rassicura, la rimanda a
casa. E poi c’è qualcuno che sa, che ha visto che non è successo niente. Uno è
Lavì Maimon (eccone un altro con un nome menzognero il cui significato,
‘leoncino’, non si addice affatto al pavido ed esile Lavì) che approfitta di
quello che ha visto per ricattare Nufar- ma alla timida Nufar non dispiace
essere forzata ad accettare di diventare la sua ragazza. L’altro è un
mendicante, finto sordomuto, che si mette a biascicare ‘non è successo’
all’angolo dell’edificio degli uffici della polizia, ma chi dà retta a
quest’uomo che vive su una perenne menzogna?
La banalità della menzogna-
pensiamo a queste parole che potrebbero essere il sottotitolo del bel nuovo
romanzo della scrittrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen. Perché, mentre si
ingigantisce, con effetto valanga, la conseguenza della bugia di Nufar, tanti
altri episodi minori nella vita di altri personaggi portano alla luce bugie
quotidiane di cui è intessuta la vita di ognuno. Dall’anziana Raymonde che resta
invischiata in un malinteso, si spaccia per l’amica ormai defunta che era
sopravvissuta alla Shoah e parla in sua vece senza essere mai stata internata a
Theresienstadt, alla mamma di Nufar che darà il massimo dei voti ad uno
studente per non dovergli dire che ha macchiato di caffè il suo compito. Da
Levì che dice al padre che va a fare il test di selezione per i corpi speciali
e invece passa quei giorni su una spiaggia, al padre di Nufar che giustifica
con un ingorgo di traffico il ritardo con cui si presenteranno al corpo di
polizia. E altre bugie ancora, disseminate come tanti sassolini lungo il
romanzo, come nella nostra vita quotidiana. Più o meno grandi, più o meno nocive o innocue, più o meno coloriture
del vero. Non ci facciamo neppure più caso, per lo più vogliamo credere che
siano ‘white lies’, che non danneggino nessuno, però sono lì e, a volte, ci
costringono a dirne altre. Alzi la mano chi non ha mai mentito.
“Bugiarda” non è un’apologia della menzogna: il finale, per quanto
sbrigativo, parla chiaro.
la scrittrice sarà presente al Salone del Libro di Torino e presenterà "Bugiarda" al Teatro Parenti di Milano il 13 maggio alle h.20
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