Voci da mondi diversi. Medio Oriente
love story
Sabahattin Ali, “Madonna col cappotto di pelliccia”
Ed. Fazi, trad. B. La Rosa Salim,
pagg. 209, Euro 13,60
Un breve romanzo dentro un altro breve romanzo- è questa la struttura
della “Madonna col cappotto di pelliccia” dello scrittore turco Sabahattin Ali
pubblicato e passato quasi inosservato per la prima volta nel 1943. Ha acquistato fama in tempi recenti, adottato
come libro che li rappresentava dagli studenti in protesta a Istanbul nel 2013,
è stato stampato in un milione di copie soltanto in Turchia, tanto che allo
scrittore è stata dedicata una statua ad Ardino, luogo dove è nato. Eppure,
diciamo la verità anche se non è facile andare controcorrente, il romanzo non è
eccelso ed è anche piuttosto datato- dobbiamo leggere tra le righe per capire
perché sia diventato un vessillo studentesco.
Inizia negli anni ‘30 ad Ankara. Il protagonista (il narratore numero
uno) è rimasto senza lavoro e trova un impiego in una ditta che commercia in
legname grazie ad un vecchio compagno di scuola presuntuoso e supponente.
Conosce così Raif Effendi, traduttore presso la stessa ditta, un uomo ‘grigio’,
in apparenza abulico, indifferente alle prese in giro e alle piccole angherie
di cui è succube, spesso ammalato. Il nostro protagonista impara a conoscerlo
meglio proprio perché, una volta in cui Raif era assente, deve andare a casa
sua per portargli dei documenti da tradurre. Anche in famiglia la personalità
di Raif non brilla, schiacciato da moglie, figlie, cognati. Un uomo
inesistente. Come si può vivere così? Si vive perché si nasconde un’altra vita
segreta, ormai passata senza speranza, ma così ricca da permettere di vivere di
ricordi.
Un taccuino che Raif conservava nello scrittoio in ufficio è la seconda
‘scatola cinese’- cambia il narratore e cambiano tempo e luogo della vicenda.
La voce che sentiamo è quella di Raif che scrive il suo diario nel 1933
rievocando fatti avvenuti un decennio prima quando il padre lo aveva mandato a
Berlino perché apprendesse la lingua e facesse esperienza di lavoro. Da Ankara
a Berlino. Un abisso tra due mondi, due culture, due lingue, due climi diversi.
Solitudine. Poi, ad una mostra in un museo, Raif vede un quadro che rappresenta
una donna avvolta in un cappotto di pelliccia e ne resta incantato. Anzi, si
innamora della donna del quadro- una sorta di sindrome di Stendhal. E’ l’autoritratto
di Maria Pruder ed è un giornalista che ha usato per primo la parola ‘Madonna’,
trovando una somiglianza tra il viso della donna con la pelliccia e quello
della Madonna con Arpie di Andrea Del
Sarto. In un incontro casuale per strada Reif riconoscerà la sua Madonna. A voi leggere il resto della
storia d’amore con la conclusione nuovamente nel tempo presente e la malattia
di Reif Effendi. Malattia che forse è un male di vivere, una rinuncia alla vita,
il che spiega pure la sua apatia e il suo disinteresse per tutto e tutti.
Lo stile narrativo di Sabahattin Ali non è certo vivace, la prima parte
ci sprofonda nella monotona e spenta quotidianità della vita dei due impiegati,
mentre la seconda accelera un poco in attesa di quello che deve essere un
momento cruciale. Eppure Reif Effendi resta un personaggio scialbo, il
prototipo del romantico che non è uomo d’azione, in netto contrasto con Maria,
decisa, volitiva, anticonvenzionale. E’ in queste sue caratteristiche che
possiamo leggere l’ammirazione dei giovani ribelli di Gezi Park, nel suo
rifiuto di legami, nel dichiarare che non disdegnerebbe un amore lesbico, nella
spavalderia con cui abbina il suo essere pittrice e cantante in un cabaret-
Maria non è la donna sottomessa del tipo che il governo turco di estrema destra
vorrebbe. Mentre Reif, che legge i romanzieri russi e vede un nuovo mondo
spalancarsi davanti a sé, assomiglia a Sabahattin Ali che, come Reif, visse per
quasi due anni a Berlino e, al suo ritorno in Turchia, era un uomo diverso, un
libero pensatore. Imprigionato con l’accusa di avvelenare le menti degli
studenti con idee pericolose, accusato di simpatie sovietiche, finito una
seconda volta in prigione, decise di abbandonare la Turchia. La versione
ufficiale è che fu ucciso dal ‘passatore’ che doveva portarlo al di là del
confine con la Bulgaria. Sembra più probabile, però, che sia morto per le
torture che subì in prigione. Un libro di Balzac e uno di Onegin tra i suoi
effetti personali.
Comprendiamo meglio, allora, quell’atmosfera un po’ da sogno,
quell’amore idealizzato, che ci sembra irreale e che ci mette un poco a
disagio, in “Madonna col cappotto di pelliccia”. Esiste un mondo dove c'è la
libertà di parlare e di vivere come più aggrada. E’ in questo che i giovani
turchi oppressi dal regime di Erdogan devono e vogliono credere. E’ per questo
che amano il romanzo di Sabahattin Ali, nonostante tutto.
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