Casa Nostra. Qui Italia
noir
Andrej Longo, “Mille giorni che non vieni”Ed.
Sellerio, pagg. 299, Euro 15,00
È amore, proprio amore, quello di
Rachelina per il suo papà.
È amore, proprio amore, quello di Antonio
Caruso per la giovanissima moglie Maria Luce.
A Rachelina non importa se il suo papà è
stato rinchiuso per sei anni ‘in quel brutto posto’, il papà è quello che le fa
fare ‘vola, vola’, che compera la pizza per cena.
E
Antonio sa benissimo che la moglie ha ragione ad essere diffidente nei suoi confronti,
che vita dura ha avuto, da sola con la bambina mentre lui era rinchiuso. Eppure
Maria Luce ha sempre portato Rachelina a far visita al padre, consapevole che
la bimba avesse bisogno della figura paterna.
Inspiegabilmente Antonio, che avrebbe dovuto scontare altri sette anni di prigione, è stato rimesso in libertà. Qualcuno ha confessato di aver ucciso l’uomo per cui Antonio era stato condannato. Come è possibile? Antonio Caruso sa benissimo di essere stato lui a sparare. La spiegazione ci verrà data, più avanti nel libro che alterna il presente con flashback illuminanti sul passato e l’ambiente in cui Antonio era cresciuto- è stata una grande prova di amicizia quella che ha ridato la libertà ad Antonio. Adesso siamo pari, diceva il messaggio che solo Antonio poteva capire.
Antonio Caruso è pieno di buona volontà, la
lezione del carcere gli è servita, nonostante che il direttore gli abbia detto
che un delinquente rimane sempre un delinquente. È vero? ci pare che a volte il
destino e i casi della vita costringano una persona in un ruolo da cui non
riesce a liberarsi.
Antonio
ha bisogno di lavorare. Deve dimostrare alla moglie che si può fidare di lui,
che possono costruire ancora qualcosa insieme. E accetta di guidare un camion
nella notte per 800 euro. Sente puzza di qualcosa di losco- 800 euro per una
notte? Patente di guida fornita così in quattro e quattr’otto? Ritornare prima
che faccia luce la mattina dopo? E però lui accetta, pensa che potrà restituire
i soldi all’usuraio che gli ha fatto un prestito a strozzo per pagare gli
occhiali della bambina che si sono rotti. Accetta anche se tutto gli pare
sempre più strano, il carico di pomodori che stanno marcendo, l’Opel nera che
lo precede con due uomini a bordo, l’altra macchina che lo segue. Ma sono cose
che a lui non devono interessare. Farà come gli hanno detto e si prenderà i
soldi.
Non è così facile, chiudere gli occhi a tutto. Antonio non può far finta di non vedere e di non sentire. E le conseguenze lo metteranno in pericolo, di vita, di finire di nuovo in prigione. E ci finirà, anche se non per molto, perché a questo punto, per essere dalla parte del giusto, per salvare quello a cui tiene di più, è lui stesso ad offrirsi di fare qualcosa che è davvero molto pericoloso.
Il romanzo di Andrej Longo è un noir
tesissimo che ci offre un’apertura sulla vita dei bassi di Napoli visti con
un’empatia che rifugge dalla condanna e dal giudizio, che cerca piuttosto di
capire, con uno stile colorito che ha molto del parlato ma è, nello stesso tempo,
garbato e mai volgare. I suoi personaggi sembrano uscire dai film in bianco e
nero del cinema neorealista e- possiamo dirlo?- se un delinquente può essere
simpatico, ebbene, Antonio Caruso suscita la nostra simpatia, ci troviamo a
‘tifare’ per lui, non ce la sentiamo di condannarlo ad una pena grave. Ma è un
personaggio del tutto negativo, Antonio Caruso? C’è da pensare, qualunque sia
la risposta che diamo alla domanda.
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