sabato 10 marzo 2018

Michel Faber, “Il petalo cremisi e il bianco” ed. 2003


                                     Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
       romanzo 'romanzo'
        il libro ritrovato

Michel Faber, “Il petalo cremisi e il bianco”
Ed. Einaudi, trad. Elena Dal Pra e Monica Pareschi, pagg.981, Euro 18,00

    Due frasi per riassumere la trama del romanzo di 980 pagine dello scrittore inglese Michel Faber:  “giovane prostituta diventa prima la mantenuta di un ricco imprenditore, poi l’istitutrice di sua figlia. Resta incinta, lui la licenzia e lei se ne va portando con sé la figlia di lui”. Una storia banale quanto quella di “Anna Karenina” o di “Madame Bovary” (“adultera finisce per suicidarsi”), ma è nei personaggi, delineati in maniera così profonda e completa da renderli vivi al di fuori di una dimensione temporale, che emerge la grandezza di questi romanzi. Anche Sugar, la protagonista de “Il petalo cremisi e il bianco”, entrerà a buon diritto a far parte dei personaggi indimenticabili, a fianco di Anna, Emma, Isabel Archer o Dorothea Brooke. Si apre la prima pagina del romanzo ed è come varcare una soglia, entrare in una storia infinita della seconda metà dell’800, in cui è lo scrittore che ci prende per mano e ci guida, un Virgilio moderno che si addentra nelle strade malfamate di una Londra povera, buia e puzzolente, “Attento. Tieni la testa a posto: ti servirà. La città in cui ti conduco è vasta e intricata e tu non ci sei mai stato prima”.
tutte le immagini sono tratte dalla versione cinematografica
E lo scrittore ci accompagnerà per tutta la vicenda in un’atmosfera sottilmente magica che unisce lo sguardo e la parola smaliziati e disincantati del XXI secolo con l’opulenza di colori e la ricchezza di dettagli di un’ambientazione del XIX secolo, una sfasatura costante che permette al lettore di gustare la storia a vari livelli. Ma ci sono altre due voci all’interno del romanzo: “Il mio nome è Sugar- e se non lo è, non ne conosco un altro”, è l’incipit del romanzo che la giovane prostituta sta scrivendo, una variante femminile del famoso “chiamatemi Ishmael”. Perché la ragazza dalle chiome di oro rosso come le fanciulle dei pittori prerafaelliti scrive un romanzo in cui si vendica degli uomini che vogliono tutti la stessa cosa, immaginando sadiche torture sui loro corpi. Il titolo sarebbe “Miserie e splendori di Sugar” e dovrebbe essere proprio come il romanzo di Faber, “un romanzo che catturi la fantasia dei lettori, che li commuova, li irriti, li emozioni, li spaventi, li scandalizzi. Una storia che li prenda per mano”. E per l’eroina non ci deve essere il finale romantico di “Jane Eyre”, “Lo sposai, caro Lettore”.
Se in modo diverso Sugar ricalca le orme di Jane, c’è l’altra voce che si inserisce nel romanzo che ricorda la moglie pazza di Rochester: la dolce Agnes (come la mite Agnes di David Copperfield), moglie dell’amante di Sugar, che scrive un diario tra lo zuccheroso e il farneticante, malata di tumore al cervello, spaventata dal sesso e dal suo stesso corpo, prigioniera di un’ignoranza fatta passare per innocenza. E’ questo un altro dei temi del romanzo di Faber, insieme a quello della prostituzione vista come un male della società, come già il poeta Blake e il drammaturgo Shaw avevano denunciato. E il titolo stesso “il petalo cremisi e il bianco” deriva dal lungo poema di Tennyson a sostegno dei diritti delle donne all’educazione: Sugar è l’unica prostituta della letteratura che va in estasi davanti al regalo di un’edizione completa delle opere di Shakespeare. Questo è il romanzo di Sugar, ma qualcosa va detto del protagonista maschile, l’uomo che segue le indicazioni della guida alle follie di Londra alla ricerca della ragazza che viene indicata come disposta ad accontentare qualunque richiesta maschile. William Rackham è l’esponente della nuova borghesia, l’erede delle Profumerie Rackham, la sua immagine appare sulle saponette e sui profumi,  la R del suo cognome trionfa in una parodia delle effigi reali incoronate dalla parola Rex o Regina. Uno dei tanti uomini spregevoli della storia del romanzo, William Rackham, come Angel Clare in “Tess”, che si serve di Sugar e la butta fuori della porta quando lei resta incinta. Una folla di altri personaggi ancora, per esprimere le contraddizioni di un’epoca, Henry Rackham e Mrs.Fox, dibattuti tra spirito e carne, un medico cialtrone, cameriere e giardinieri, tutto il popolo miserando e accattone di Southwark per cui il vizio è un modo di sopravvivenza.
Niente viene celato in questo romanzo che ha qualcosa di Dickens nella descrizione dei bassifondi (ma senza lo stucchevole filantropismo) e molto di Thackeray (non era diversa da quella di Sugar, dopotutto, la maniera in cui Becky Sharp sfruttava gli uomini): piccanti scene di sesso descritte con disarmante chiarezza, dettagli sui lavacri intimi delle donne, profumi di campi di lavanda e puzzo degli escrementi nei pitali. Passano le stagioni, le miserie di Sugar, diventate splendori, ritornano ad essere miserie, l’attenzione del lettore si sposta da un personaggio all’altro, obbligato con garbo e ironia a vagliare modelli e idee di un secolo scomparso, senza che neppure per un attimo cali l’interesse, trascinato da un linguaggio sontuoso, poetico, realistico, evocatore di altri capolavori della letteratura. Finché ci sono romanzi come quello di Michel Faber, il romanzo non è morto.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net



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