Voci da mondi diversi. Giappone
cento sfumature di giallo
Matsumoto Seicho, “Tokyo Express”
Ed.
Adelphi, trad. G. M. Follaco, pagg. 175, Euro 15,30
Nella baia di Hakata, nell’isola giapponese di Kyushu, una giovane
coppia viene ritrovata morta: sdraiati uno accanto all’altra sulle rocce
(nessuna impronta, quindi), composti, belli e ben vestiti, le guance arrossate
lasciano pensare che abbiano ingerito del cianuro. Un suicidio d’amore?
Parrebbe così. Eppure l’anziano investigatore della polizia di Fukuoka non è
convinto. Non lo è neppure Mihara Kiichi, il più giovane collega di Tokyo. Sayama,
l’uomo che è morto, era un funzionario di un ministero al centro di un grosso
scandalo. Nessuno era al corrente che avesse una relazione con la ragazza,
Otoki, intrattenitrice in un ristorante di Tokyo, anche se altre due ragazze
che lavoravano insieme a lei l’avevano vista salire sul treno insieme a Sayama
(e se ne erano stupite). C’è poi il dettaglio di una casualità costruita ad
arte, che le due ragazze fossero riuscite a vedere la coppia che partiva da un
altro binario nei quattro minuti di tempo in cui la visuale era libera, senza
che nessun treno passasse sul binario di mezzo- loro due avevano acconsentito
alla richiesta di Yasuda, un uomo di affari cliente del ristorante, di
accompagnarlo in stazione.
Il romanzo di Matsumoto Seicho è tutto
giocato sul tempo, il tempo fissato dall’orario ferroviario di partenze ed
arrivi e durata di percorso. Chi viaggia spesso, come X, conosce alla
perfezione gli orari dei treni, per lui il manuale dell’orario ferroviario (a
proposito, è una delle cose scomparse con l’avvento di internet) è uno
strumento di lavoro. Per sua moglie, a letto per una forma di tubercolosi, è
una forma di evasione, un surrogato dei viaggi, la possibilità di spostarsi con
la mente e di immaginare i viaggi che non può fare. Mihara Kiichi si
intestardisce nelle sue ricerche, l’istinto gli dice che i due giovani sono
stati uccisi- perché, ad esempio, Sayama ha cenato da solo nel vagone
ristorante del treno? Anche se Otoki non aveva fame, sarebbe stato naturale
tenergli compagnia (un dubbio avanzato dall’ispettore di Fukuoka). Perché, poi,
Sayama è rimasto cinque giorni, da solo,
in un ryokan, aspettando una telefonata? Eppure Yasuda, su cui si appuntano i
sospetti, ha un alibi inattaccabile: era nell’Hokkaido, all’estremità opposta
del Giappone. Ancora, orario ferroviario alla mano, gli sarebbe stato
impossibile uccidere la coppia ad Hakata ed arrivare nell’Hokkaido dove un
altro uomo d’affari lo stava aspettando nella sala d’attesa della stazione (non sul binario, perché?).
Sono questi alibi troppo perfetti, con
testimoni che sono presenti al momento giusto, con registrazioni agli imbarchi
dei traghetti, là dove dovrebbero essere, che acuiscono la sensazione di Mihara
che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto ciò. E “Tokyo Express” è un
poliziesco che procede ‘alla rovescia’- se un probabile assassino ha avuto una
mente così freddamente logica da prevedere assolutamente tutto, calcolando ogni
frammento di tempo, l’ispettore di polizia deve adeguarsi al suo modo di
pensare e decostruire i suoi alibi procedendo nella stessa maniera.
Quello di Matsumoto Seicho è un libro
estremamente intelligente e intrigante che unisce in maniera inaspettata il rigore dei numeri
alla poesia di squarci di paesaggi giapponesi. Mentre sia l’identità del
colpevole sia la motivazione del delitto sono oscuramente chiari fin
dall’inizio, seguiamo affascinati la trama nell’attesa che venga svelato come sia stato possibile. Sorridiamo
anche fra di noi- solo in Giappone, dove il ritardo medio annuale dei treni è
di un minuto e un paio di secondi, si poteva concepire un romanzo come “Tokyo
Express”. Non certamente in Italia.
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