sabato 29 agosto 2020

Franck Thilliez, “Il sogno” ed. 2020


                                             Voci da mondi diversi. Francia
   cento sfumature di giallo


Franck Thilliez, “Il sogno”
Ed. Fazi, trad. F. Angelini, pagg. 600, Euro 17,57

    Nord della Francia. Tre bambini sono scomparsi, a intervalli di tre mesi uno dall’altro. Un messaggio del rapitore diceva che sarebbero stati rapiti quattro bambini, non uno di più, non uno di meno. Ogni volta che un bambino scompare viene ritrovato uno spaventapasseri che indossa gli abiti del penultimo bambino scomparso e sulla testa ha, incollati, i capelli dell’ultimo rapito.
  Una psicologa, Abigaël, collabora con il corpo di polizia che si occupa del caso. È lei la protagonista del nuovo romanzo di Franck Thilliez, avvincente e sconcertante quanto il precedente “Il manoscritto”, con alcune scene in ambientazioni cupe e spaventose quanto quelle dell’altro romanzo. E anche qui c’è un romanzo dentro il romanzo, uno scrittore che scrive un libro la cui trama echeggia la tremenda vicenda della realtà. Anzi, sembra perfino che lo scrittore sappia più di quanto dovrebbe: per esempio come può conoscere i soprannomi con cui i bambini venivano affettuosamente chiamati in casa?

  Parlando di Abigaël, c’è una cosa che va subito detta. È narcolettica. Lo è da quando aveva 8 anni ed era stata mandata in una clinica del sonno. Ha imparato a convivere con la sua narcolessia, la tiene sotto controllo prendendo regolarmente un farmaco che è poi la cosiddetta “droga degli stupri”, che deve essere dosato con attenzione per non provocare effetti indesiderati.
   Abigaël resta vittima di un grave incidente d’auto in cui muoiono suo padre e sua figlia. Ma molte cose sono poco chiare in quell’incidente: perché suo padre, ex-poliziotto, ligio alla legge, aveva imboccato di notte una strada chiusa al traffico per lavori? Come ha fatto Abigaël ad essere sbalzata fuori dall’auto se era certa di avere allacciato la cintura di sicurezza? Davvero ne era certa?
    Sì, almeno di quello Abigaël era sicura, ma il tormento della sua vita quotidiana è proprio il non essere sicura di niente, perché il sonno le apre un mondo di sogni- o di incubi?- dai contorni veri quanto la realtà.  Ad Abigaël è sempre più difficile distinguere il sogno dalla realtà. Ha escogitato un mezzo per differenziarli: infliggersi delle bruciature sul braccio ogni volta che succede qualcosa di cui vuole ricordarsi, arriverà perfino a tatuarsi sull’interno della gamba brevi frasi che devono servirle da memento. Perché il farmaco che assume, oltretutto le distrugge la memoria.
 E’ una donna disperata e coraggiosa, Abigaël. Disperata perché ha perso la figlia, perché non è padrona di sé. E c’è chi approfitta della sua debolezza e interferisce con le sue medicine.

   Franck Thilliez è geniale nel costruire trame sul filo dell’ambiguità, nel confondere le carte in tavola, nel far dubitare il lettore di qualcosa di cui, fino al momento prima, era del tutto convinto. Il lettore precipita, insieme ad Abigaël, in un baratro di incertezze, incapace anche lui di distinguere il sogno dalla realtà. Quando ci sembra di essere vicini alla comprensione di quello che è successo o del perché, ogni volta che ci pare di poter essere sicuri di qualcosa, tutto si ribalta e ripiombiamo nel dubbio, nell’incubo. La sequenza temporale, che non è lineare, è un altro fattore di squilibrio.

  In passato ho letto il romanzo di Jonathan Coe, “La casa del sonno”, con una protagonista narcolettica. Non era un thriller, era un romanzo molto bello e il disturbo di cui soffre Abigaël me lo ha riportato alla mente. Del libro di Thilliez ho apprezzato la singolarità del personaggio di Abigaël e la costruzione narrativa del romanzo con le sue cupe atmosfere. Non ho trovato soddisfacente, invece la sbrigativa soluzione finale della trama. Non so che pensare, poi, dello stuzzicante indovinello, del codice da trovare nel libro per poter leggere un capitolo mancante. Confesso di non averlo trovato.




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