Casa Nostra. Qui Italia
la Storia nel romanzo
seconda guerra mondiale
Giovanni Dozzini, “La scelta”
Ed. Nutrimenti, pagg. 224, Euro
18,00
Giugno 1944. Gli Alleati stanno risalendo lungo la penisola, i tedeschi
si ritirano, incattiviti più che mai. Una manciata di giorni di quasi estate.
Un’isola nel Lago Trasimeno, una briciola caduta nell’acqua. Ci abita poca
gente, pescatori. Di recente sono arrivati degli estranei, stanno al Castello.
Corrono voci, subito zittite. Meglio non sapere, non vedere, non parlare. Alcuni
di loro, però, sono stati invitati a condividere i miseri pasti delle famiglie
del paese- la pietà umana ha avuto la meglio davanti a persone di cui si dice
siano ricchissime, ma ora sono in fuga, braccate dai tedeschi, se li scoprono
saranno caricate sui treni, destinazione: campo di concentramento.
I tedeschi vengono quasi ogni giorno
sull’isola, vogliono il pesce. Uno di loro resta sulla barca, tre scendono a
terra, uno parla, poche parole smozzicate, poi se ne vanno, naturalmente senza
pagare. Va già bene così. Una mattina, tuttavia, cercano altro, una radio. No,
non una radio comune (ce ne sono due in paese, subito consegnate). Una
ricetrasmittente. Ci sono difficoltà di comprensione, un tedesco spara, muoiono
due persone, un ragazzo spara a sua volta e tutti sanno che cosa succede quando
un tedesco viene ucciso. Dieci italiani per un tedesco, è così, no?
I fatti che Giovanni Dozzini racconta in
questo bel libro, “La scelta”, sono veramente accaduti, lo scrittore si avvale
del privilegio di tutti gli scrittori, di aggiungere, di modificare, di immedesimarsi
negli attori di questo dramma. Perché si tratta veramente di un dramma, quello
della scelta, di decisioni da prendere. Restare sull’isola e aspettare? E’
risaputo che dai tedeschi non può venire niente di buono. Mandare via tutti gli
uomini e i ragazzi dai 15 anni in su? E allora le donne, i vecchi e i bambini
resteranno senza difesa? E quelli che sono lassù, nel Castello?
Al di là di tutti i fatti che accadono, della paura, delle ritorsioni, è
di ‘quella’ scelta che si tratta, di quella tentazione orrenda a cui non si osa
quasi dar voce: e se si offrissero ‘loro’ come vittime sacrificali in pasto ai
tedeschi?
Se è proprio “la scelta” la protagonista del libro, una scelta che
aleggia nell’aria fin da quando si parla per la prima volta dei misteriosi
rifugiati ebrei nel Castello, una scelta che è, in definitiva, decidere se
vendere la propria anima, prendere la via del Male (ce n’è già tanto,
dappertutto) piuttosto che quella del Bene, c’è però un personaggio principale
e indimenticabile dietro questa scelta, dietro tutti gli abitanti del paese.
Viene chiamato soltanto Don, ed è il parroco.
Sempre ansante, con la tonaca
sbottonata, presente ovunque ci sia bisogno di lui, accanto ai morti, accanto
alla ragazza stuprata, portavoce e tramite con il comando tedesco, Don è uno di
quei rari sacerdoti che ti riconciliano con la Chiesa, è un uomo coraggioso che
vive il messaggio di Cristo- Don è esistito veramente, il suo nome era don
Ottavio Posta, parroco di Isola Maggiore che nel 2011 è stato nominato Giusto
tra le nazioni dallo Yad Vashem, l’ente nazionale per la memoria della Shoah di
Israele. Quasi una controparte di questo uomo che non ha dubbi su che cosa si
debba fare, c’è un altro personaggio, quello del giovane Enrico che conosce la
gelosia e la tentazione di sbarazzarsi in maniera vergognosamente facile di un
possibile rivale in amore- la sua storia è un mini romanzo di formazione dentro
il romanzo, perché la tragedia di questi giorni lo fa crescere in fretta,
cambiandolo.
don Ottavio Posta |
E’ un piccolo libro importante, “La scelta”
di Giovanni Dozzini. Perché, proprio come la morte di ogni singola persona ci
rende tutti più ‘piccoli’ (lo dice il poeta John Donne, come quando un pezzo di
terra viene strappato dal mare), così la perdita di un frammento di Storia ci
impoverisce, privandoci della Memoria.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
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