giovedì 17 agosto 2017

Jan-Philipp Sendker, “Gli scherzi del Dragone” ed. 2011

                                            Voci da mondi diversi. Area germanica
  cento sfumature di giallo
  il libro ritrovato

Jan-Philipp Sendker, “Gli scherzi del Dragone”
Ed. Neri Pozza, trad. Francesco Porzio, pagg. 376, Euro 18,00
Titolo originale: Drachenspiele

    Christine non aveva pensato che suo fratello potesse avere un aspetto così vecchio. Sfinito. Stanco. Stanco della vita, pensò. Avrebbe potuto essere il fratello di sua madre. Li separavano poco più di dieci anni. Anni cinesi, però. Lui aveva vissuto anni cinesi, lei anni di Hong Kong. Non era lo stesso. Sul grande planisfero terrestre erano stati vicini, lontani solo una punta di spillo l’uno dall’altra, Hong Kong-Sichuan, Hong Kong-Shanghai, meno di tre ore di volo, u  giorno e una notte in treno, tuttavia le loro età andavano misurate con metri diversi. Gli anni cinesi lasciano tracce profonde. Gli anni cinesi divorano. Logorano e consumano.

     Il monologo silenzioso di una donna quasi paralizzata che non riesce a far uscire le parole dal guscio della sua testa che va assomigliando sempre più a uno scheletro. Il marito la accudisce con tutto il suo amore. Vivono in un villaggio a tre ore da Shanghai dove la vita è così miseranda che la gente non fa caso al fatto che ci siano altre donne che hanno avuto un ictus (questa è stata la diagnosi dei medici) negli stessi giorni in cui l’ha avuto Min Fang. E neppure si è posta domande sullo strano comportamento dei gatti, che sono morti dopo quello che pareva un attacco di follia. Invece, quando Paul Leibovitz vede Min Fang, quando sente raccontare dei gatti, quando fa una breve passeggiata sulla riva di un lago dove Min Fang andava a pescare, si insospettisce.

      “Gli scherzi del Dragone” è il secondo romanzo della trilogia dello scrittore tedesco Jan-Philipp Sendker che ha come protagonista il personaggio singolare di Paul Leibovitz. Ha cinquantatre anni, vive da trent’anni a Hong Kong, parla benissimo sia il cantonese sia il mandarino. Ha alle spalle una tragedia: il suo bambino è morto di leucemia. Divorziato, ha incontrato da poco (nel romanzo precedente) Christine Wu con cui ha stretto un legame d’amore intenso. Christine è arrivata a Hong Kong quando era una bambina, in fuga con la madre dalla Cina di Mao. Mentre infuriava la Rivoluzione Culturale suo padre si era suicidato, lanciandosi da una finestra per sottrarsi alle Guardie Rosse che avevano fatto irruzione in casa, scoprendo i libri di Confucio nascosti sotto le assi del pavimento. Christine aveva anche un fratello, Da Long, che era stato mandato nei campi per essere rieducato. Non ne avevano saputo più nulla, probabilmente era morto. E invece no: dopo quasi quarant’anni Da Long si è fatto vivo, scrivendo una lettera alla sorella. Potrebbe andare a trovarlo la sua mei-mei, la sorellina?
    Ed è così che Paul e Christine partono- è la prima volta che Christine rimette piede in Cina. Il tempo è passato, le cose sono cambiate. Sono davvero cambiate le cose? E’ cambiato lo stile di vita, è cambiato il volto delle città. Forse c’è ancora più corruzione di un tempo, un maggior divario tra ricchi e poveri, e poi, si può contare su uno stato di diritto? Una volta gli avvocati neppure esistevano ma ora, che libertà hanno gli avvocati? Se osano, per ingenuità, per idealismo (o per stupidità) accettare di portare avanti delle cause che toccano gli interessi dei ‘grandi’ (riguardanti imprese in cui è cointeressato il governo o espropri di terre per grandiose riedificazioni) è certo che saranno ridotti a fare i passacarte. O gli archivisti. Quando Paul sospetta che Min Fang sia stata avvelenata dal mercurio contenuto nelle acque del lago in cui pescava, quando ne è certo, dopo aver fatto fare delle analisi, quando è chiaro che è la fabbrica sulla riva del lago che scarica i veleni nelle acque, la situazione si fa minacciosa. Pericolosa. Non c’è avvocato che se la senta di portare avanti la loro denuncia. Al più consigliano di metterla in internet. Con conseguenze che lascio scoprire al lettore.


    C’è la profezia di un astrologo cinese che riaffiora puntuale a scandire la trama. Aveva detto a Paul: Darai vita. Prenderai vita. Perderai vita. Paul aveva pensato che fossero parole prive di fondamento. Ma si avverano, una dopo l’altra. E l’enigma del significato delle tre profezie aggiunge una dimensione privata alla trama di indagine. “Gli scherzi del Dragone” è un bel romanzo, una vicenda di colpe e di tradimenti in un tempo in cui era difficile resistere al vento della Storia, una storia dello sforzo per recuperare l’integrità e la dignità personale, di un amore che oltrepassa la barriera del corpo. Ed è pure un grido di allarme, la denuncia di una totale mancanza di scrupoli nei confronti del benessere e della salute del popolo, nel silenzio generale.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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