Kien Nguyen, “Indesiderato”
Ed. Garzanti, trad. Barbara
Bagliano, pagg. 370, Euro 9,70
Era una vita dorata, quella che Kien
Nguyen conduceva a Nhatrang prima. Prima che la guerra senza fine si
avvicinasse alla conclusione, prima di dover fuggire a Saigon, prima che i
vietcong, nell’avanzata inesorabile, entrassero con i carri armati nella città
che era stata il fulcro dell’occupazione americana. Kien abitava nella
Residenza Nguyen- splendida dimora con giardino e piscina- insieme ai nonni,
alla mamma e al suo giovane amante, al fratellino Jimmy e ad una schiera di
servitori. I ricordi di Kien, in questo romanzo autobiografico, iniziano con
uno dei party offerti dalla mamma, con l’immagine della mamma che si fa bella
per gli ospiti: è il 12 maggio 1972 ed è il quinto compleanno di Kien. Alla
festa sono presenti molti stranieri con i capelli chiari e gli occhi azzurri.
E’ l’ultimo ricordo del tutto felice.
Nha Trang |
Tre
anni dopo la situazione è precipitata. In marzo la famiglia Nguyen lascia
Nhatrang in tutta fretta, negli ultimi convulsi giorni di aprile la madre, con
Kien e Jimmy, cerca di lasciare Saigon con un elicottero americano, ma è troppo
tardi- l’elicottero viene abbattuto, Kien ritorna a casa, dai nonni che si
erano rifiutati di andarsene, con il fratellino e la madre che è di nuovo
incinta.
Kien Nguyen è un asiatico-americano, nato
dalla relazione di sua madre con un uomo d’affari americano. Anche il fratello
ha un padre americano- soltanto l’ultima nata è figlia del gigolò vietnamita
che scappa appena può e torna quando gli fa comodo. Non è un fardello leggero
da portare, essere figlio del nemico, dopo la sconfitta americana. Kien-
lineamenti non puramente asiatici, capelli chiari e ricci- sarà chiamato
‘bastardo’ e ‘mezzosangue’, sua madre sarà insultata come ‘puttana’ e forse è
meglio così. Meglio lasciar pensare che si sia prostituita per soldi, come
tante ragazze vietnamite hanno fatto per fame, che non rivelare che lei era
innamorata del padre di Kien, che lui avrebbe voluto portare il bambino in
America e che lei non aveva voluto.
Sono ricordi pesanti, quelli di Kien Nguyen
che oggi vive negli Stati Uniti dove fa il dentista e scrive libri. E ci
parlano di una realtà poco conosciuta, di quello che avvenne in Vietnam alla
fine della guerra, delle ritorsioni dei vietcong sui vietnamiti del sud, della
rigidità del regime comunista, delle sessioni di autocritica (del tutto uguali
a quelle del regime di Mao), delle punizioni inflitte a chi cercava di lasciare
il paese (anche Kien fu uno dei boat-people e si salvò dal morire annegato
grazie al nuoto praticato sulle spiagge di Nhatrang), dei campi di rieducazione
(fu la madre a tirarne fuori Kien e possiamo intuire come), della mancanza di
lavoro, della fame, di quel continuo girare della ruota della sorte per cui
nessuno poteva mai essere tranquillo di non essere accusato.
“Indesiderato” non è un libro che vola alto. Non ha la ricchezza
espressiva e la profondità di significato de “Il simpatizzante” di Viet Thanh
Nguyen (a proposito, Nguyen è il nome di famiglia più popolare in Vietnam. Il
40% della popolazione vietnamita ha il cognome Ngueyn che risale all’epoca
imperiale della dinastia Nguyen). E’ la storia sofferta di un ragazzo che
sconta le scelte di sua madre ed è la storia di un paese che ha molto sofferto
e che ci pone la domanda sulla parte di responsabilità del mondo occidentale in
questa sofferenza.
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