Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo 'romanzo'
il libro ritrovato
Michel Faber, “Il petalo cremisi e il bianco”
Ed. Einaudi, trad. Elena Dal Pra
e Monica Pareschi, pagg.981, Euro 18,00
Due frasi per riassumere la trama
del romanzo di 980 pagine dello scrittore inglese Michel Faber: “giovane prostituta diventa prima la mantenuta
di un ricco imprenditore, poi l’istitutrice di sua figlia. Resta incinta, lui
la licenzia e lei se ne va portando con sé la figlia di lui”. Una storia banale
quanto quella di “Anna Karenina” o di “Madame Bovary” (“adultera finisce per
suicidarsi”), ma è nei personaggi, delineati in maniera così profonda e
completa da renderli vivi al di fuori di una dimensione temporale, che emerge
la grandezza di questi romanzi. Anche Sugar, la protagonista de “Il petalo
cremisi e il bianco”, entrerà a buon diritto a far parte dei personaggi
indimenticabili, a fianco di Anna, Emma, Isabel Archer o Dorothea Brooke. Si
apre la prima pagina del romanzo ed è come varcare una soglia, entrare in una
storia infinita della seconda metà dell’800, in cui è lo scrittore che ci
prende per mano e ci guida, un Virgilio moderno che si addentra nelle strade
malfamate di una Londra povera, buia e puzzolente, “Attento. Tieni la testa a
posto: ti servirà. La città in cui ti conduco è vasta e intricata e tu non ci
sei mai stato prima”.
E lo scrittore ci accompagnerà per tutta la vicenda in
un’atmosfera sottilmente magica che unisce lo sguardo e la parola smaliziati e
disincantati del XXI secolo con l’opulenza di colori e la ricchezza di dettagli
di un’ambientazione del XIX secolo, una sfasatura costante che permette al
lettore di gustare la storia a vari livelli. Ma ci sono altre due voci
all’interno del romanzo: “Il mio nome è Sugar- e se non lo è, non ne conosco un
altro”, è l’incipit del romanzo che la giovane prostituta sta scrivendo, una
variante femminile del famoso “chiamatemi Ishmael”. Perché la ragazza dalle
chiome di oro rosso come le fanciulle dei pittori prerafaelliti scrive un
romanzo in cui si vendica degli uomini che vogliono tutti la stessa cosa,
immaginando sadiche torture sui loro corpi. Il titolo sarebbe “Miserie e
splendori di Sugar” e dovrebbe essere proprio come il romanzo di Faber, “un
romanzo che catturi la fantasia dei lettori, che li commuova, li irriti, li
emozioni, li spaventi, li scandalizzi. Una storia che li prenda per mano”. E
per l’eroina non ci deve essere il finale romantico di “Jane Eyre”, “Lo sposai,
caro Lettore”.
Se in modo diverso Sugar ricalca le orme di Jane, c’è l’altra
voce che si inserisce nel romanzo che ricorda la moglie pazza di Rochester: la
dolce Agnes (come la mite Agnes di David Copperfield), moglie dell’amante di
Sugar, che scrive un diario tra lo zuccheroso e il farneticante, malata di
tumore al cervello, spaventata dal sesso e dal suo stesso corpo, prigioniera di
un’ignoranza fatta passare per innocenza. E’ questo un altro dei temi del
romanzo di Faber, insieme a quello della prostituzione vista come un male della
società, come già il poeta Blake e il drammaturgo Shaw avevano denunciato. E il
titolo stesso “il petalo cremisi e il bianco” deriva dal lungo poema di
Tennyson a sostegno dei diritti delle donne all’educazione: Sugar è l’unica
prostituta della letteratura che va in estasi davanti al regalo di un’edizione
completa delle opere di Shakespeare. Questo è il romanzo di Sugar, ma qualcosa
va detto del protagonista maschile, l’uomo che segue le indicazioni della guida
alle follie di Londra alla ricerca della ragazza che viene indicata come
disposta ad accontentare qualunque richiesta maschile. William Rackham è
l’esponente della nuova borghesia, l’erede delle Profumerie Rackham, la sua
immagine appare sulle saponette e sui profumi,
la R del suo cognome trionfa in una parodia delle effigi reali
incoronate dalla parola Rex o Regina. Uno dei tanti uomini spregevoli della
storia del romanzo, William Rackham, come Angel Clare in “Tess”, che si serve
di Sugar e la butta fuori della porta quando lei resta incinta. Una folla di
altri personaggi ancora, per esprimere le contraddizioni di un’epoca, Henry
Rackham e Mrs.Fox, dibattuti tra spirito e carne, un medico cialtrone,
cameriere e giardinieri, tutto il popolo miserando e accattone di Southwark per
cui il vizio è un modo di sopravvivenza. tutte le immagini sono tratte dalla versione cinematografica |
Niente viene celato in questo romanzo che ha qualcosa di Dickens nella descrizione dei bassifondi (ma senza lo stucchevole filantropismo) e molto di Thackeray (non era diversa da quella di Sugar, dopotutto, la maniera in cui Becky Sharp sfruttava gli uomini): piccanti scene di sesso descritte con disarmante chiarezza, dettagli sui lavacri intimi delle donne, profumi di campi di lavanda e puzzo degli escrementi nei pitali. Passano le stagioni, le miserie di Sugar, diventate splendori, ritornano ad essere miserie, l’attenzione del lettore si sposta da un personaggio all’altro, obbligato con garbo e ironia a vagliare modelli e idee di un secolo scomparso, senza che neppure per un attimo cali l’interesse, trascinato da un linguaggio sontuoso, poetico, realistico, evocatore di altri capolavori della letteratura. Finché ci sono romanzi come quello di Michel Faber, il romanzo non è morto.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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