Voci da mondi diversi. Cina
Lao She, “I due Ma, padre e figlio”
Ed.
Mondadori, trad. Monica Morzenti e M. G. Gottardo, pagg. 350, Euro 14,50
Arrivano a Londra, i due Ma, padre e
figlio, perché il fratello del signor Ma è morto lasciandogli il suo negozio di
antiquariato in eredità. Le difficoltà sono iniziate già durante il viaggio in
nave, durante il quale il signor Ma padre non è riuscito quasi ad uscire dalla
sua cabina. E sono proseguite a Londra, dove un pastore missionario che aveva
vissuto a lungo in Cina gli aveva trovato
alloggio presso una signora vedova e sua figlia. Mr.Evans, il missionario,
aveva faticato a convincere la vedova, facendosi garante per i due cinesi- la
voce diffusa era che i cinesi fossero pericolosi, violenti, ladri, che
mangiassero i cani (la signora ha un cane che risponde al nome di Napoleone e
che lei adora) e altro ancora. Insomma, era meglio non averci a che fare con i
cinesi. Ma i soldi fanno gola, la signora potrà chiedere un affitto più alto.
Ecco in apertura una prima sfilza di pregiudizi
a danno dei cinesi. Sono gli anni all’inizio del secolo scorso, più o meno
quelli in cui lo scrittore Lao She stesso visse a Londra dove lavorò come
lettore di cinese all’Università dal 1924 al 1929, sperimentando probabilmente
sulla sua persona questa pesante discriminazione. E tuttavia l’arguzia dello
scrittore è bidirezionale, anzi, è diretta in tre direzioni in questo libro che
è una satira divertente ed amara dei rapporti sino-inglesi. Ogni episodio mette
in luce il divario tra le due culture- non c’è possibilità di incontro tra
Oriente e Occidente, riflette il signor Ma-, rende padre e figlio vittime degli
attacchi verbali degli inglesi (e poi non più solo verbali), e, nello stesso
tempo, è l’occasione per guardare con più obiettività l’arretratezza dei
costumi cinesi, ma anche per attaccare la supponenza degli inglesi, per
ridicolizzare la loro ristrettezza mentale.Pechino. Memoriale di Lao She
Il signor Ma che, a cinquant’anni, si definisce anziano e degno del rispetto che per tradizione si ha verso gli anziani, che ritiene offensivo fare il mercante e stare dietro al banco di un negozio, che tratta dall’alto al basso il commesso, quasi fosse un servitore, che spende e spande senza avere la minima idea delle leggi dell’economia (e rischia di mandare in rovina il negozio), che idealizza la Cina e la rimpiange, è un personaggio ridicolo e patetico. Suo figlio, Ma Wei, è diverso. Forse perché è giovane, è più pronto ad adottare le nuove usanze, ad abituarsi a viaggiare in metropolitana e autobus (suo padre andrebbe sempre in taxi), ad ascoltare i suggerimenti innovativi del commesso bistrattato da suo padre, a studiare perché ha capito che se gli inglesi sono superiori è perché sono competenti e preparati, perché il mondo che sta cambiando richiede un atteggiamento diverso da quello passivo dei cinesi (è interessante questo sguardo sui cinesi in un’epoca ancora lontana dal balzo in avanti, è intrigante paragonarli ai cinesi intraprendenti di adesso). Il commesso Li, per contro, rappresenta il compromesso tra il nuovo e l’antico. Li lavora e studia, ha capito le leggi del commercio e sa procacciarsi clienti, in un certo senso si è anglicizzato. E però accetta il matrimonio combinato che gli propone sua madre.
Le storie d’amore dei due Ma sono un
capitolo a sé- sapevamo che sarebbe successo, che si sarebbero innamorati di
madre e figlia. Anche le fasi del loro innamoramento sono un pretesto per
illustrare i diversi comportamenti e rapporti tra uomo e donna in Inghilterra e
in Cina oltre a sottolineare come la conoscenza reciproca giornaliera possa
smantellare idee preconcette e aiutare ad una maggiore comprensione.
Riusciranno i nostri due Ma a sposare madre e figlia? La prima pagina del
romanzo ci ha messo in guardia.
Mi è stato inevitabile pensare ad un
romanzo simile letto poco tempo fa, “Diario americano di una ragazza
giapponese” di Yone Noguchi. Nel libro di Lao She c’è, ripetutamente,
un’allusione ai giapponesi con un confronto. Gli stereotipi sono a vantaggio
dei giapponesi, ritenuti più belli e migliori sotto tutti i punti di vista- se
eventi cruenti vengono raccontati, ne sono responsabili sempre e solo i cinesi,
se Ma Wei viene ben accolto è perché, a prima vista, potrebbe anche passare per
un giapponese.
Un romanzo che è specchio di un’epoca,
divertente nella sua ironia ma anche molto amaro nella sua acutezza. Viene da
domandarci chi abbia preso il posto dei cinesi nelle forme di discriminazione
odierna. Perché è l’ignoranza che genere la discriminazione.
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