Voci da mondi diversi. Area germanica
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato
Jan-Philipp Sendker, “Gli accordi del
cuore”
Ed.
Neri Pozza, trad. Riccardo Cravero, pagg.350, Euro 17,00
Titolo
originale: Herzenstimmen
Mio padre conosceva le persone dal modo in
cui il loro cuore batteva. Aveva scoperto che ogni cuore risuona in modo
diverso e che dalle tonalità del cuore, proprio come dalle voci, si può capire
molto di una persona. Quando si innamorò di una ragazza fu perché non aveva mai
sentito prima un suono più bello del battito del suo cuore.
New York. Julia, avvocato trentottenne
in uno studio di prestigio, è incapace di pronunciare anche solo una parola
durante una riunione, proprio nel momento in cui toccherebbe a lei parlare.
Resta paralizzata con l’eco di una voce nell’orecchio: una donna le fa delle
domande disturbanti, le chiede, imperiosa e assillante, chi sia, che cosa stia facendo,
perché sia sola, perché non abbia figli. Julia teme di stare impazzendo. Nello
sconcerto generale si alza e abbandona la riunione.
E’ un inizio inquietante, quello del
nuovo romanzo di Jan-Philipp Sendker, il seguito dell’acclamato “L’arte di
ascoltare i battiti del cuore”. Inquietante per il lettore razionale che non è
pronto a scavalcare la barricata tra due maniere diverse di guardare la realtà.
Perché lo scrittore tedesco Sendker- e chi conosce gli altri suoi libri,
inclusi quelli di genere vagamente ‘giallo’, lo sa bene- ha vissuto a lungo in
Oriente, le sue trame sono permeate di un’altra cultura e i suoi personaggi
sono lì per ricordarci che la folle rincorsa al successo e al denaro del mondo
occidentale non è l’unico modo di vivere. E Julia, figlia di madre americana e
di padre birmano, un legame sentimentale fallito alle spalle, un aborto causato
dalla scarsa prudenza, decide che- se la sua non è schizofrenia o insorgente
follia- solo ritornando a Kalaw, dove abita il fratellastro che non vede da una
decina d’anni e da cui ha appena ricevuto una lettera, può forse capire che
cosa le stia succedendo, che cosa voglia da lei la donna sconosciuta che le
parla senza ormai darle pace.
Il viaggio di Julia in Birmania- come
possiamo immaginare- è un percorso per una migliore comprensione di sé, un
viaggio che porterà Julia a dare una risposta, travagliata e sofferta, alle
domande su chi ella sia e su che cosa voglia dalla vita. E lungo il percorso,
guidata dal fratellastro U Ba (una sorta di novello Virgilio che le spiega un
mondo diverso), Julia incontrerà delle persone che- a frammenti poi ricuciti-
le racconteranno la storia della donna la cui anima è entrata in quella di
Julia.
Dal
punto di vista narrativo questo è un pretesto ben congegnato per inserire un
secondo romanzo dentro il primo romanzo, un secondo libro che contiene una
storia drammatica dentro la drammatica storia di guerre e violenze della
Birmania. E’ dapprima la storia di una donna e di un uomo molto innamorati che
non riuscivano ad avere figli, di come poi la donna riuscì a mettere al mondo due
maschietti a un anno di distanza l’uno dall’altro. Di un primogenito molto
amato e di un secondogenito trascurato, delle difficoltà di una piccola
famiglia dopo la morte accidentale del marito e padre, dell’arrivo dei soldati,
infine, che portavano via tutti i ragazzi e uomini dei villaggi. E della
tremenda scelta che la madre aveva dovuto fare (ci è venuta in mente la prova
simile a questa nel bellissimo romanzo di William Styron, “La scelta di
Sophie”, da cui è stato tratto il film con Meryl Streep). Che cosa avrebbe
potuto fare quella povera madre? Qualunque dei due figli avesse deciso di
salvare, sarebbe ugualmente stata responsabile della condanna dell’altro. Si
era dannata, la donna. E aveva dannato entrambi i figli, quello riscattato e
quello mandato a morte quasi certa.
Eppure non finisce tutto così. Quello che
Julia impara, quello che noi impariamo nel nostro mondo in cui facciamo sconti
di comprensione per chi si comporta in maniera criminale, è che- qualunque
siano le carte che ci vengono messe in mano- ognuno di noi è responsabile della
propria vita, ognuno può manovrare il timone e cambiare la rotta. Ne è la prova
il bel personaggio di Thar Thar che raggiungiamo con Julia nel singolare
monastero in cui ospita bambini che hanno dei problemi. E preparatevi a sentire
una terza storia, contenuta nella seconda e che si srotola da questa.
Si vorrebbe leggere ancora, una volta
terminato il libro di Sendker che, oltre ad averci intrattenuto, ci ha portato
a riflettere su quanto sia vera l’importanza delle parole scritte da
E.M.Forster all’introduzione del suo “Passaggio in India”: soltanto connettere, la prosa con la passione, l’Occidente con l’Oriente.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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