Voci da mondi diversi. America Latina
saga
Miguel Bonnefoy, “Eredità”Ed.
66thand2nd, trad. F. Bononi, pagg. 192, Euro 16,00
Il
cognome era diventato Lonsonier perché, quando il capofamiglia, in fuga dalla
Francia dove la fillossera aveva distrutto tutti i vigneti, era sbarcato in
Cile, non aveva capito nulla di quello che l’agente del servizio immigrazioni
gli chiedeva e, alla domanda su come si chiamasse, aveva risposto con il nome
del paese da cui veniva, Lons-le-Saunier. E il cileno, che pure non capiva il
francese, aveva scritto ‘Lonsonier’. E Lonsonier erano rimasti. Ed erano
rimasti pure ferocemente francesi, attaccati al ricordo di una madrepatria che
era più bella che mai nel ricordo, avrebbero sposato donne di ascendenza francese
incontrate per puro caso.
Lazare Lonsonier, l’erede del capostipite che ha iniziato a commerciare vino, sente il richiamo della Francia, quando giunge in Cile la notizia dello scoppio della prima Guerra Mondiale. Sarà per lui un’esperienza terribile che lo lascerà con un polmone danneggiato, cicatrici sul corpo e il senso di colpa per aver causato la morte di un suo coetaneo tedesco, pure lui di Santiago del Cile, pure lui accorso in aiuto della sua madrepatria che era nemica di quella di Lazare.
Quella che ci racconta Miguel Bonnefoy,
scrittore francese figlio di madre venezuelana e padre cileno, è una storia di
immigrati, una saga in cui ad ogni generazione un membro della famiglia-
fantasiosamente stravagante- è tirato verso la Francia come da un elastico che
poi, ritraendosi, lo rispedirà in Cile, ammaccato, deluso, ma conscio di aver
adempiuto ad un dovere. Tra le stravaganze famigliari c’è la passione
ornitologica della moglie di Lazare- dapprima lascerà che i coloratissimi
piumati invadano la loro casa, poi, quando il puzzo diventa insopportabile, una
grande voliera viene costruita in giardino (molti anni dopo la scena del
deperimento e della morte degli uccelli è straziante e c’è una certa analogia
con quello che sta accadendo in Cile, con gli arresti e le torture del regime
di Pinochet)-, c’è quella per gli aerei di Margot, figlia di Lazare (gli aerei
dopotutto hanno le ali come gli uccelli), che partirà come suo padre, anche se
per un’altra guerra, e si arruolerà nella Raf, c’è, infine, la passione
politica di Ilario Da.
Le pagine in cui si racconta del colpo di stato appoggiato dagli americani con cui si mette fine al governo di Allende sono le più buie del libro, neppure quelle delle carneficine della prima guerra mondiale che aveva stroncato Lazare e della seconda in cui Margot era stata testimone del sacrificio dell’amico caduto in mano dei tedeschi erano così crude, di una malvagità così disumana come queste con la descrizione delle torture inflitte a Ilario Da. Salvato dalla sua cittadinanza francese, Ilario Da era uscito distrutto dalla prigione ed era parso che nessuna cura della madre Margot avrebbe potuto ridargli un soffio di vitalità. Finché erano fuggiti ‘su ali di aquila’, come dice il salmo, al di là della Cordigliera.
Se, in apparenza, “Eredità” è una saga
famigliare che attraversa quasi un secolo di storia da un continente all’altro,
ritrovando il tono narrativo poetico, visionario, magico che è ormai associato
al romanzo latino-americano, lasciandoci peraltro perplessi davanti ad un
concepimento ad opera di un fantasma piuttosto che dallo Spirito Santo (il che
sarebbe blasfemo), in realtà è l’invito ad una riflessione sui corsi e ricorsi
delle migrazioni, sulle lacerazioni provocate da ogni partenza, sulla
difficoltà di ambientarsi ed adattarsi, sulla doppia anima di ogni migrante.
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