Voci da mondi diversi. Africa
la Storia nel romanzo
romanzo di formazione
il libro ritrovato
Hisham Matar, “Anatomia di una scomparsa”
Ed. Einaudi, trad. Monica
Pareschi, pagg. 185, Euro 18,50
Titolo originale: Anatomy of a Disapperance
L’uomo ha detto qualcosa in arabo, e
Kamal ha cominciato a vestirsi. Io mi sono messa a urlare, ma nessuno di loro,
nemmeno Kamal, ha battuto ciglio. La donna ha estratto una pistola col
silenziatore, e io ho smesso. Le tremavano le mani, me lo ricordo. Lo hanno
preso ciascuno per un braccio e l’hanno portato fuori. Lui non mi staccava gli
occhi di dosso. Vedo ancora la sua faccia, girata verso di me. La vedo in
sogno, e la vedo quando sono sveglia.
L’assenza. Il nuovo libro dello
scrittore libico Hisham Matar è un romanzo sull’assenza, su quanto sia dolorosa
l’assenza di una persona amata quando questa assenza non è giustificata da
nulla. Quando l’assenza significa la scomparsa, con tutti gli interrogativi
angosciosi di quando qualcuno sembra essersi volatizzato, dissolto. Peggio
ancora, perché il ‘come’ quel qualcuno sia scomparso non lascia pensare ad
alcunché di buono: Kamal Pasha, il padre poco più che quarantenne di Nuri
el-Alfi, è stato prelevato durante la notte da due sconosciuti in una casa di
Ginevra. Kamal era a letto con una donna. Sul comodino aveva appoggiato
l’orologio, la vera nuziale, l’accendino e le sigarette. Questi sono i beni
personali del padre che la polizia svizzera ha consegnato in un sacchetto di
plastica a Nuri. Insieme a tutti i perché senza risposta. Che cosa ci faceva,
Kamal, a letto con quella donna, mentre il figlio quattordicenne e la giovane
seconda moglie lo aspettavano nella località sciistica di Montreux? Da chi
erano stati mandati l’uomo e la donna che lo hanno portato via? E soprattutto,
soprattutto, dove lo avevano portato? Era ancora vivo?
La storia che Nuri ci racconta inizia nel
1972 e finisce undici anni dopo. O meglio, inizia ancora prima, con i ricordi
della vita famigliare di Nuri e finisce con la volontà di non mettere la parola
fine. Perché ‘fine’ vorrebbe dire accettare l’idea che suo padre sia morto.
Invece suo padre “avrà bisogno di un impermeabile quando torna. Questo potrebbe
andargli ancora bene.” Inizia con i ricordi sfumati di un Nuri bambino e delle
vacanze con la mamma che un giorno viene portata in ospedale e che poi muore.
Di che cosa? La scrittura di Hisham Matar è squisitamente allusiva, calpesta
con i piedi dell’angelo un terreno delicato, sia quando parla della morte della
prima moglie di Kamal, sia in seguito, quando Nuri ci racconta del suo amore
per la seducente Mona che diventa la sua matrigna e ancora dopo, quando Nuri si
imbatte nella realtà: il padre tanto amato e ammirato, l’ex ministro del re
diventato un dissidente in pericolo, aveva un’amante, aveva sempre avuto delle
avventure. Per non dire nulla di un altro segreto nella vita privata del padre
che Nuri scopre solo alla fine. Eppure, nulla di tutto ciò lascia traccia
nell’amore incondizionato di Nuri per il padre. Perché “Anatomia di una
scomparsa” è, in definitiva, un’elegia per un padre. Tanto più accorata e
straziante perché sappiamo che il dolore dell’assenza a cui non ci si può mai
rassegnare è di Hisham Matar stesso, il cui padre ‘scomparve’ nelle carceri di
Gheddafi nel 1990.
Hisham con il padre |
Ma c’è qualcos’altro, dietro al dolore
per l’assenza (“ci sono volte in cui l’assenza di mio padre mi pesa sul petto
come se ci stesse seduto sopra un bambino.”)
C’è un acuminato senso di colpa, per uno di quei desideri che neppure si osa
confessare a se stessi. Non che il proprio padre muoia, no, quello no, ma che
si tolga dalla scena per un poco, per concedere al figlio di prendere il suo
posto. E quando poi questo desiderio si avvera, si prova sgomento, come se una
qualche divinità maligna avesse prestato orecchio al desiderio. Perché
“Anatomia di una scomparsa” è anche un bellissimo romanzo di formazione, della
scoperta dell’amore e del sesso. E il giovane Nuri è innamorato di Mona. Quando
la incontra per la prima volta, Nuri ha dodici anni e Mona ne ha ventisei. Nuri
sa fare i conti: Mona ha quattordici anni più di lui e suo padre Kamal ha
quattordici anni più di Mona. Nuri e suo padre hanno gli stessi diritti di
conquista su Mona. Che, ovviamente, finisce per sposare suo padre. Pur
mantenendo sempre un comportamento lievemente ambiguo, stuzzicando il desiderio
dell’adolescente Nuri.
Hisham Matar ritorna su un tema che aveva
già trattato nel romanzo precedente, “Nessuno al mondo”. Ci ritorna in una
maniera nuova, con una vicenda che si muove tra Egitto, Svizzera e Inghilterra,
con la stessa scrittura tersa, fatta di frasi brevi stranamente poetiche,
pregne di un dolore che si avverte in ogni pagina. E in questa stagione della
fine del regime di Gheddafi possiamo immaginare quale possano essere i pensieri
e i sentimenti dello scrittore- sperare senza osare sperare che il suo proprio
padre, che qualcuno ha visto in vita nel 2002, possa tornare a casa.
Finalmente.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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