vento del Nord
saga
Roy Jacobsen, “Gli invisibili”
Ed. Iperborea, trad. Maria Valeria D’Avino, pagg. 285,
Euro 18,00
Isola di Barrøy, a sud delle Lofoten. Un po’ meno di un chilometro da
nord a sud, e mezzo da est a ovest.
La famiglia Barrøy. Il vecchio Martin, suo
figlio Hans con la moglie Maria, la bimba Ingrid, loro figlia, Barbro, la
sorella di Hans (un po’ ‘lenta’, per dirlo in maniera gentile). Hanno lo stesso
nome dell’isola, perché l’isola è loro e loro sono l’isola, sarebbe
impossibile immaginare un’altra vita che non fosse quella che conducono.
Il mare. Il mare che dà la vita e la morte, che cambia colore quando si annuncia la tempesta, che si scatena furioso sotto l’urto dei venti. Dovunque si guardi, c’è il mare. E la contraddizione tra terra e mare c’è sempre, come riflette un giorno Hans. È una forma di inquietudine e di attrazione: quando Hans è in mare, gli manca casa, e se ha le mani nella terra si sorprende di continuo a scrutare il mare.
Solitudine. Freddo, molto freddo nel lungo
inverno. Lavoro, lavoro, lavoro. Perché la pesca richiede manutenzione delle
barche, fare e riparare le reti, sfilettare il pesce, metterlo a seccare nella
stagione giusta. C’è poi da coltivare le patate, spiumare gli edredoni per
vendere la piuma. Nei mesi invernali Hans parte per le Lofoten dove pesca con
il fratello e le donne restano sole con il vecchio.
“Gli invisibili” è il primo di quattro libri della Saga dei Barrøy. Diciamolo subito: non ci stanchiamo di leggere dei Barrøy. Non perché la loro vita sia straordinaria- o forse un poco lo è perché ambientata in un luogo così lontano da noi, anche se l’asprezza dei loro giorni ci ricorda quella dei Malavoglia nonostante il contrasto non da poco di giorni siciliani assolati e nordici giorni di ghiaccio-, ma perché Jacobsen è un grande scrittore e riesce a dar vita e pensiero ai suoi personaggi. E anche al mare, e anche all’isola. Succedono tante cose nella piccola vita dei Barrøy, le scoprirete leggendo. E se dapprima il protagonista è Hans che ha il ruolo di capofamiglia perché suo padre è anziano, dopo sarà la piccola Ingrid, diventata grande prima del tempo, a prendere il suo posto. C’è chi muore- il vecchio Martin- ma la morte fa parte della vita e, come dice il pastore, si deve ringraziare Dio se di un isolano c’è un cadavere da seppellire. C’è chi impazzisce per un grande dolore, chi si innamora e mette alla luce un figlio senza padre che si prenderà a buon diritto un posto tutto suo nella famiglia Barrøy, chi viene adottato dai Barrøy perché abbandonato dai genitori. E ci sono poi cavalli e pecore, tori da monta che vengono traghettati in barca, la fauna e la flora di un’isola nordica.
In questi anni segnati da piccoli e grandi eventi comuni, ci sono, però, due grandi innovazioni che segnano un’epoca nuova, un’apertura verso il mondo. Si costruisce un molo, così che il battello del latte possa attraccare. Si dà la concessione per una meda che poi, invece, è un faro (ho dovuto cercare su internet la differenza). Non è facile costruire il molo. Con volontà caparbia Hans non si arrende quando i marosi lo distruggono una, due volte. Quanto al faro- sì è una bella cosa, quella luce che segnala la costa ai naviganti, ma, ‘che ci fa quel pretenzioso albero di Natale sulla sua isola?’.
meda |
Ogni pagina, ogni riga de “Gli
invisibili’ trabocca di poesia. Quella di Jacobsen è una prosa che riesce
miracolosamente ad essere nello stesso tempo realista e poetica, di
straordinaria suggestione. A fine libro ci domandiamo se ci si tramandi
geneticamente la propensione ad adattarsi ad un luogo e quanto sia stretto lo
scambio tra uomo e natura- chi appartiene a chi?
Un libro bellissimo. Se ci fosse un
superlativo ulteriore, lo userei. Stupendo.
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