Voci da mondi diversi. Penisola iberica
cento sfumature di giallo
María Oruña, “Quel che la marea nasconde”
Ed.
Ponte alle Grazie, trad. Masoch, Leandri, Magnin, pagg. 464, Euro 18,00
L’enigma della camera chiusa- è considerato
un sottogenere del romanzo ‘giallo’ il rompicapo del delitto compiuto in una
stanza chiusa dall’interno che gira intorno a due quesiti allacciati l’uno
all’altro: come è stato possibile? Chi è il colpevole?
In
aggiunta, molto spesso la stanza chiusa in cui una persona è stata uccisa si
trova dentro un altro luogo chiuso in
cui si trova un numero limitato di ospiti. Gli esempi sono tanti, ad iniziare
da “I delitti della Rue Morgue” di Edgar Allan Poe per culminare con la maestra
del giallo, Agatha Christie. E il romanzo della scrittrice spagnola María Oruña,
“Quel che la marea nasconde”, inizia ogni capitolo con una citazione tratta da
uno di questi ‘classici’. Perché Judith Pombo, imprenditrice e presidente del
più esclusivo tennis club di Santander, è stata pugnalata dentro la sua cabina
(chiusa a chiave dall’interno) a bordo della goletta dove stava per iniziare
una cena di gala.
Questo è il primo romanzo di María Oruña pubblicato in Italia, ma non è il primo della serie in cui il tenente Valentina Redondo è protagonista. Valentina (il suo cognome è un omaggio alla scrittrice Dolores Redondo) è incaricata di indagare il caso- è una giovane donna ferita nel corpo e nell’anima, non ha voluto ricorrere ad un supporto psicologico che le era stato offerto ma soffre ancora molto per quello che ha passato e che noi scopriamo a poco a poco, in una sorta di ripasso del romanzo precedente. C’era stato uno scontro a fuoco proprio l’ultimo giorno di servizio attivo di Valentina e per salvare un collega, con un ammirabile atto di coraggio, Valentina era stata colpita da una pallottola di rimbalzo e aveva perso il bambino di cui era incinta. Questo è l’antefatto della sottotrama ‘rosa’ che proseguirà in questo libro e che spiega la spigolosità di carattere di Valentina e la protettività che i colleghi hanno verso di lei.
Gli altri ospiti a bordo sono una manciata-
un campione di tennis, un ragazzo paraplegico che è riuscito a primeggiare nel
tennis giocando seduto sulla sua carrozzina, una coppia in cui il marito è un
italiano molto più giovane della ricchissima moglie, una ragazza di idee
repubblicane con lo zio che ha un’impresa di riciclaggio. E poi la segretaria
di Judith Pombo. Judith è arrivata in ritardo a bordo e tutti hanno sentito la
sua sfuriata contro la segretaria per l’errore da questa commesso: la cena si
sarebbe dovuta tenere al club e non sulla goletta. Poi Judith si era ritirata
nella sua cabina e dopo una decina di minuti si era sentito un grido provenire
da questa.
L’impianto del giallo segue il modello classico- nessuna arma viene trovata, nessuna impronta, nessuna porta nascosta da cui l’assassino sia potuto entrare. E poi, non erano forse tutti insieme in attesa che Judith li raggiungesse? Seguendo le istruzioni di Agatha Christie che aveva scritto che, quando la trama langue, ci deve essere qualche altro morto, ci saranno altre morti, meno misteriose di questa: sono opera dello stesso assassino? E intanto Valentina scava nel passato di tutti i presenti della goletta, mentre il lettore impara a conoscerli a distanza ravvicinata, perché la narrazione è intervallata da una sorta di capitoli ‘a lato’ in cui l’attenzione è focalizzata sui singoli personaggi fuori scena.
Nessuno amava Judith Pombo, a dire il vero
era proprio una donna orribile, egocentrica, cinica, sgarbata, supponente,
priva della minima empatia. Ogni ospite a bordo poteva avere un motivo per
toglierla di mezzo.
In maniera garbata questo romanzo senza
brividi ci chiede di riflettere se ci siano attenuanti per un omicidio e la
soluzione ha un aggancio storico intrigante.
Un libro piacevole con una bella
ambientazione nella Spagna costiera settentrionale per colorare di giallo la
nostra estate.
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