Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Ilaria Tuti, “Madre di ossa”Ed.
Longanesi, pagg. 368, Euro 22,00
È tornata Teresa Battaglia. Non più
commissario, invecchiata, consapevole del male che avanza privandola della
memoria e di se stessa, ma- quando è lucida, quando è, dolorosamente, quasi la Teresa Battaglia di una volta,
è sempre la donna con un cognome che è tutto un programma, con un intuito
eccezionale, con una umanità e una empatia che hanno fatto di lei una leader,
seguita con totale fiducia dai ‘suoi’ poliziotti, da Massimo Marini che è
diventato il suo braccio destro, quasi il figlio che non ha mai avuto.
Dopo una chiamata anonima Massimo Marini si è precipitato nel luogo indicato, nei pressi di un lago, accanto ad un fitto bosco nelle montagne. Lo spettacolo che si presenta ai suoi occhi è sconvolgente- Teresa è lì ma non è lì, gli occhi vuoti rivelano la sua assenza, è sporca di sangue, tiene tra le braccia il cadavere di un ragazzo. A prima vista sembra che il ragazzo si sia suicidato, c’è un coltello con una impugnatura d’argento nelle acque limpide del lago. Ma perché Teresa è con lui? Come ha fatto ad arrivare in quel posto?
Non è difficile appurare l’identità del
ragazzo- aveva vent’anni, si chiamava Ratchis, un nome singolare, tanto quanto
quello della sorella Tassia, la madre era scomparsa una decina di anni prima e
ne era stata dichiarata la morte presunta, il padre dice di discendere dal re
dei Longobardi Alboino, arrivato in
Friuli dalla Pannonia nel 568. C’è, nel padre, tutto l’orgoglio di questa
appartenenza, il rifiuto del nuovo e il culto delle tradizioni, come quella del
coltello dal manico d’argento che ognuno ha in famiglia. Non sa nulla di un
possibile disagio del figlio, anche la sorella dice di non sapere chi abbia
messo su tik-tok il filmato in cui si esprimeva timore per Ratchis.
C’è tutto l’attaccamento di Ilaria Tuti per la sua terra, in questo romanzo, c’è- come pure negli altri precedenti- l’interesse per le radici storiche, per le leggende, per il folclore, per le tradizioni delle minoranze, c’è l’orecchio teso a captare il linguaggio della natura, l’occhio attento ai colori- è tutto un insieme che rende così peculiari i suoi libri.
E poi c’è il personaggio di Teresa
Battaglia, sempre più dominante proprio mentre si avvia al tramonto, mentre sta
scomparendo. Il solo fatto che i ‘suoi’ uomini si serrino a schiera per
proteggerla, si diano i turni perché abbia sempre qualcuno al suo fianco, è
indice del suo valore- non è mai riuscita a diventare madre, Teresa, ma i suoi
collaboratori, quelli che lei ha formato, sono tutti suoi figli.
Il tema della maternità è importante, nel
libro che ha già la parola ‘madre’ nel titolo. Madre di ossa (ne scopriremo il
significato), la madre terra, la maternità frustrata di Teresa, una madre
scomparsa che riappare per poi finire come il figlio, la madre di Alice, la
ragazza cieca, che si intravvede come un’ombra in tutte le foto che ritraggono
Alice (che ne era stato di lei dopo una gravidanza che non era arrivata alla
fine?), e una madre gloriosamente felice- la compagna di Massimo che dà alla
luce una bimba che potrebbe diventare la mascotte del gruppo. È come se ci
fosse un passaggio di consegne, come se il messaggio fosse- la vita continua,
nonostante tutto, nonostante la malattia, nonostante la morte, nonostante la
malvagità umana (riappare nel libro il problematico personaggio di Giacomo,
colpevole di più di un omicidio, strano amico di Teresa), perché la vera forza
è nella donna, colei che dà la vita.
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