mercoledì 16 dicembre 2020

INTERVISTA A NICOLE VOSSELER, autrice de "La Baronessa del Ghiaccio" 2020

                                         Voci da mondi diversi. Area germanica

   

È una delle tante cose che ci mancano, in questo terribile anno 2020, il non poter incontrare di persona uno scrittore per chiedergli di soddisfare tutte le nostre curiosità riguardo al libro che abbiamo letto. E dobbiamo accontentarci allora, meglio che niente, di una intervista per posta elettronica.

C’è un personaggio vero nel romanzo ed è Frederic Tudor, il Re del Ghiaccio. È stato lui a darLe l’idea iniziale? Che cosa è vero e che cosa è finzione ne “La Baronessa del ghiaccio”?

     

Un giorno mi ha telefonato il mio agente, mi ha chiesto se avevo mai sentito parlare del Re del Ghiaccio di Boston. Sapevo che prima dell’epoca dei frigoriferi il ghiaccio veniva tagliato dai fiumi e dai laghi gelati. Ma mi pareva del tutto assurdo mandare per nave il ghiaccio in India, come faceva Tudor, perdendo a volte più di metà del carico durante il viaggio e ricavandoci ugualmente una fortuna. Ed era, decisamente, una storia che volevo raccontare. Oltretutto, nella stessa telefonata, il mio agente citò un libro illustrato che avevano avuto in agenzia, sulla Russia del secolo XIX. Ricordava nettamente la figura di un ragazzino che raccoglieva ghiaccio sul fiume Neva gelato e subito Grisha fece capolino nella mia testa.

     Fu quella la scintilla iniziale da cui sviluppai la storia di Katja e Grisha. I personaggi di un romanzo sono sempre reali per me, devo soltanto trovarli nel loro mondo fittizio, ognuno una personalità autonoma. Il mio lavoro- non molto diverso da quello di un archeologo- è quello di scavare nel loro sfondo culturale e storico per trovare le loro biografie.

Nei documenti non sono riuscita a trovare nessun riferimento a commercianti di ghiaccio in Amburgo- con quello mi sono presa una libertà. Anche se, con il suo porto e la sua storia di commerci, Amburgo sembrava una base perfetta per questo tipo di affari, oltre ad avere una storia interessante da raccontare di per sé.

Anche il ghiaccio è un personaggio, insieme a Katja e a Grisha. Mi sono piaciute e mi hanno interessato molto le definizioni delle diverse specie di ghiaccio all’inizio di ogni parte. Mi è sembrato che fossero un tentativo per raccontare al lettore le sfumature di un personaggio chiamato ‘Ghiaccio’. Era questo che aveva in mente?

    Mi piace molto l’idea del ghiaccio come un personaggio! Volevo che il ghiaccio fosse presente in tutto il romanzo, non soltanto dentro la vicenda, ma come una sorta di sottocorrente. Ormai sappiamo tutti che il nostro pianeta, così come lo conosciamo, verrà scardinato se non fermiamo il riscaldamento globale che causa lo scioglimento della calotta polare e dei ghiacciai. Però era per me una novità che il ghiaccio fosse stato una forza conduttrice nel far emergere la vita sulla terra, che ogni goccia di pioggia fosse ghiaccio prima di cadere sul terreno e che la frizione dei cristalli di ghiaccio nelle nuvole causasse tuoni e lampi.

Era questo che volevo esprimere: il ghiaccio, in apparenza così semplice, così fragile ed evanescente, non è niente di meno che una forza della natura. Che è sempre presente e che foggia il nostro mondo- qualcosa di cui per lo più non siamo consapevoli.


E poi avevo anche l’impressione che ci fosse un rapporto sottile tra il tipo di Ghiaccio che introduceva ogni sezione e il contenuto di quella parte del romanzo- l’esempio più chiaro è il ghiaccio Polvere di Diamante per l’ultima parte che termina con uno scintillante successo. È tutta una mia immaginazione?

     Questa era esattamente la mia intenzione. Ero affascinata dalle molte forme del ghiaccio descritte nei testi di glaciologia, dai loro nomi nelle diverse lingue- mi parevano poesia. E scoprii presto che alcuni erano dei perfetti leitmotifs per i diversi stadi della storia che avevo in mente.

In un altro tempo Katja sarebbe potuta diventare una glaciologa come Smilla, a cui ho pensato, mentre leggevo. I due personaggi sono diversi, le vicende sono diversissime, ma Smilla le è servita in parte come ispirazione, insieme a Frederic Tudor?

   
   Sì, certamente dovevo pensare anche a “Il senso di Smilla per la neve” mentre prendeva forma il personaggio di Katja con il suo dono speciale. Ho letto il romanzo per la prima volta quando avevo da poco iniziato a scrivere e sono convinta che il soffio gelido che sentivo mentre leggevo mi abbia aiutato a scrivere le scene ambientate nel ghiaccio e nella neve. Mi ha dato letteralmente un assaggio delle regioni polari. E poi, fin dall’inizio, un’ispirazione sono state le favole di Hans Christian Andersen, “La regina delle nevi” e “Cigni selvatici”, che ho sempre amato fin da quando ero bambina. Volevo che il romanzo avesse un tocco di favolistico, perché la mia idea della saga era di una storia ancorata nel passato ma essenzialmente senza tempo.

