Voci da mondi diversi. Giappone
Ed.
Feltrinelli, trad. Gianluca Coci, pagg. 219, Euro 16,00
Rinfrescante. È questa la parola che mi
viene in mente per iniziare a parlare del romanzo “Le bugie del mare” della
scrittrice giapponese Kaho Nashiki. O, per essere più precisi, refreshing, perché in inglese è più
comune trovare questo aggettivo riferito a qualcosa che porti un soffio di
novità. E “Le bugie del mare” è lontano dalle solite storie di famiglia, o
d’amore, o di riflessioni auto-centrate, anche se la narrazione è in prima
persona.
Quando Akino si reca nella piccola isola di
Osojima, di fronte a quella di Kyushu nel Sud-Ovest del Giappone, ha appena
subito una serie di lutti, compreso quello per la morte della fidanzata, una
ragazza che conosceva e di cui era innamorato fin dai tempi delle scuole
superiori. Akino studia geografia ambientale all’Università di K. ed è
sull’isola per una ricerca sul campo. Noi lo accompagneremo in questo viaggio
straordinario di continue scoperte per lui e, di riflesso, per noi lettori.
Il titolo di ogni capitolo è composito: c’è
sempre il nome di un luogo (per lo più molto suggestivo), quello di un elemento
della flora locale (in latino), spesso quello di un animale o di un insetto, a
volte una parola giapponese che si riferisce a qualche mito o leggenda di cui
apprenderemo nella lettura.capricorno giapponese
È un percorso affascinante, quello che facciamo con Akino. Davanti a noi si aprono paesaggi di una bellezza incontaminata e mozzafiato, esemplari della rara specie del capricorno giapponese si affacciano senza paura dai boschi, l’assiolo gorgheggia la sua canzone d’amore, farfalle svolazzano sui fiori in tutta la loro leggiadria, le higurashi, le cicale giapponesi, friniscono con quel suono che sembra una sirena d’allarme, così diverso da quello delle nostre. Akino presta attenzione a tutto, prende appunti su tutto. Lo interessano le case in cui la separazione fra il locale della cucina (il regno della donna) e quello del soggiorno (dominio dell’uomo) lasciano intendere la struttura della società. E poi c’è tutta una cultura mitica di cui Akino viene a conoscenza- i monomimi che entrano in contatto con il mondo dei defunti, gli umiuso, i ‘leoni del mare’ ovverossia ‘le bugie del mare’, i miraggi che appaiono in certe circostanze atmosferiche adeguate, la leggenda della coppia di innamorati suicidi perché il loro amore era contrastato.
Akino era solo, quando era sbarcato
sull’isola. Solo perché non conosceva nessuno e solo dentro la sua anima.
Stringerà un’amicizia riserbata con due delle persone che incontra- un uomo
anziano che gli offre ospitalità nella sua casa di stile occidentale che aveva
incuriosito Akino e uno giovane che aveva conosciuto casualmente, quando Akino
si era avvicinato per vedere meglio la tipica abitazione in cui questo viveva.
Quello giovane lo accompagnerà per sentieri su cui Akino si sarebbe perso,
quello anziano lo aspetterà nella sua casa. Entrambi hanno molto da ‘dare’ ad
Akino, sotto forma di racconti del passato, un invito alla riflessione e
all’autoanalisi in cui Akino dirà a se stesso cose che non si era mai voluto
dire.
Passano cinquant’anni. C’è stata la guerra. Akino ha ottant’anni, si è poi sposato, ha due figli. Per una serie di circostanze, Akino ritorna nell’isola di Osojima. Il ponte, capolavoro di ingegneria, che collega l’isola con il Kyushu, è l’indice del cambiamento- sarà uno shock per Akino. Peggio. Tutta la sacralità dell’isola è stata distrutta. La sua antica storia, i luoghi dei suoi miti, le abitazioni così singolari, la fauna, la flora, niente, non è rimasto niente come era, tutto fagocitato dalle esigenze del turismo di massa.
Soltanto
i leoni del mare, i miraggi, balenano ancora, fuggevolmente, sul mare. Ma
questa è la vita, inarrestabile. “Noi
tutti seguiamo un lungo usogoe, un
lunghissimo cammino. Un passaggio. E oltre la riva, ci attende un posto senza
nome”.
Una bellissima scoperta. Da leggere.
La recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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