Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
saga
Ed.
La Nave di Teseo, trad. Carlo Prosperi, pagg. 832, Euro 22,80
Era giovane, John Earle McClaren, quando i
suoi capelli, diventati bianchi, gli avevano valso il soprannome di Whitey. E
tutti lo conoscevano come Whitey, anche in famiglia. Un soprannome che, con il
suo significato, acquista un’altra valenza quando succede il fatto che causerà
la morte del poco più che sessantenne John Earle McClaren, sovvertendo quanto
in genere accade.
In realtà, tutto era iniziato proprio come in genere accade: Whitey si era fermato sulla tangenziale perché aveva visto due poliziotti che avevano fatto scendere dalla sua auto un uomo dalla pelle scura e lo stavano malmenando. Si era avvicinato intimando loro di fermarsi- pensava forse che avrebbero riconosciuto in lui l’ex sindaco di Hammond, che avrebbero avuto rispetto per un uomo anziano, bianco, chiaramente benestante? Invece la loro furia si era riversata su di lui, lo avevano colpito con il taser quando già era a terra. In definitiva era stato l’uomo bianco a morire in seguito ad un ictus causato dalla violenza della polizia e non l’uomo di colore che poi non era affatto un afro-americano ma un medico indiano che era rimasto così traumatizzato dall’esperienza da impiegare mesi prima di farsi vivo come unico testimone, per poi ritrattare tutto per paura di possibilissime ritorsioni.
L’inizio di questo romanzo dal titolo
bellissimo (preso da una poesia di Walt Whitman) che contiene in sé i temi e le
riflessioni del libro, è un affondo nella problematica sempre attuale della
discriminazione razziale e nell’avventato uso delle armi da parte soprattutto
della polizia e soprattutto verso persone di colore. Da questo tema, però, con
una straordinaria abilità, Joyce Carol Oates ne sviluppa un altro, ramificato-
quali sono, per la moglie e i figli, le conseguenze della morte di un
capofamiglia così ‘imponente’, così carismatico, con una personalità così forte?
Come cambieranno le loro vite, dopo il trauma iniziale della perdita? È come se
si rompesse l’asse di una ruota e i raggi si staccassero dal centro.
Jessalyn, la moglie. Diventa canuta anche lei, per il dolore. Diventa il fantasma di se stessa. Ha sempre vissuto all’ombra del marito, ha dedicato a lui ogni istante della giornata da quando- erano entrambi giovanissimi- si sono innamorati. Anche se Whitey non c’è più, Jessalyn si chiede che cosa penserebbe lui, che cosa direbbe, se approverebbe quello che lei sta facendo. E continua a vivere nella grande casa antica, di origine addirittura coloniale, persa nelle innumerevoli stanze.
I cinque figli si preoccupano per lei, si
sostituiscono al padre in un atteggiamento fin troppo protettivo. Whitey e
Jessalyn erano sempre stati orgogliosi dei figli- del primogenito Thom che era
l’erede dell’impresa paterna, di Beverly, la reginetta di bellezza che li aveva
resi nonni felici, di Lorene, preside di una scuola prestigiosa, di Sophia,
ricercatrice in campo medico. Quanto al quinto figlio, Virgil, era il
prediletto di Jessalyn, ma c’era un leggero disprezzo nell’atteggiamento del
padre verso di lui- Whitey non poteva capire quel figlio hippy che viveva in
una comune e faceva l’artista.
Il cambiamento di tutti è graduale, ci vuole parecchio prima che si rendano conto che sono ‘liberi’ dalla forte volontà paterna, che non devono più temerne il giudizio. Passeranno tutti attraverso un periodo di crisi prima di trovare se stessi, anche se questo implicherà infliggere sofferenze a sé e a chi gli è vicino. E inizia, con fatica, una nuova vita per tutti- dopo il buio della notte, dopo l’intontimento del sonno, dopo aver fronteggiato la morte, alzeranno tutti gli occhi verso le stelle.
Il nuovo romanzo della prolifica scrittrice
americana (un centinaio di opere dopo la pubblicazione del primo romanzo nel 1963)
è una grandiosa saga famigliare che non deve spaventare per il numero delle
pagine che scorrono veloci. “La notte, il sonno, la morte e le stelle” ha una
costruzione perfetta- il tema iniziale della violenza, con la sua implicita
accusa, riaffiora puntualmente, non solo con la causa intentata contro la
polizia ma anche con altri atti di violenza (da parte di Thom contro un gattone
‘adottato’ da sua madre e poi contro persone, da parte di Lorene contro se
stessa e, ciberneticamente, contro altri, da parte del team medico contro le
cavie), e i personaggi si alternano sulla scena offrendo alternativamente il
loro punto di vista, su di sé e sugli altri. Proviamo simpatia o antipatia per
l’uno o per l’altro, siamo consapevoli- noi prima di loro- del nuovo indirizzo
della loro vita, mentre si preparano ad accomiatarsi definitivamente dal grande
assente che è sempre presente, il loro marito e padre Whitey.
Una riflessione sulla vita e sulla morte,
sulla famiglia e sul matrimonio, sulla ricchezza e il suo uso, sui pregiudizi e
la libertà interiore.
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