Casa Nostra. Qui Italia
Voci da mondi diversi. Albania
romanzo storico
Stefano Amato, “L’ultima candela di Krujë”
Ed. Neri Pozza, pagg.233, Euro 18,00
1450. Krujë, la vecchia capitale
dell’Albania, situata in una splendida posizione, come una vedetta sulle
montagne. C’è tuttora, il castello di Krujë, restaurato e sede di un museo
dedicato all’eroe nazionale, Gjorgi Kastriota Scanderbeg. Figlio del principe
Giovanni Kastriota, dopo che questi fu sconfitto dagli ottomani Gjorgi venne
mandato come ostaggio alla corte del sultano. Dopo averne conquistato la
benevolenza, ricevette il nome di Alessandro (in turco Iskander) e il titolo onorifico di Beg insieme alla nomina di governatore di Krujë- da qui Iscanderbeg o Scanderbeg. Un eroe che è diventato un mito, un uomo carismatico di
gran valore, possanza fisica, coraggio, che dedicò tutta la sua vita a
combattere i turchi, costante minaccia per il suo paese.
Sono vent’ anni di guerra continua, quelli del principe Scanderbeg. Ed è durante un sanguinoso attacco a Krujë che nasce una bambina, Hënëza. Nasce per restare subito orfana ed essere affidata alle cure di una serva a servizio di Scanderbeg e della principessa sua consorte.
Krujë |
Stefano Amato, cresciuto nella comunità arbëreshë
in provincia di Cosenza, ricostruisce per noi il passato dell’Albania, il paese
che si affaccia sull’Adriatico, proprio di fronte a noi, e che ha avuto legami
stretti con gli Aragonesi del Regno di Napoli.
C’è una doppia trama nel romanzo. Una, più
prettamente storica che anticipa e prepara quella più personale che ci porta in
Italia, in un esilio che ci ricorda da vicino quello più recente del 1991.
Si combatte sotto la guida di Scanderbeg, i giovani partono per la guerra da cui torneranno in pochi, a Krujë restano le donne, giovani madri rimaste vedove, e gli orfani. Scanderbeg avrà un figlio maschio che ritroveremo alla fine in Italia, fuggito anche lui in esilio lasciando a Hënëza, sua compagna di giochi, una preziosa spilla con l’aquila a due teste, simbolo dell’Albania.
La seconda storia è una vicenda d’amore in
tempo di guerra. Il giovane di cui Hënëza è innamorata non si può sottrarre
alla chiamata per difendere il suo paese- dopotutto anche quella è una
decisione dettata dall’amore. Difendendo il suo paese, difende anche la
fanciulla che ama. La quale, però, non aspetterà il suo ritorno. È la madre
adottiva a decidere per lei, si unirà a quelli in fuga verso l’Italia usando
dei sotterfugi che lascio al lettore scoprire.
Inizia così la seconda vita della bella Hënëza, una vita di sradicamento e di perdita dell’identità e della propria lingua- quello che più o meno avviene a tutti i profughi che hanno abbandonato tutto nella speranza di una vita migliore.
Ed è nella Calabria Citra che si stabilisce
una piccola comunità albanese, dapprima invisa agli abitanti del posto e dei
signori di quella terra che arrivano poi a capire come volgere a proprio
vantaggio quello che sentono come un pericolo, un’invasione di persone rozze,
barbare, che parlano una lingua incomprensibile. Certi modelli di comportamento
si ripetono nei secoli, così la paura per “l’estraneo” e la diffidenza per
tutto quello che non si conosce e che si avverte come diverso da noi.
Gjorgi Kastriota Scanderbeg non è un eroe
molto conosciuto, anche se una sua statua equestre si erge a Roma in piazza
Albania e strade e piazze sono a lui
intitolate in parecchie città italiane. Eppure vale la pena di farlo uscire
dall’ombra, di ricordare il suo valore e
le sue imprese, di restituire a tutti gli albanesi, quelli in patria e quelli
emigrati in Italia, l’orgoglio per una figura di grande valore. Ecco perché
leggere il libro di Stefano Amato.
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A breve seguirà l'intervista con lo scrittore.
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