venerdì 19 gennaio 2024

Beatrice Salvioni, “La malnata” ed. 2023

                                                                     Casa Nostra. Qui Italia

          romanzo di formazione

Beatrice Salvioni, “La malnata”

Ed. Einaudi, pagg. 248, Euro 17,50

 

     Le prime pagine del romanzo opera prima di Beatrice Salvioni annunciano la fine- sulle rive del Lambro una ragazzina giace a terra, un ragazzo la schiaccia col suo peso, dall’acqua esce un’altra ragazza, pronta ad aiutare l’amica. Il corpo del giovane si accascia senza vita. Devono nascondere il cadavere. Come si è arrivati a questa violenza?

    Monza. 1936. L’autunno dell’anno precedente Mussolini aveva lanciato la Campagna d’Etiopia (chiamata anche Abissinia da una delle popolazioni)- megalomania, sogni di grandezza, desiderio di proclamare la superiorità della civiltà fascista, possibilità di spingere un’emigrazione verso ‘un posto al sole’, erano questi i moventi dietro la guerra.


La voce narrante di questa storia dell’Italia agli albori del fascismo è Francesca, bambina sulle soglie dell’adolescenza, figlia unica di genitori della media borghesia. Suo padre ha un cappellificio, è un uomo di poche parole, il suo silenzio lascia pensare a opinioni contrarie a quelle correnti, chiude gli occhi davanti alla palese scappatella della moglie, pensa ai guadagni che gli porterà la guerra. La madre è severa e bada alle apparenze- sua figlia deve comportarsi da ‘signorina per bene’. Quanto a lei, scompare da casa per ore intere e, quando ritorna, ha i capelli in disordine. Soltanto la domestica tuttofare manifesta il suo affetto per Francesca, il dettaglio commovente in cui, nella stanza da bagno, spiega a una bambina spaventata come usare per le perdite di sangue le strisce di stoffa che la madre le ha cacciato lì senza una parola, dice tutto sul suo cuore grande.

   E poi c’è la Malnata, la vera protagonista del romanzo, la ragazzina a cui guarda Francesca con ammirazione e invidia. Perché la Malnata non ha niente di quello che ha Francesca (i suoi abiti sono poco più che stracci, la sua famiglia è sulla soglia dell’indigenza) e tuttavia ha quello che Francesca non ha- libertà. Libertà di pensiero, di comportamento, di giochi, di compagnie. Francesca la guarda sempre giocare in riva al Lambro insieme a due ragazzi. Che cosa darebbe per unirsi a loro! E un giorno scende anche lei in riva al fiume. Per Francesca la Malnata ha un nome, si chiama Maddalena. Francesca non crede alle dicerie- che l’angioma che le corre sulla guancia sia il tocco del diavolo, che porti disgrazia a chi le si avvicina, che abbia causato la morte del fratellino e del padre.


    Diventano amiche, la Malnata e Francesca, per quanto le separi un abisso, per quanto impossibile possa sembrare. Francesca mente, Francesca esce di casa di nascosto, Francesca sfida le proibizioni. E apre gli occhi, inizia a vedere le cose in maniera diversa, la guerra non è un divertimento, i ‘signori’ della cui conoscenza sua madre si vanta non sono gente perbene. Francesca impara, che gli uomini fanno promesse che non mantengono, che si prendono quello che vogliono da una ragazza e poi la gettano via come merce avariata, che gli stessi che inneggiano alla guerra si sentono autorizzati ad usare la violenza soprattutto su chi è più debole.

   La fine del romanzo, in giorni come questi in cui l’Italia è scioccata da un ennesimo femminicidio, è importante e salvifica- dalla Malnata Francesca impara ad avere il coraggio della denuncia, di gridare forte, di farsi sentire.

 Con uno stile scorrevole ed accattivante, un romanzo di formazione a tratti ‘scontato’ ma che si legge bene.

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