Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Amanda Reynolds, “L’anno che è passato”
Ed. Corbaccio, trad. Valeria
Galassi, pagg. 320, Euro 16,90
E’ caduta per le scale di casa sua. Ha picchiato la testa e ha perso i
sensi. Quando rinviene, il marito è accanto a lei, premuroso. Arriva
l’ambulanza. Viene portata in ospedale. Joanne Harding non ricorda nulla di
quello che è successo- il marito dice che è scivolata, lei ha una vaga immagine
di loro due che litigano. Per che cosa stavano litigando? Non lo ricorda. Quel
che è peggio è che nella sua mente non è rimasto nulla di un anno intero: per
lei è come se fosse il giorno dopo aver accompagnato Fin all’Università.
Ricorda la sua tristezza per quel distacco, la sua preoccupazione per quel
figlio alto e magro, senza amici, così diverso dalla figlia Sash, la prediletta
del padre da cui otteneva tutto quello che voleva.
La narrativa de “L’anno che è passato” procede su due filoni temporali
che finiranno per incontrarsi: uno nel tempo presente, scandito nel numero dei
giorni che passano dopo la caduta e l’altro nel passato, ad iniziare proprio
dall’ultimo giorno di cui ha memoria Jo, nel settembre in cui hanno caricato i
bagagli di Fin in automobile. E’ sempre la voce di Jo che ascoltiamo- sia nel
passato raccontato come se lei lo stesse vivendo adesso, sia nel presente
quando Jo cerca ansiosamente dei brandelli di ricordi senza poter essere sicura
di nulla. E, quando il nostro io cosciente non ci è di aiuto, intervengono le
sensazioni ‘a pelle’, i flash improvvisi di un sorriso, di un profumo,
sensazioni di un ‘già vissuto’ ma senza un ‘quando’ o un ‘dove’ o un ‘chi’. Da
dove viene, a Jo, questa diffidenza verso il marito Rob? Sono sposati da
ventiquattro anni, è sempre stato affettuoso e fedele. Perché ora lei dubita che
sia vero quello che le dice, che il suo cellulare si è rotto quando è caduta (e
lui lo ha cacciato via- così? subito? nel cassonetto dell’immondizia?), che
deve fare ore di straordinario in ufficio, che deve andare via per un congresso
(nel fine settimana?). E poi ci sono le cose che lui non le dice, cose che lei ha dimenticato, del figlio, della figlia,
di contrasti in famiglia. Suo marito ha detto al figlio che è meglio per Jo non
ricordare l’anno che è passato: che cosa è successo di così grave?
Se l’espediente narrativo della perdita di
memoria che dà un brusco cambiamento alla vita non è originale, lo è invece il
doppio binario del racconto che ci tiene in tensione continua nel dubbio di che
cosa sia veramente accaduto in cima alle scale della casa isolata su un
cucuzzolo spazzato dal vento, voluta e arredata da Rob, così come lo è il
risvolto psicologico del romanzo. Una battuta d’arresto sul nostro percorso può
mettere in forse quello che siamo stati, il non ricordare le nostre azioni o
quello che abbiamo detto può voler dire che siamo diversi da come pensiamo di
essere? abbiamo tutti una maschera che nasconde chi siamo e che cosa vogliamo
veramente?
Non si salva quasi nessuno, dei personaggi
del romanzo di Amanda Reynolds. Non Rob che mente ed è responsabile di una
violenza domestica più sottile di quella fisica, non i due figli- uno debole e
l’altra profittatrice-, non il volgare fidanzato della figlia, non la
segretaria di Rob e neppure Joanne che vuole credere e dà a credere di essere
una moglie e madre perfetta.
Il finale è pieno di colpi di scena- forse
perfino troppi, così come sono accadute troppe cose nell’anno che è passato- in
un crescendo di tensione, di dramma, di violenza fisica e psicologica che si
accorda magnificamente con la tempesta di vento e pioggia sulla collina della
casa perfetta della famiglia perfetta come quella della pubblicità del ‘mulino
Bianco’.
la recensione e l'intervista alla scrittrice saranno pubblicate su www.stradanove.net
seguirà l'intervista con la scrittrice, attesa in Italia l'11 settembre
per contattarmi: picconem@yahoo.com
per contattarmi: picconem@yahoo.com
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