Voci da mondi diversi. India
romanzo di formazione
in altre lingue
Subramanian Shankar, “No end to the journey”
Ed. Steerforth Press, pagg. 265, Euro 20,16
Paavalampatti, India del Sud. Lo stesso
villaggio che noi lettori italiani abbiamo conosciuto nel romanzo da poco
pubblicato in italiano dello stesso autore, “Il fantasma del tamarindo”. La
strada che si biforca come una Y dove sorge il tempio, la zona abitata dai bramini
e quella, più lontano, dove vivono gli ‘intoccabili’.
Il sessantacinquenne Gopalakrishnan è
tornato da poco a vivere a Paavalampatti per restare vicino alla madre rimasta
vedova. Non è stato contento di tornare, dopo aver passato quarant’anni a New
Delhi dove aveva un impiego statale. Ogni mattina Gopalakrishnan esce per fare
una passeggiata salutare. È un abitudinario. Camminare gli fa bene e concede spazio
ai suoi ricordi.
Questa è una storia di padri e di figli-
le donne restano nell’ombra. L’educazione che Gopalakrishnan aveva ricevuto da
suo padre era stata molto severa, così come severe erano state le punizioni.
Andare a studiare a Madras gli era parsa una liberazione. E a Madras aveva
conosciuto Murthy che sarebbe stato il suo grande amico, da imitare, da
seguire. Perché Murthy era ambizioso e aveva afferrato al volo l’opportunità di
presentarsi per un colloquio e lavorare alla radio, a Delhi. Era stato il primo
lungo viaggio di Gopalakrishnan, ci volevano giorni per raggiungere Delhi in
treno. E tuttavia, in un’epoca ancora di tempi lunghi, un viaggio era
un’esperienza esaltante, un avvicinarsi graduale ad una nuova vita, un tempo di
riflessioni.Delhi
Avevano girato pagina, lui e Murthy, dopo
aver ottenuto il lavoro alla radio. Libertà era abitare in un miniappartamento.
Era discutere fino a tardi. Era frequentare nuovi ambienti e conoscere altre
persone. La tappa seguente era stato il matrimonio- prima Murthy che aveva
anche continuato la sua ascesa come giornalista, poi Gopalakrishnan che aveva
accettato di buon grado la sposa scelta per lui dai suoi genitori. E finalmente,
dopo anni di attese frustranti, era arrivato un bambino, che però li aveva
fatti penare, svogliato a scuola, bravo a giocare a cricket.
La singolarità del libro di Subramanian
Shankar è nel fatto che è un romanzo di formazione ma, e questo non è frequente
nei romanzi di crescita, è una formazione che dura tutta la vita- non c’è fine
al viaggio, come dice bene il titolo. Si potrebbe pensare che Gopalakrishnan,
arrivato all’età della pensione, possa finalmente godersi una vita tranquilla,
senza preoccupazioni di soldi. E invece.Madras
Se per i primi due terzi del libro
Gopalakrishnan è il protagonista assoluto, nel restante terzo del libro succede
qualcosa che scombina l’esistenza sua e della moglie. Il figlio Surash arriva a
Paavalampatti, all’improvviso, nonostante avesse detto che non sarebbe riuscito
a venire per la festa di Diwali (sono tanti gli scorci colorati di feste e
usanze che ritroviamo In “No end to the journey”, le pagine dedicate ai
preparativi per Diwali ne sono un bell’esempio). Sembrava aver messo la testa a
posto, Surash. Lavorava nel ramo degli immobili, insieme ad un amico. Arriva,
non parla, non spiega nulla, dorme. I genitori lo giustificano, sarà stanco
dopo il viaggio. Poi una telefonata- cercano Suresh, è Gopalakrishnan a
rispondere al telefono. E il suo mondo crolla in pezzi. Non c’è mai fine al
viaggio, si deve continuamente cercare di comprendere la realtà, si deve
mediare, si deve aiutare un figlio anche se è sciagurato.
Il finale è quanto mai lontano
dall’inizio. Sono passati i tempi in cui il padre rappresentava l’autorità
assoluta. Sembrano passati anche i tempi dei valori di onestà e integrità. E i
due genitori di Surash ci fanno pena. Hanno sbagliato? Dove? Quando?
C’è il colore dell’India nel romanzo di
Subramanian Shankar, ma il contrasto tra diverse generazioni, tra antico e
moderno, è lo stesso là, qui e in ogni luogo, così come universali sono le
ansie dei genitori, la sensazione di aver mancato in qualcosa di indefinibile
e, nello stesso tempo, la disponibilità a correre in aiuto dei figli.
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