Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
romanzo di formazione
Jean Stafford, “Il puma”
Ed.
Adelphi, trad. Monica Pareschi, pagg. 221, Euro 19,00
È tutto basato su immagini doppie il
romanzo “Il puma” della scrittrice statunitense Jean Stafford, morta nel 1979 e
vincitrice del premio Pulitzer nel 1970.
Una famiglia composta dalla madre, rimasta
vedova, e da quattro figli- due ragazze bionde, dalla carnagione chiara, sempre
vestite a puntino con abiti frivoli, e un maschietto, Ralph, di dieci anni e la
sorellina Molly, minore di due anni. Alla leggiadria delle sorelle maggiori si
contrappone la ruvidezza di Ralph e Molly, scuri di carnagione, bruni di
capelli, con gli occhi neri, magrissimi, malaticci dopo la scarlattina che
hanno avuto entrambi.
Ci sono due nonni, continuamente ricordati,
anche loro l’uno l’opposto dell’altro, che verranno a rappresentare due
atteggiamenti diversi verso la vita. Nonno Bonney, il vero nonno dei ragazzi
Fawcett, era il perfetto gentiluomo, adorato dalla figlia- diventerà il simbolo
della ‘borghesia’ per Ralph e la sorellina, qualcosa da rifiutare. Nonno Kenyon
è tutt’altra cosa. Nonno Kenyon è il patrigno della mamma e viene a trovarli
una volta all’anno. I due fratellini lo aspettano con ansia, perché il nonno
Kenyon porta regali insoliti, racconta storie mirabolanti della sua vita e dei
suoi viaggi, possiede parecchi ranch. Nonno Kenyon rappresenta la vita libera,
a contatto con la natura e con gli animali, fuori dalle costrizioni della
scuola e delle norme sociali che imprigionano i due ragazzini. E li invita regolarmente
a passare del tempo con lo zio Claude, il fratellastro della mamma- insegnerà
loro ad andare a cavallo, a sparare.
E ci sono due luoghi geografici, anche questi l’uno l’opposto dell’altro, la California e il Colorado, la dorata California della buona società e il Colorado selvaggio, dove si beve e si caccia.
Andranno in Colorado, Ralph e Molly.
Dapprima si troveranno spaesati, poi torneranno, poi rimarranno là un anno
intero, mentre la madre condurrà le sorelle a fare il giro del mondo. E questo
romanzo di formazione ha un’accelerata. Perché Ralph si avvicina sempre più
allo zio, distaccandosi da Molly che sembra fare apposta ad essere stravagante,
mostrando peraltro la sua genialità nella sua passione per la scrittura. Ralph
cresce, la sua sessualità si risveglia osservando gli animali, è attratto dalla
figlia della governante dello zio. Molly cresce in statura, ma si rifiuta di
crescere come giovane donna, pensa di poter sposare il fratello o lo zio,
soffre perché sa di non essere né bella né graziosa.
E poi c’è il puma. Una splendida bestia bionda che chiamano ‘Riccioli d’oro’ come il personaggio della favola. Scivola elusiva nel bosco, appare e scompare. Diventa la preda ambita dallo zio. Ma anche da Ralph, in competizione con lo zio. Il puma diventa un altro potente simbolo, il più bello, di questa vita selvaggia, libera, pericolosa, in cui ci si sente veri uomini, da cui Molly è esclusa. Perché è piccola (vuole rimanere piccola) e perché è femmina.
Se dapprima le pagine (bellissime)
dell’infanzia di Ralph e Molly che descrivono un rapporto molto stretto, con
Molly sempre in adorazione del fratello maggiore, ci hanno ricordato Tom e
Maggie del “Mulino sulla Floss” di George Eliot, quando la narrazione prosegue,
spostandosi nel ranch, il nostro pensiero va ad un altro genere di romanzi e ad
un altro genere di vita, con l’eterno contrasto tra la costa Est ( che qui è in realtà quella Ovest, ma in California) e il mitico
Far West degli Stati Uniti.
Il
finale, poi, altamente drammatico e risolutivo, ci lascia di sasso. Un bel
romanzo che vale la pena di riscoprire.
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