Voci da mondi diversi. Penisola iberica
cento sfumature di giallo
Javier Cercas, “Il castello di Barbablù”
Ed.
Guanda, trad. B. Arpaia, pagg. 420, Euro 19,00
Ritorna Melchor Marín, il poliziotto della
Terra Alta, in Catalogna, che ora non fa più il poliziotto ma lavora nella
biblioteca dove un tempo lavorava la moglie Olga. Ha un passato burrascoso, Melchor
Marín, non ha avuto una vita facile e ha sempre tenuto nascosto alla figlia
Cosette (deve il suo nome al romanzo preferito di Melchor, “I miserabili”) che
la morte di Olga non è stata dovuta ad un incidente. Quando qualcuno dice a Cosette,
ormai diciassettenne, che sua madre è stata uccisa come conseguenza del caso di
cui suo padre si stava occupando, lei va in crisi. Cosette dovrebbe presentarsi
all’esame di ammissione all’università, ma non è più sicura di nulla, neppure
di voler studiare, e parte con un’amica per una vacanza a Majorca. L’amica
ritorna da sola. Cosette si è fermata sull’isola, ha bisogno di pensare, fa sapere al padre di non cercarla.
Non cercarla? Come fa un padre, e per di più
un padre che è stato poliziotto e conosce meglio di chiunque altro a quali
pericoli una ragazza sola può esporsi, ad aspettare tranquillo che la figlia si
faccia viva? È come se Melchor avesse un sesto senso, è il sesto senso di un
genitore, perché dopo due giorni Cosette non è più nell’albergo dove alloggiava,
anche se la valigia è ancora nella sua stanza.Pollença
Il titolo del libro, ripreso dai titoli
degli articoli che compariranno sui giornali, si riferisce chiaramente al
personaggio della fiaba di Perrault, quel Barbablù che conservava i cadaveri
delle mogli in una stanza chiusa a chiave. Il Barbablù del romanzo di Cercas è
un finanziere ricco e potente, stimato da tutti per il suo impegno umanitario.
È possibile che un uomo così in vista abbia un lato nascosto, un Mr.Hyde dedito
a festini per cui si procaccia ragazzine che soddisfino la lussuria sua e dei
suoi amici? Forse sì, visto che possiede una villa valutata una cifra da
capogiro a Formentera, inaccessibile e blindata? Cosette è finita forse in
questa villa?
Le ricerche iniziali di Melchor, che
dimentica che ora è solamente un padre
(quante ragazze scompaiono, anche volutamente, a Majorca?) e non più un
poliziotto, si scontrano con l’indifferenza della polizia dell’isola che sembra
faccia apposta a procedere con lentezza- sembra una donchisciottesca lotta
contro i mulini a vento. Finché Melchor si rende conto che c’è un vero e
proprio muro di omertà intorno al magnate. Si apre uno spiraglio, però, quando
un messaggio anonimo indirizza Melchor da qualcuno che può dirgli di più.
Quella che si ingaggia sull’isola è una gigantesca lotta tra il Bene e il Male, dove il Bene diventa la difesa delle donne e il Male si spacca tra un male minore e un Male peggiore che ingloba pedofili e violenza, stupri e sadici delitti, corruzione e connivenza a tutti i livelli. Non ci può essere una fine immediata, pur con feriti e morti dopo una incursione nel castello di Barbablù preparata con la massima precisione e ad alto rischio. La fine si trascinerà nel tempo ma avrà un valore catartico anche per Cosette che riesce a superare il trauma subito (si riesce veramente a superare del tutto una simile esperienza?).
C’è un grosso impegno sociale ed etico nel
romanzo di Javier Cercas. C’è la volontà di smascherare chi detiene il potere
dei soldi o degli incarichi pubblici e di denunciare soprusi sessuali e
violenze perpetrati nei confronti delle donne, per lo più impuniti o, peggio
ancora, attribuiti a comportamenti femminili consenzienti.
Osserviamo infine due particolarità del
libro- il tempo dell’azione che si svolge nel futuro e la ricorrente allusione
pirandelliana ai romanzi di Cercas in cui il personaggio è proprio Melchor- è
la vita che copia il romanzo o il romanzo che copia la vita? Quale è la realtà?
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