vento del Nord
love story
la Storia nel romanzo
Rosa Liksom, “La moglie del
Colonnello”
Ed.
Iperbora, trad. Delfina Sessa, pagg. 203, Euro 16,50
“Il
bello della vita vissuta è che non torna più. Però nulla scompare, mai”, recita
l’esergo de “La moglie del Colonnello” di Rosa Liksom. Un libro sull’onda dei
ricordi, dunque, la storia della vita della protagonista/io-narrante
ricostruita su quella della scrittrice lappone Anniki Kariniemi (1913-1984).
Solo la prima e l’ultima pagina del libro
sono in terza persona. Nella prima pagina è notte, le case del villaggio sono
immerse nel buio, da una esce una debole luce. E’ la casa della moglie del
Colonnello che sta accendendo il camino con rametti di betulla. Si abbandonerà
ai ricordi tutta la notte sino alla “tenue luce del mattino” con cui inizia
l’ultimo capitolo, termina il suo racconto e forse la sua vita. La quarta delle
sue vite, come lei stessa dice- la prima, nella casa della sua infanzia, la
seconda, come moglie del Colonnello, la terza, quella della sua convivenza con
il giovane Tuomas ed infine la solitudine.
Anniki Kariniemi |
La storia d’amore tra la protagonista ed il
Colonnello farebbe felice qualunque psicanalista senza scomodare Freud e segue
la parabola di tutte le storie d’amore (se così si può chiamare questo legame)
in cui la donna si sente gratificata per essere stata scelta e poi diventa la
vittima di un carnefice che gode nel farla soffrire. Sarà una spirale di
violenza da cui lei potrà uscire solo se vorrà porre definitivamente la parola
fine a questo legame.
Dietro a questa storia che si fa fatica a
definire d’amore, si dipana la Storia della Finlandia e, in un certo senso,
questa è specchio di quella e viceversa. Non è stata facile la Storia della
Finlandia, stretta fra giganti che se la contendevano, incerta se fidarsi dei
Nazisti, gettandosi in un’alleanza con questi per sfuggire ai Comunisti. Per
essere delusi e traditi alla fine.
E’ un racconto molto duro, quello che
leggiamo. Un racconto a tratti spiacevole e che ci disgusta. Perché non
possiamo provare simpatia per nessuno dei due personaggi, non riusciamo ad
amare lei- la voce narrante- per la sua debolezza, per lasciarsi vittimizzare
senza reagire, per la freddezza e l’indifferenza con cui vede i crimini dei
Nazisti con cui simpatizza. Lei vede
e quello che vede non provoca in lei nessun pensiero, nessuna emozione. Quanto
al Colonnello, lo odiamo e lo disprezziamo come perfetta incarnazione del
Nazismo.
Da contrappunto alle crudeltà di cui leggiamo-
di quelle tra le mura domestiche e di quelle sui campi di guerra- c’è la
bellezza e la serenità del paesaggio finlandese, dei boschi argentati di
betulle, delle renne al pascolo in Lapponia, delle calme acque del lago Inari.
La prosa di Rosa Liksom, che si cala nella
parte della moglie del Colonnello, è di una freddezza perfetta.
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