cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
José Carlos Somoza,
“Clara e la penombra”
Ed. Frassinelli, trad. Francesca Lazzarato, pagg. 527, Euro
18,00
Non è necessario distruggere un
mondo per crearne un altro. Grandi scrittori sono riusciti a creare nuovi mondi
allontanando i confini di quello presente, forzando solo un poco la realtà di
quello che ci circonda, portando alle estreme conseguenze dati di fatto già
accettati. E’ proprio questo che fa lo scrittore José Carlos Somoza nel suo
secondo romanzo, “Clara e la penombra”, straordinario come il precedente, “La
caverna delle idee”.
Come già Orwell e Huxley, Somoza immagina
il mondo di domani, non l’evoluzione aberrante della politica o della società,
ma quella dell’arte. In questo futuro immediato (la vicenda del libro arriva a
compimento il 15 luglio 2006, nel quattrocentesimo anniversario della nascita
di Rembrandt) la corrente artistica in auge è l’iperdrammatismo: le persone sono i quadri, cessano di vivere come
essere umani per diventare prima delle tele e poi delle opere d’arte. Firmate,
con un tatuaggio, dai grandi pittori del momento- Bassan e Kalima, Stein e
Rayback, Mavalaki e Niemeyer. E, venerato da tutti, il Maestro, quello da cui
ogni tela vorrebbe essere dipinta, Bruno Van Tysch.
Ancora come in “
Quando, all’inizio del romanzo, una
ragazzina viene trovata morta, non è la quattordicenne Anneck che è stata
uccisa, è un’opera d’arte intitolata Deflorazione
che è stata distrutta. E c’è qualcuno che ha un piano per distruggere le opere
più significative di Van Tysch, tocca ai Mostri
dopo- nessun rimpianto per le persone nel quadro, sono dei volgari criminali,
ma è un’opera quotata milioni di euro. Quale sarà il prossimo obiettivo, il
giorno dell’inaugurazione della collezione Rembrandt, con quadri che reinterpretano
in chiave umana le più famose tele del grande olandese? E’ una corsa contro il
tempo per salvare…che cosa? delle opere d’arte o delle persone?
Un romanzo stupefacente, che unisce alla
tensione della trama una straordinaria capacità inventiva e un lucido invito
alla riflessione su tematiche angoscianti del nostro tempo: la mancanza di
confini netti tra il bene e il male (viviamo in una continua “penombra”, come
accenna il titolo), la mercificazione delle persone, il bisogno continuo di
emozioni a qualunque prezzo, la sostituzione della bellezza con l’orrore, la
fugacità di tutto- che sia effimera anche l’opera d’arte, quindi, non esiste
più l’eternità.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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