I due principali personaggi femminili, Katja e Henny, sono l’una l’opposto dell’altra. Sembra che Henny sia lì per mettere in risalto Katja. Katja è un’anticipazione della donna ‘nuova’ del secolo XX?

      Se si osserva la Storia con attenzione, si trovano sempre donne che sfidano le probabilità del loro tempo. Mai ce ne sono state tante come nel secolo XIX, epoca di grande conservatorismo, ma anche di cambiamento e trasformazione.

     Henny rappresenta quello che è familiare, la stabilità, e Katja rappresenta il nuovo e l’ignoto. Insieme abbozzano i contrastanti movimenti di quegli anni.

Anche i quattro personaggi maschili sembrano fatti apposta per far risaltare Katja. Tutti e quattro, Grisha, i due fratelli e l’esperto del ghiaccio, hanno un punto debole. E in un’epoca in cui le donne contavano meno di niente, Katja è una splendida eccezione.    

     Quello che trovavo intrigante nel personaggio di Katja è il fatto che non coincide con lo stereotipo della ragazza ribelle. Ostinata fin dall’inizio, sì, ma non pensa che la vita potrebbe prendere un corso differente da quello di restare ad essere la serva della famiglia. Si aggrappa semplicemente a Grisha quando lui sta per abbandonare per sempre la fattoria. Ma, con il passare del tempo, il suo esempio, le sue esperienze durante il viaggio, e infine (ma non da ultimo) l’impatto di Silja e Johann la incoraggiano a sviluppare e inseguire dei sogni suoi propri. Con il dono speciale che ha, con la sua conoscenza del ghiaccio, lei non è solo di cruciale importanza per il successo dell’impresa. Fin dall’inizio l’ho immaginata come il centro gravitazionale nei rapporti tra i tre uomini, anche nei loro conflitti.

Silberberg- che bel nome per un esperto del ghiaccio- dice a Christian che è incapace di distinguere tra lussuria, amore ed amicizia. In realtà tutti i personaggi sembrano spesso non sapere chiaramente quello che provano. L’amore è traditore come il ghiaccio?

    Tengo una lista di nomi insoliti o belli, per usarli, un giorno, in qualche romanzo. E nel momento in cui ho capito che Katja avrebbe avuto bisogno di un mentore che le insegnasse i fatti scientifici su cui basare il suo commercio, ho saputo che Silberberg sarebbe stato perfetto.

Quando diciamo ‘ghiaccio’, proprio come quando diciamo ‘amore’, in genere immaginiamo soltanto una forma, senza pensare che ce ne possono essere molte altre. Siamo convinti  di sapere come sia il ghiaccio, o l’amore, e come maneggiarlo. Restiamo sorpresi quando, prima o poi, scopriamo che è, in effetti, qualcosa di diverso da quello che ci aspettavamo. Ed entrambi, il ghiaccio e l’amore, sono niente di meno che un miracolo e sono troppo spesso dati per scontati.  

Finora ho letto solo tre suoi libri, ma c’è un viaggio in ognuno. Che cosa è che fa del viaggio- allora ed adesso, a qualunque età- un punto di svolta nella nostra vita?

     Per quanto diversi i miei romanzi possano essere, finora un viaggio è stato, decisamente, il filo conduttore del mio lavoro. Un viaggio espande non solo i nostri limiti esterni ma anche quelli interni. In ambienti nuovi, con incontri, esperienze e sfide inaspettati, scopriamo dentro di noi nuovi lati, buoni o cattivi. A volte dobbiamo perfino superare noi stessi. In ogni caso non ritorneremo mai a casa gli stessi di quando siamo partiti.

So che in Germania è già stato pubblicato il seguito de “La Baronessa del Ghiaccio”. Ero così curiosa che ne ho letto la trama sperando che mi dicesse qualcosa di quello che accadrà dopo, ma naturalmente non mi ha anticipato proprio nulla. Senza rivelare troppo, mi può dire che cosa c’è in serbo per Katja nel suo futuro?

  

Successo e fallimento, tradimento e cuore spezzato, amore e matrimonio- non necessariamente in questo ordine. Una delle sfide più grandi che Katja deve affrontare è diventare la madre adottiva di Betje, una piccola mendicante dei vicoli di Amburgo. Abbandonata dai genitori per un braccio inerte, Betje è colma di rabbia e sfiducia e, senza saperlo, porterà il caos nelle vite dei quattro baroni del ghiaccio. Li aspettano anni burrascosi e, quando Amburgo sarà distrutta da un incendio nel 1842, tutto è in gioco- e nasce un bambino che avrà un ruolo di primo piano nel terzo volume della saga. Lo sto scrivendo adesso…



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Recensione e intervista saranno pubblicate su www.stradanove.it




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