Voci da mondi diversi. Francia
Pierre Martin, “Madame le Commissaire e la vendetta tardiva”
Ed.
Superbeat, trad. Roberta Scarabelli, pagg. 269, Euro 18,00
Suona bene, ‘madame la commissaire’,
per indicare una donna che ricopre una carica che in passato era prerogativa
esclusivamente maschile. E Isabelle Bonnet non ha niente da invidiare agli
uomini, quanto a coraggio, sangue freddo, e anche (perché no?) abilità di tiro
o di altre mosse del tipo di arte marziale.
Madame la Commissaire non è ancora del tutto uscita da una bruttissima avventura per salvare il Presidente da un attentato, vuole andarsene da Parigi, vuole (ed ottiene) tornare a Fragolin, un paesino in Provenza dove lei è nata. Non avrà più l’onore di essere a capo della squadra speciale della Police nationale, ma le importa poco, dirigerà, come semplice commissario, un ufficio di polizia con compiti speciali, occupandosi di vecchi casi irrisolti della zona. È più che chiaro che è un incarico creato a sua misura per lei, che cosa c’è di più tranquillo e di meno pericoloso di un ‘caso freddo’? eppure…
Tanto per cominciare Madame la Commissaire
si imbatte in un cadavere che- permettetemi di giocare con le parole- sarà
anche freddo come tutti i morti ma è un caso caldissimo- soffia il Mistral,
Isabelle non riusciva a dormire ed era andata a fare una passeggiata sulla
spiaggia. Per imbattersi nel morto su cui l’assassino aveva lasciato un segnale
ben chiaro della sua motivazione. Non tocca a Isabelle scoprire il colpevole,
ma tant’è…
Il ‘cold case’ che lei e il sous-brigadier Apollinaire hanno
selezionato riguarda un delitto avvenuto dieci anni prima in un bosco nelle
vicinanze e, a ben vedere, qualche somiglianza c’è con quello commesso sulla
spiaggia, non per quanto riguarda l’arma (un forcone), ma per una scritta sulla
sua fronte che a suo tempo non era stata considerata perché in parte cancellata
dalle piogge ed ora resa visibile con le nuove tecniche digitali.
Non è tutto qui. Un altro uomo viene
trovato morto nella vasca da bagno e anche in questo caso l’assassino ha
lasciato una firma singolare il cui significato riporta a quelle sul cadavere
in spiaggia e sull’uomo del bosco.
E poi, per aggiungere un poco di pepe alla trama, c’è anche l’uomo sotto protezione che viene fatto arrivare da Parigi in gran segretezza: qualcuno lo vuol togliere di mezzo perché è il testimone chiave in un processo importante. Madame la Commissaire deve cercargli un alloggio sicuro a Fragolin (chi mai potrebbe venire lì a cercarlo?) e sorvegliarlo 24 ore su 24.
Pierre Martin (pseudonimo di uno scrittore
tedesco- dopo Jean-Luc Bannalec, questo è il secondo scrittore tedesco che
sceglie uno pseudonimo francese, sarebbe interessante sapere perché siano così
gettonati i cognomi francesi) è molto abile nell’intrecciare i tre filoni e
nell’equilibrare le personalità dei suoi personaggi- Isabelle, vivace e
spregiudicata ma mai sopra le righe, il sottobrigadiere che ci fa pensare ad un
cane fedele, allampanato e un poco stravagante (forse aderisce all’iniziativa
‘calzini spaiati’ e non solo un giorno all’anno, il 5 febbraio), la
proprietaria del negozietto di souvenir, il sindaco, la moglie del morto del
bosco affetta da demenza e la figlia di cui ogni traccia era scomparsa dalla
casa.
Calissons
Nel
finale (a sorpresa), la trama accelera, ci saranno sparatorie e altri morti-
Fragolin non è affatto un posto così tranquillo, così idilliaco.
Un thriller perfetto per un paio di ore
rilassanti, perché, nonostante la drammatica tematica di fondo, è vivace,
divertente, non è cruento (Madame la Commissaire distoglie lo sguardo e i
peggiori dettagli ci vengono risparmiati), e ci porta in casa il soffio del
Mistral, il profumo delle erbe di Provenza e di più di un piatto di cucina
provenzale.
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