Casa Nostra. Qui Italia
Andrej Longo, “Solo la pioggia”
Ed.
Sellerio, pagg. 163, Euro 14,00
Perché
non aveva detto niente?
Perché aveva permesso che…
Incomincia così, con una colpa di passività,
il breve romanzo “Solo la pioggia” di Andrej Longo. Parole che dicono tanto, che
anticipano in maniera oscura il dramma che si svolgerà in queste pagine.
I fratelli Corona sono tre- Carmine, il più
anziano, è la mente; Papele, bel fisico palestrato, è il braccio; Ivano, il più
giovane, non sembra neppure essere uno di loro- ha studiato, ama cucinare, fa
fotografie insolite e un poco malinconiche.
Adesso i Corona sono costruttori edili,
hanno fatto soldi, in paese sono temuti e sono rispettati perché temuti. Ad un
certo punto si accenna ad un ‘deposito’ e si apre uno squarcio su quello che vi
avveniva dentro, mentre una minaccia imprecisata aleggia nell’aria su chi verrà
presto portato nel deposito. Agghiacciante. E a poco a poco noi capiamo tutto,
su chi sono i Corona e su quali sono le loro leggi.
Ogni anno i tre fratelli si radunano
intorno alla tomba del padre, nell’anniversario della sua morte, e poi vanno a
cena da Ivano. Era stato Ivano a proporre quell’incontro annuale, solo loro
tre.
Quest’anno piove, piove con violenza, sembra che non debba mai smettere. I tuoni esplodono con fracasso- è un’atmosfera di tregenda, perfetta per quello che avverrà.
La
serata inizia con commenti e scherzi affettuosi. Carmine rivela che ha
intenzione di entrare in politica (spiegherà il perché e i vantaggi che
verrebbero a tutti loro, il suo non è certo un impegno civico), Papele si
lamenta della moglie che lo assilla (lei gli telefona centomila volte, lui la
tradisce e lei lo sa, ma lui è maschio, non può farne a meno), Ivano si dà da
fare in cucina e a riempire i bicchieri di vino, Papele lo prende in giro per
le fotografie attaccate alle pareti. Poi Ivano mette i fratelli al corrente
della sua decisione di andarsene via, lontano. Lui non riesce più a vivere in
quell’ambiente così ristretto, lui non è come loro.
Da questo momento in poi la situazione precipita perché c’è altro che Ivano vuole dire, anche se non è facile per lui. E infatti si scontra contro un muro. Ivano si illudeva di trovare comprensione. Se lo scordi. I Corona sono i Corona, ne va del loro onore, se perdono l’onore, perdono anche il rispetto che si sono conquistati. E poi si arriva ad un punto di non ritorno, anticipato dalla reazione di Papele quando Ivano racconta dei ragazzini che hanno cercato di rubargli la macchina fotografica, e poi ancora dalla prova di forza solo in apparenza giocosa di Papele. È vero che ha bevuto parecchio, ma non si dice, forse, ‘in vino veritas?’.
È un dramma realista tremendamente crudo e
violento, il romanzo di Andrej Longo. Di una violenza che è nell’aria, nella
pioggia implacabile che sgretola i muri delle case costruite con poco cemento
(i Corona hanno fatto i soldi come costruttori edili, ricordiamolo), nelle
risposte di Papele alla moglie, nelle telefonate che terminano bruscamente,
nella voce falsamente mielata della conversazione con il parroco. È uno
spaccato di una società lenta a cambiare, dove si vive in bianco e nero. E in
rosso sangue.
Andrej Longo è uno scrittore da seguire,
per la tensione etica dei suoi romanzi, per la sottigliezza psicologica, per la
nitidezza dello stile.
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