Voci da mondi diversi. Penisola iberica
Dulce Maria Cardoso, “Eliete. La vita normale”
Ed.
Voland, trad. D. Petrucccioli, pagg. 272, Euro 17,00
“Io sono io, e vaffanculo Salazar”. Mica
male come incipit. E poi che c’entra Salazar, che è morto da quasi mezzo secolo
quando entra nella vita della protagonista, Eliete? C’entra, c’entra…, anche se
non ci pensiamo più fino alla fine perché, quante persone si chiamano Antonio,
come Salazar?
Si chiamava Antonio anche il padre di
Eliete, militante nella Rivoluzione dei Garofani, morto giovane. Così la nonna, che aveva già perso il marito, aveva perso anche il figlio
e non avrebbe mai smesso di indossare abiti a lutto.
E’ Eliete l’Io narrante del romanzo. Vive a
Cascais, con il marito e le due figlie ormai grandi. E’ molto legata alla
nonna, più ancora che a sua madre che è in eterno litigio con la nonna, sua
suocera. All’inizio del libro la nonna è ricoverata in ospedale, è caduta, era
uscita in camicia da notte- sono i primi segnali dell’Alzheimer.
La storia di Eliete è quella di una Madame
Bovary dei nostri tempi. In un flusso continuo di parole, in totale sincerità,
Eliete ci comunica il suo disagio e la sua solitudine. Un passato di ragazzina
mediocre, il tempo vissuto in casa della nonna dopo la morte del padre, le
amiche, il primo amore, l’incontro con il marito e gli anni felici con le
figlie piccole. Un lavoro di fortuna come agente immobiliare in cui non
eccelle. Il rendersi conto che, in famiglia, ognuno è chiuso nel suo mondo,
ognuno dialoga con il cellulare. Non si pranza neppure tutti insieme intorno al
tavolo.
E’
la sorta di alienazione e di indifferenza di cui siamo tutti testimoni.
Salazar |
Il primo appuntamento è frustrante. Ma ce
ne saranno degli altri. Ha delle tresche o degli amanti, Eliete? Sottigliezze.
Il risultato positivo è che riesce a portare più armonia in casa, dove si è
aggiunto il problema della nonna che viene a vivere con loro per un certo
periodo.
Da una parte assistiamo al lento
deteriorarsi dell’identità della nonna, perché senza la memoria della nostra
vita noi non siamo nulla, dall’altra al tentativo di Eliete di costruire per se
stessa una nuova identità, con maggiore sicurezza di sé, meno propensa a farsi
calpestare dagli altri.
Forse
i nostri tempi richiedono un nuovo tipo di romanzo di formazione, oppure un
secondo capitolo, un’aggiunta al romanzo di formazione tradizionale. E il
viaggio in rete va a sostituire il viaggio sulle strade del mondo.
Finché la nonna dice una frase che nessun
prende sul serio, come quando aveva detto che Ezer, il calciatore che aveva
segnato il goal che aveva reso il Portogallo campione di Europa, era il suo
giardiniere.
Il sottotitolo di “Eliete” è “La vita
normale” e questo è quello ci piace del libro. Perché Eliete, con la sua
vivacità, le sue frustrazioni, le sue furie, il suo modo di parlare della
sessualità, dei problemi di essere madre e moglie, è una donna come tante
altre, con le difficoltà quotidiane e la solitudine di coppia di tante altre.
Il finale ci lascia in sospeso, il libro
ha un seguito- lo attendiamo.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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