il libro ritrovato
Gilbert Sinoué, “Il silenzio di Dio”
Ed. Neri Pozza, trad. Giuliano Corà, pagg. 297, Euro 15,50
Un personaggio a metà Agatha
Christie e a metà Miss Marple, la protagonista principale del nuovo romanzo
dello scrittore franco-egiziano Gilbert Sinoué, “Il silenzio di Dio”,
pubblicato da Neri Pozza. E infatti il romanzo si apre con una pagina del libro
che Clarissa Grey, una famosa e non più giovane scrittrice di gialli, sta
dettando alla ragazza che le fa da segretaria. Descrive la scena in cui una
donna anziana trova il cadavere di un uomo sgozzato nell’ingresso della sua
casa, e si interrompe lì, perché Clarissa Grey dice di aver perso il filo del
racconto. Quattro pagine più avanti rileggiamo la stessa scena, con le stesse
parole, solo che è Clarissa Grey a vivere l’esperienza del suo personaggio e a
trovare l’uomo con la gola tagliata che ha il tempo di metterle in mano un
biglietto prima di morire. E meno male, perché, quando arriva la polizia, il
cadavere è scomparso e Clarissa potrebbe pensare di avere avuto le
allucinazioni, o di aver bevuto troppo, come suggerisce con delicatezza il
commissario. Certamente l’indagine in cui la scrittrice si trova coinvolta e
costretta ad assumere lei stessa il ruolo di investigatore, è ben più strana di
qualunque trama da lei inventata. Eppure è proprio per le sue doti di logica e
di perspicacia che Clarissa è stata scelta dalle probabili nuove vittime per
scoprire l’assassino e fermarlo. Il tutto ha dell’incredibile, perché sono
stati uccisi degli angeli- ma se gli angeli sono immortali, chi è più potente
della morte?- e gli imputati sono i maggiori esponenti delle tre religioni
monoteiste, Mosé, Gesù e Maometto.
La cabala e l’informatica, la Bibbia, il
Corano e i Vangeli, ragione e fede in un romanzo serrato e teso come qualunque
buon libro poliziesco, ma che diventa un intrigante giallo fantareligioso,
iconoclasta nello svelare le debolezze delle religioni rivelate, sofferto nel
denunciare il silenzio di Dio davanti al Male nel mondo, tormentato nella fede
in un Essere superiore che può esistere soltanto nella solitudine condivisa con
Satana, il suo opposto. Stilos ha intervistato Gilbert Sinoué, a Milano per la
presentazione del suo libro al Centre Culturel Français.
Ogni suo romanzo è un giallo particolare, a tema. Era la pittura ne “Il
ragazzo di Bruges”, è la religione in questo “Il silenzio di Dio”, che affronta
anche il tema del Male nel mondo.
Nei miei romanzi cerco
sempre di trattare dei temi che mi sembrano importanti. Era l’intolleranza ne
“Il ragazzo di Bruges”, la rivalità tra i pittori del Nord e quelli del Sud, il
segreto della pittura. L’inizio del Rinascimento italiano fu un’epoca di
straordinari sconvolgimenti, soprattutto per quelli che non volevano tutte
queste novità. Ecco, io impiego il thriller per parlare di questi temi. In questo
romanzo è la religione. E poi, intorno al tema centrale, intesso una storia
d’amore, inserisco una trama gialla. La mia intenzione è di fare arrivare un
messaggio in maniera semplice, e il genere del thriller è un genere che
coinvolge molto il lettore. In un certo senso “Il silenzio di Dio” è la
continuazione de “Il libro di zaffiro”, perché entrambi i romanzi sono centrati
sulle tre religioni monoteiste. Certamente, ne “Il silenzio di Dio”, affronto
il tema del Male e del Bene, con degli interrogativi inquietanti: esiste il
diavolo? Esiste Dio? E, se Dio esiste, è Dio che permette al diavolo di fare il
Male? E, se la risposta è negativa, allora il diavolo è più potente di Dio? Chi
ha il potere, Dio o il diavolo? Oppure, come suggerisco nel libro, forse c’è un
accordo fra i due?
Il silenzio di Dio, anche Pascal parlava del silenzio di Dio, e, con
gli avvenimenti tremendi del secolo scorso si è parlato molto di questo
silenzio. Quali sono i pensatori che l’hanno influenzata?
Camus, certamente. Camus
è il mio maestro, ho letto tutto Camus, mi affascina il suo interrogarsi
sull’assurdità della vita. E’ una domanda che mi pongo anch’io, l’assurdo.
Camus è il mio filosofo preferito.
E poi si riflette anche, nel suo romanzo, sulla solitudine di Dio.
