giovedì 10 ottobre 2024

Etsu Inagaki Sugimoto, “La figlia del samurai” ed. 2024

                                         Voci da mondi diversi. Giappone

      romanzo autobiografico

Etsu Inagaki Sugimoto, “La figlia del samurai”

Ed. ObarraO, trad. Giulia Masperi, pagg. 352, Euro 18,50

 

     Nella provincia di Echigo, dove vivevo, l’inverno iniziava di solito con una fitta nevicata che scendeva rapida e costante finché restavano in vista solo le rotonde travi di colmo dei nostri tetti di paglia.

È un paesaggio del tutto diverso da quello del nostro immaginario con i ciliegi in fiore, questo che ci descrive Etsu Inagaki Sugimoto nel libro autobiografico “La figlia del samurai”. Echigo si trova sulla costa nord-occidentale del Giappone, dove gli inverni sono lunghi ed era necessario ricoprire di paglia le grandi sculture dei leoni davanti ai templi, le lanterne di pietra, gli alberi e i cespugli dei giardini, e pareti di assi verticali fiancheggiavano i marciapiedi sopra i quali si estendeva una sorta di tetto in modo da permettere agli abitanti di camminare protetti dal vento e dalla neve.

    Inizia con questi ricordi, il memoir di Etsu, la figlia del samurai che viveva nel castello di Nagaoka. Con lei c’erano un fratello e una sorella più grandi, ma, dopo che il fratello se n’era andato, alla vigilia del suo proprio matrimonio, era diventata lei la preferita del padre. La chiamavano Etsu-bo, dove il suffisso bo indica un nome maschile, perché era molto vivace e suo padre, un uomo dalla mentalità aperta, aveva voluto per lei degli studi come quelli che avrebbe fatto un ragazzo.


    “La figlia del samurai” è un libro costruito in tre movimenti, seguendo le tre tappe della vita di Etsu (nata nel 1875 e morta nel 1950)- l’infanzia e la prima adolescenza in Giappone, la pienezza della sua esistenza di donna in America, il ritorno in Giappone con due figlie. Il primo movimento è ricco di ricordi nostalgici, di descrizioni di vita quotidiana, di usanze, festività, riti religiosi. Tutto ha un significato, tutto contiene un insegnamento, dalla scrittura degli ideogrammi con il pennello al culto degli antenati. Quello che a noi occidentali può sembrare colore folkloristico ha invece un significato- è affascinante scoprirlo.


Poi Etsu deve raggiungere il promesso sposo, un amico del fratello, a Cincinnati. Sarà un cambiamento radicale e lei è solo una ragazzina. Deve imparare l’inglese, deve valutare che cosa portare via con sé. E l’abbigliamento? Il fratello la sconsiglia di vestirsi con i kimono in America. Se Etsu è spaventata all’idea di lasciare il suo mondo e le persone che ama dietro di sé, non lo dà a vedere, non lo dice. Il viaggio per nave è un assaggio della nuova realtà che la aspetta. Tutto la stupisce, ad iniziare dagli abiti delle signore, al loro comportamento, al cibo che viene servito. E tutto continuerà a stupirla, una volta arrivata.

   Etsu è giovane, ha una mente curiosa, e, anche se non può fare a meno di paragonare ogni nuova esperienza a come sarebbe stata in Giappone, riesce a vivere sulla linea di confine del ‘qui e ora’ e il ‘là e allora’, riesce ad apprezzare le novità, per quanto strane le possano apparire. Su una cosa indugia e ritorna spesso a parlarne- l’educazione formale che viene impartita in Giappone soffoca la spontaneità, impedisce la manifestazione dei sentimenti. La nostra convenzionalità è troppo estrema. Ci sta restringendo l’anima. Odio essere così felice qui, mentre tutte quelle donne pazienti e sottomesse stanno sedute in silenzio nelle loro case tranquille. È in America che Etsu ha visto per la prima volta un uomo e una donna baciarsi. In Giappone ci si inchinava e l’inchino era diverso secondo a chi era indirizzato. Esibire i sentimenti era maleducazione per un giapponese. Eppure…


   Ha già due figlie, Etsu, quando rimane vedova e torna in Giappone. La più grande delle bambine, Hanano, nome bellissimo che vuol dire ‘fiore in una terra straniera’, soffre molto per il distacco, sarà poi felice quando torneranno. La più piccola passerà da una stanza all’altra della casa in Giappone indicando alla madre gli spazi vuoti e minimali- le mancano i mobili, le poltrone, i quadri della casa che hanno lasciato.

     Leggerezza e profondità, poesia e cultura, Storia e miti, c’è tutto il Giappone in questo libro pubblicato per la prima volta nel 1925. È un libro essenziale per conoscere il Giappone. Un libro che ci spalanca le porte di un paese che ci ha sempre incantato. Anzi, ci piace pensare che ci aiuta a varcare la soglia di un torii, la porta tra il sacro e il profano. Ci aiuta a capire, a interpretare i segni di un’altra cultura.



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