Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Sandra Newman, “I cieli”
Ed. Ponte alle Grazie, trad. L.
Berna, pagg. 246, Euro 16,80
Sembrava una regina che camminava
fra la gente mascherata da ragazza qualunque.
Questa è Kate, che incontra Ben ad una festa. Colpo di fulmine. Sul
terrazzo della casa, con le luci di New York che scintillano sotto di loro,
Kate dice due cose a cui subito non badiamo, ma torneremo dopo alla pagina per
rileggerle- sono come un campanello d’allarme che non abbiamo ascoltato.
Una è un’affermazione, “Anche le
differenze minime contano. Potrebbe esserci un effetto farfalla.” L’altra è una
domanda rivolta a Ben, “Ti ricordi i tuoi sogni?”.
Seguono altri dettagli che, se vi
prestassimo la dovuta attenzione, sarebbero inquietanti. L’amica di Kate
racconta a Ben che, quando aveva incontrato Kate a Budapest e avevano entrambe
dodici anni, Kate credeva di venire da un altro mondo che chiamava Albione e
temeva che il nostro mondo fosse un sogno che lei faceva in Albione e le domande
ricorrenti che si poneva erano tre- e c’era in tutte e tre questa commistione
di realtà e sogno, di incapacità di distinguere quale fosse l’una o l’altro.
- Se
Kate si fosse svegliata in Albione, il nostro mondo sarebbe scomparso, con
tutti i suoi abitanti?
- Era colpa di Kate quando la gente moriva, perché aveva sognato la loro
morte?
- Kate poteva manovrare il suo sogno e rendere la terra simile ad un
paradiso?
Continuando a leggere, ci rendiamo conto che queste sono tuttora le
domande che Kate si fa e in cui coinvolge Ben che, ad un certo punto, si
convince che Kate debba soffrire di una qualche forma di schizofrenia.
Perché,
soprattutto quando è innamorata, di notte Kate sogna ed entra in un altro
tempo. E lei è un’altra persona. Il
tempo è il 1593, il luogo è Londra da cui si deve fuggire per evitare la peste,
lei è Emilia Bassano, amante di un nobiluomo, fatta sposare con Lanier, un
cugino bisognoso, amica e poi amante di un drammaturgo, un tal Will dall’aria
triste che ha una moglie più vecchia (sì, è proprio Shakespeare). Ogni volta
che Kate si sveglia, c’è qualche cambiamento nel suo (e nostro) mondo. Kate e
Ben si sono conosciuti nel 2000, un anno avvolto da un alone magico di utopia-
il presidente è una donna di origine asiatica, non c’è nessuna guerra in
nessuna parte del mondo, ‘aprire un giornale era come aprire un regalo’. Suona
un altro campanello di allarme per il lettore: ma di quale anno 2000 stiamo
parlando? Poi, a distanza di sogni, il Presidente è Gore e poi è Bush. L’utopia
si sta sfaldando. Kate è sempre più incerta, sempre più vaga, come se una parte
di lei restasse impigliata nel sogno, come se non fosse sicura di quale sia la
realtà. Ha dei momenti di jamais vu-
non conosce le canzoni, e neppure gli attori, non ha mai sentito parlare di
Shakespeare. Cambiano perfino le storie di famiglia di Kate e di Ben- sono
morti i genitori che prima pensavamo fossero vivi? Esiste oppure no, il
fratello di Kate? Kate sogna una città in fiamme e si risveglia per vedere gli
aerei entrare nelle torri gemelle. Ritorna allora il rovello costante, quello
dell’effetto farfalla- può essere stata lei che, facendo qualcosa in apparenza
insignificante 400 anni fa, ha scatenato quello che ora sta succedendo?
Il romanzo di Sandra Newman è un
notevole tour de force, è due romanzi
in uno, è, no, non passare, ma entrare, scivolare da un tempo dentro un altro,
da un’identità ad un’altra- e questo è grazie alla bravura della scrittrice che
riesce a mantenere un doppio registro anche stilistico in questa doppia visione
della Storia del mondo-, condividendo il punto di vista esterno di Ben, sempre
più sconcertato dalle stranezze della ragazza che ama, che non riesce più ad
amare, che abbandona, che ritrova, che si offre di aiutare a salvare il mondo.
Al che Kate gli risponde- “Penso potremmo essere felici. Ma il mondo non c’è
modo di salvarlo”.
Termina così, con un ottimismo a due e un pessimismo disperato riguardo
al futuro del mondo, questo romanzo di utopie e distopie che ci fa pensare ai
versi di Shakespeare (non è un caso che entri come personaggio ne “I cieli”), Siamo fatti della stessa sostanza di cui
sono fatti i sogni e la nostra breve vita è circondata dal sonno, a quelli
di Calderon de la Barca, La vita è sogno
e i sogni sono sogni, all’Orlando di Virginia Woolf che si risveglia con
identità diversa in tempi diversi.
Che cosa è sogno e che cosa è realtà?
Possiamo scegliere?
seguirà a breve l'intervista con Sandra Newman
recensione e intervista saranno pubblicate su www.stradanove.it
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