Ho sempre pensato che, se Dio
esiste, la Sua è una solitudine paurosa, terrificante. Dio è al di fuori della
comprensione umana, il Suo messaggio viene male interpretato, gli vengono fatte
delle accuse, viene incolpato da chi è infelice, da chi ha perso qualcuno che
gli è caro. Gli uomini non gli fanno certo dei regali. Se Dio esiste, non
vorrei essere al Suo posto. Non deve essere facile essere Dio
Tutte e tre i rappresentanti delle religioni monoteiste sono “gli
imputati” nel suo giallo. Mi è sembrato, però, che l’accusa più violenta fosse
verso l’islamismo, per l’atteggiamento che questo ha nei confronti delle donne
e per l’incitamento alla guerra santa.
Più che essere
“imputati”, i rappresentanti delle tre religioni sono gli “indagati”, e la mia
interpretazione è, forse, piuttosto dura perché penso che ci sia troppa
violenza nell’Islam. Sì, c’è violenza nei testi islamici, c’è violenza nel
Corano, ma bisogna comprendere che c’era una guerra all’epoca in cui questi
testi sono stati scritti, il Profeta era in guerra, viveva la guerra, per
difendersi.
Il Profeta era un guerriero, era un soldato, è normale che questo
testo sia violento, ma chi lo legge oggi in questa maniera non ha capito il
Corano. Il Profeta non ha mai detto di uccidere donne e bambini, di mettere le
bombe, di distruggere le torri gemelle: viene applicata una cattiva
interpretazione dei testi.
A proposito di donne nell’Islam, che ne pensa della questione al centro
delle polemiche in Francia, del velo nelle scuole?
Sono contro la legge che proibisce il
velo, perché questa proibizione provoca la reazione opposta spingendo anche i
moderati all’estremismo, ma sono contrario al velo nelle scuole laiche. Sono
contrario a qualunque segno distintivo di una religione nelle scuole laiche, né
velo, né crocifisso. Io sono nato al Cairo e ho vissuto fino a 18 anni in un
paese musulmano. Quando entravo in una moschea, mi toglievo le scarpe. Quando
si va in un paese arabo si rispettano le tradizioni, le donne non vanno
certamente in giro con le minigonne e neppure camminerebbero abbracciate al
loro compagno, perché questo comportamento darebbe scandalo.
E così i musulmani
che vengono nei paesi europei si devono adattare ai nostri costumi, alle nostre
leggi. In fin dei conti, loro hanno qui le loro moschee, e invece sarebbe
impossibile avere il permesso di costruire una chiesa nell’Arabia Saudita. Il
problema non è solo quello del velo, il velo è un dettaglio, il velo è un
simbolo per qualcuno che vuole cambiare la società in cui vive. Vediamo tutti i
problemi che insorgono per la carta d’identità, o la richiesta di cambiare gli
orari delle piscine per uomini e donne, o per le cure mediche separate negli
ospedali. E’ come se invitaste qualcuno nel vostro appartamento e il vostro
ospite volesse cambiare i mobili e i quadri.
Alla religione cristiana, nel suo romanzo, vengono imputati i suoi
dogmi, l’aver insistito sul fatto che Gesù sia il figlio di Dio.
La debolezza del cristianesimo
è nell’interpretare male le parole di Cristo, con conseguenze tremende,
l’Inquisizione per esempio, l’aver bruciato delle persone, la scomunica di
Galileo.
E all’ebraismo si rimprovera il credere ciecamente in quello che è
scritto nella Bibbia.
Adesso dirò qualcosa di
scioccante. L’errore del giudaismo è immaginare Dio come un agente immobiliare
che ha promesso il terreno a qualcuno, in questo caso la Terra Santa. Non si
può dire, “ho un contratto con Dio, Dio mi ha dato questa terra”. Che è quello
che fanno gli ebrei.
E’ un libro d’amore,
prima di tutto, è la più bella dichiarazione d’amore a Dio: nel libro gli
perdono tutto, non è responsabile di niente, neppure delle tre religioni.
Volevo mostrare anche che i profeti sono fragili, con delle debolezze come gli
esseri umani. Non è un messaggio d’odio, ma un messaggio d’amore.
Lei è figlio di padre egiziano e madre francese: che cosa c’è in Lei
delle due culture?
Per metà mi sento
egiziano e per metà francese, ma, in realtà, mi sento soprattutto un uomo
universale. Forse ho ereditato da mio padre una filosofia orientale, un piacere
di vivere, e da mia madre il lato cartesiano e intellettuale. E’ tutto
mescolato, è un po’ difficile fare delle differenze, sono stato fortunato ad
avere la possibilità di vivere in entrambe le culture. Mi piace dire che il mio
cuore è orientale e il mio cervello è francese.
Il suo personaggio principale, Mrs Grey, è un omaggio ad Agatha
Christie.
Certamente. E anche quando Mrs. Grey pensa
di dedicarsi alla poesia, lo pseudonimo con cui le piacerebbe scrivere, Mary
Westmacott, è lo stesso usato da Agata Christie per alcune delle sue opere.
recensione e intervista sono state pubblicate sulla rivista Stilos
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