Voci da mondi diversi. Penisola balcanica
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Drago Hedl, “Silenzio elettorale”
Trad. Estera Miočić, pagg. 368, Euro 15,73
Adorava l’alba sul fiume. La città di
Osijek, sull’altra riva, dormiva ancora.
Bella, questa immagine idilliaca con
cui si apre il romanzo poliziesco “Silenzio elettorale”, primo di una trilogia
di Drago Hedl, giornalista e scrittore croato. Peccato che l’idillio duri poco:
non sono neppure le 5 e Igor Kožul sta andando a pescare con la sua bici. Si
blocca, non riesce a credere ai suoi occhi. Ha visto un corpo riverso
nell’acqua, vicino alla riva.
Sono i giorni convulsi che precedono le elezioni in Croazia, l’atmosfera
è incandescente, un probabile candidato al Ministero degli interni, Horvatić,
domina su tutti, è presente ovunque, di persona e nei giganteschi cartelloni
pubblicitari. Piace molto, ha saputo fare un’ottima campagna elettorale.
Tempistica sbagliata per morire, a neppure quattordici anni, nel fiume. Meglio
liquidare la faccenda come suicidio- la ragazzina viveva nell’orfanotrofio, era
incinta, sarà stata disperata. Poco dopo, però, lo stesso Igor Kožul trova il
cadavere di una seconda ragazza sul sentiero lungo il fiume. Anche questa
viveva nell’orfanotrofio, era amica dell’altra. Overdose? Peccato che fosse
mancina e il braccio su cui si era iniettata l’eroina fosse il sinistro.
il ponte sospeso di Osijek |
Questa è la traccia ‘gialla’ del romanzo, tuttavia abbiamo subito
l’impressione che sia ben altro quello che lo scrittore vuole dirci, che quello
che più lo interessi sia alzare il sipario sulla corruzione in tutti gli
ambienti, dalla polizia al governo, colpire basso svelando i retroscena del
potere. Non ci sembra un caso che venga citato “Uomini che odiano le donne”,
primo libro della serie di Stieg Larsson (lo sta leggendo il passeggero di un
treno), e che uno dei protagonisti di “Silenzio elettorale” sia un giornalista
d’inchiesta, Stribor Kralj, che ha qualcosa di Mikael Blomkvist e forse dello
stesso Drago Hedl. Il giornalista Stribor Kralj (lavoro precario, una moglie
che aspetta un bambino) e l’ispettore Vladimir Kovać (depresso perché la moglie
lo ha appena lasciato e sua madre soffre orribilmente per un tumore) finiscono
per lavorare in coppia, quasi un doppio come nei più famosi romanzi di indagine
poliziesca. Contornati da personaggi opportunisti, pronti a piegarsi al ricatto
dei soldi, pavidi davanti alle possibili conseguenze dello svelare verità
scomode, Stribor e Vladimir sono, invece, incorruttibili e testardi, disposti a
sfidare il pericolo (e non sono parole, sfioreranno la morte entrambi) per
sbandierare una verità che non ha prezzo e che è dovuta a tutti, ai vivi e ai
morti.
Zagabria |
La morte è ‘di casa’ nei thriller e, però, c’è qualcosa di diverso nel
tema della morte del romanzo di Drago Hedl, qualcosa che ne amplia il
significato e vi aggiunge una dimensione di profondità. Non si tratta soltanto
della morte (penosissima) delle due ragazzine a cui è stata rubata l’innocenza.
L’uomo che si imbatte nei loro corpi, Igor Kožul, è ossessionato dalla morte,
ha visto così tanti cadaveri nella guerra che è finita nel 1991 da avere le
allucinazioni, da essere stato in cura psichiatrica, da temere che anche quello
che ha visto nell’acqua sia solo un prodotto della sua mente malata. E c’è la
morte desiderata dalla madre di Kovać. Lei prega il figlio di aiutarla a
morire, di liberarla dalla sofferenza- lui non riesce a farlo, lo farà qualcun
altro, è una prova d’amore troppo ardua da chiedere a un figlio.
Non è difficile avere presto la quasi certezza sull’identità del
colpevole, eppure c’è ugualmente una forte tensione nel romanzo, perché
intuiamo che ci sono grossi interessi in gioco e che c’è qualcuno disposto a
togliere di mezzo chiunque sia d’intralcio. E poi ci piace vedere i retroscena
degli uffici di polizia (c’è sempre l’incapace di turno, così come c’è sempre
chi si inchina davanti agli ordini dall’alto) e della stampa (la corsa alla
notizia sensazionale, il ritrarsi davanti ai rischi oppure l’osare per
adempiere al compito di diffusione della verità). Bella, infine,
l’ambientazione tra Osijek in Slavonia e Zagabria- ci rivela paesaggi che conosciamo
poco e sentiamo che, in qualche maniera, anche le due città sono un ‘doppio’,
proprio come i due personaggi.
la recensione e l'intervista che seguirà saranno pubblicate su www.stradanove.net
per contattarmi: picconem@yahoo.com
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