Voci da mondi diversi. Brasile
Shoah
Jacques Fux, “Eredità”
Ed.
Giuntina, trad. V. Barca, pagg. 131, Euro 14,00
Tre donne. Sara. Clara. Lola.
Una bambina. Luiza.
Tre date. 1926. 1949. 1984.
Tre luoghi. Łodz, Polonia. San Paolo del Brasile. Auschwitz.
Tre forme narrative. Il diario di Sara. Le sedute di Clara dallo
psicanalista. Le note di Lola.
Una sola storia che unisce le tre donne
della stessa famiglia, un solo passato che riverbera da una all’altra. Un
passato che non si può cancellare, impossibile da dimenticare e tanto meno da
comprendere. Un passato che non finisce mai, che allunga i suoi tentacoli nel
presente.
Ha tredici anni, Sara, quando inizia il suo diario nel 1939. Tredici anni, una vita felice con i genitori, la sorella gemella Clara, due sorelline più piccole. Un primo sogno d’amore per un ragazzo che si chiama Dawid. Un primo bacio che resterà per sempre un ricordo fulgido, anche quando tutti loro verranno rinchiusi nel ghetto, quando Sara farà fatica a riconoscere Dawid, quando Chaim Rumkowski, presidente del Judenrat nel ghetto di Łodz diventerà arbitro di vita e di morte per tutti loro.
C’è
una lenta trasformazione nelle pagine del diario di Sara che termina quando
viene deportata nel campo di Auschwitz, nel 1943. E, per noi che leggiamo, è
straziante. La Sara delle prime pagine è una ragazzina allegra, fiduciosa (e
perché non dovrebbe esserlo?), piena di gioia di vivere. Poi, mentre si
moltiplicano le voci della minaccia tedesca ai confini, la voce di Sara cambia,
affiorano le prime preoccupazioni, le osservazioni su quanto sia diversa la
vita loro e degli altri ebrei ora. Eppure Sara non perde mai il coraggio,
neppure dopo, quando fame, disperazione e morte sono la realtà quotidiana.
Clara scoprirà molto tardi di portare il nome della sorella della mamma, sarà un’amica a dirle il significato dei numeri tatuati sul braccio della mamma- le risposte della mamma alle sue domande erano state le più varie, dal messaggio cifrato per la ricetta della torta al cioccolato di sua madre ad un numero di telefono. Qual è il peso di una madre distante e nello stesso tempo possessiva, incapace di amare? Un macigno. Si può mai uscire da Auschwitz?
Anche Lola porta un nome di famiglia,
quello della bisnonna. Anche Lola cresce senza sapere nulla, rintracciando il
suo nome su una fotografia. Lola è ricercatrice universitaria, Lola ha gli
strumenti per creare un distacco tra l’esperienza personale e la realtà
storica- è quello che prova a fare, decisa a mettere un punto alla catena di
dolore, a spezzare un’eredità così pesante. Ha dato alla figlia un nome che non
è quella di una persona diventata cenere, l’ha chiamata Luiza. E’ sufficiente,
però, la volontà di chiudere la porta ai fantasmi del passato?
“Eredità” è una riflessione sulla Shoah
fatta a distanza di quasi ottanta anni e per questo ancora più importante- per
impedire che il tempo scolori la gravità di quanto è successo, perché il
genocidio degli ebrei non è finito con la liberazione dei campi, perché proprio
quella parola ‘liberazione’ non ci assolva dalla responsabilità, perché i
sopravvissuti non sono mai più stati liberi, e neppure i loro discendenti.
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