martedì 18 novembre 2025

Frances Cha, “La bellezza delle altre” ed. 2025

                                                 Voci da mondi diversi. Corea



Frances Cha, “La bellezza delle altre”

Ed. Astoria, trad. Omboni e Russo, pagg. 251, Euro 19,00

 

    Corea del Sud. Seoul. Cinque ragazze, tutte più o meno ventenni, tutte che condividono miniappartamenti, officetel (uno dei tanti termini del linguaggio della Corea di oggi), tutte con storie più  o meno tristi alle spalle, tutte con ambizioni che rispecchiano la società in cui vivono.

    La bellissima Kyuri (quanta della sua bellezza è sua e quanta è dovuta a interventi chirurgici?) lavora in un room salon (locali molto esclusivi dove i clienti uomini vengono intrattenuti da belle ragazze che li spingono a bere); Ara fa la parrucchiera, è muta per un trauma subito quando era bambina e vive in adorazione di un noto cantante; Sujin (l’unica che non ha capitoli in cui è la protagonista dominante, ma appare negli altri delle sue amiche) vuole essere assunta pure lei in un room salon e investe tutti i risparmi per un intervento con lo stesso chirurgo che ha operato Kyuri. Non si tratta solo di rifare gli occhi (le donne asiatiche sono ossessionate dalla singola palpebra che è la loro caratteristica, vogliono avere la palpebra doppia come le donne occidentali), deve anche fare un intervento per ridurre la mascella squadrata che verrà tagliata e riposizionata smussando entrambi i lati: saranno cinque o sei ore di operazione, quattro giorni di ospedale, sei mesi perché il viso abbia un aspetto naturale. Naturalmente il chirurgo non parla del dolore, della fatica a masticare…Miho è un’artista e ha vinto una borsa di studio per un’università americana, al suo ritorno, però, resta anche lei intrappolata nel mondo del lusso e delle gallerie d’arte; Wonna, infine. Le ambizioni di Wonna sono del tutto diverse, Wonna va controcorrente. In una società in cui le ragazze non si sposano più, nonostante le suppliche materne, dove la natalità è pressoché zero, Wonna vuole un figlio, si sposa per avere un figlio, è incinta e ha il terrore di abortire, e naturalmente incontra difficoltà sul lavoro- che non pensi neppure di prendere dei mesi di aspettativa, pena il licenziamento.


   Non c’è una vera e propria trama ne “La bellezza delle altre”, i capitoli passano dall’una all’altra delle protagoniste, ci sono le serate al room salon, le illusioni- che l’uomo che ha regalato una borsa di Chanel abbia intenzioni serie, che il famoso cantante le rivolga la parola, che il nuovo viso per cui si è sofferto tanto spalanchi nuove porte-, le sbronze (quanto bevono, quanto vengono fatte bere, le ragazze dei room salon), ci sono però anche le confidenze, i piccoli gesti di solidarietà, di conforto, di amicizia fra le ragazze.

     È una Corea del secondo millennio quella che Frances Cha ci presenta nel suo romanzo, una Corea che è lontana anni luce da quella dei genitori delle ragazze che sono preoccupati perché non si sono ancora sposate.

Ci spaventa un poco questa Corea in cui quello che conta è l’apparire, la bellezza (Kyuri ha chiesto al chirurgo che il suo viso venisse modellato per assomigliare a quello di una famosa cantante)- un regalo diffuso per i diciotto anni è un intervento di chirurgia plastica (un personaggio minore del libro incomincia molto prima ad andare sotto i ferri) e poi non c’è fine ai ritocchi e a nuovi interventi- e la ricchezza.


D’altra parte già Scott Fitzgerald lo aveva detto, “i molto ricchi sono diversi”, e sono diversi anche i chaebol (quante parole coreane impariamo leggendo il romanzo! I chaebol sono le persone che appartengono a una famiglia ricca) de “La bellezza delle altre”- spendono, bevono, fanno costosi regali, ma trattano le ragazze del room salon come oggetti e obbediscono ai genitori quando devono scegliere una moglie. Questo è un doppio standard che, invece, non ha nulla di nuovo.

    “If I had your face” è tante cose: un romanzo al femminile (pensiamo a  Frances Cha come a una Jane Austen in un altro ambiente e più di due secoli dopo), un romanzo di un nuovo tipo di cultura, un romanzo distopico eppure terribilmente reale.



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