Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Andrew Nicoll, “La vita
segreta e la strana morte della signorina Milne”
Ed.
Sonzogno, trad. M. Magri, pagg. 351, Euro 14,88
E’ un ‘cold
case’ vero, quello della signorina Milne: nel 1912 una attempata signorina dallo stile di vita eccentrico fu
trovata morta nella sua casa, non si riuscì a trovare il colpevole e il caso
venne archiviato. Lo scrittore e giornalista scozzese Andrew Nicoll ha cercato una
‘sua’ soluzione- più o meno fittizia, più o meno verosimile, di certo
possibile- dopo aver consultato gli archivi della polizia e i giornali
dell’epoca e ha ricostruito per noi i fatti in questo romanzo, “La vita segreta
e la strana morte della signorina Milne”.
Il primo segreto della signorina Jean
Milne riguardava la sua età: quanti
anni aveva Jean Milne quando era morta, nell’ottobre del 1912? Di certo più di
quanti ne dichiarava, anche se era difficile dirlo perché era, a dir poco, stravagante. Miss Milne amava vestirsi
in maniera giovanile e- ad essere sinceri- poco appropriata ad una signorina
per bene. Ma anche il suo comportamento era così: amava flirtare, la signorina Milne. Su di lei circolavano voci, la
sua vita piena di ombre incuriosiva gli abitanti della piccola cittadina di Broughty
Ferry perennemente in rivalità con la vicina Dundee.
E quelle voci, attutite
quando era viva, si erano fatte più forti dopo la sua morte, quando ci si
chiedeva chi potesse averla uccisa in
maniera tanto brutale. Ma già, che cosa ci si poteva aspettare dal momento
che lei, regolarmente, di tanto in tanto, chiudeva quella sua enorme casa di
ventitre stanze dove viveva da sola, e se ne andava per lunghi periodi, a
Londra o in giro per la Scozia, facendo amicizia con uomini che probabilmente
volevano una sola cosa da lei? La strana morte era da aspettarsi, tutto
sommato. Il postino aveva lanciato l’allarme, gli pareva strano che si fosse
accumulata tanta posta, e poi la signorina Milne non aveva avvisato la polizia
che sarebbe andata via. Erano stati costretti a forzare la porta, il corpo
della signorina giaceva nell’ingresso e probabilmente era morta da quindici giorni. Un delitto così feroce che il
luogotenente Trench, arrivato da Glasgow per collaborare con le indagini,
dichiara subito che deve essere opera di un forestiero- è uno dei motivi ricorrenti
ed umoristici del romanzo, così veritiero peraltro, il senso di superiorità prettamente britannico e insulare per cui
tutto quello che è straniero è inferiore: divertentissima la scena in cui
l’ispettore capo Sempill rimprovera un agente per la sua pronuncia ‘troppo
francese’ quando questi parla per l’appunto in francese, trovandosi ad Anversa.
Le indagini partono proprio con il piede sbagliato, quindi, già con un pregiudizio. A condurle, oltre a
Trench e a Sempill (ottuso e limitato) è l’agente della polizia locale Frazer
(che è anche voce narrante). Fatto sta che, dopo aver sentito le testimonianze
di persone che hanno visto un signore elegante con i baffetti aggirarsi nel
giardino della villa della signorina Milne, i sospetti cadono su di un uomo
dalla vita avventurosa, canadese (perfetto, ci voleva lo straniero): ci deve essere un colpevole, Sempill
sembra fare di tutto perché questo tizio dai parecchi nomi venga inchiodato.
Farà la figura dell’idiota.
Andrew Nicoll è bravissimo nel restituirci
l’atmosfera di un’epoca lontana
perché lo stile stesso del libro è ‘fuori moda’, fa pensare ai gialli di Agatha
Christie, indugiando nelle descrizioni ambientali (perfette), delineando il carattere dei tre investigatori- lo
scrupoloso Fraser, l’onesto Trench che non tollera l’idea di far condannare un
innocente e il meschino ed egocentrico Sempill. Della grande maestra del giallo
c’è anche la soluzione del tutto
inaspettata (del tipo, ‘l’assassino è il maggiordomo’), quella che, con un
colpo di coda, fa salire la tensione,
iniettando un poco di brivido di cui sentivamo la mancanza in questo romanzo
che sembra voler rispecchiare la compostezza tipica dei britannici.
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