lunedì 28 novembre 2016

Gian Conti, “Puzzle di tre” ed. 2009

                                                               Casa Nostra. Qui Italia
          cento sfumature di giallo
          il libro ritrovato

Gian Conti, “Puzzle di tre”
Ed. Zandonai, pagg. 431, Euro 15,00


   Premessa numero uno: mi piacciono i libri intelligenti.
Premessa numero due: ho un debole soprattutto per i libri che riescono ad essere intelligenti partendo da spunti impossibili.
Se, a questo punto, dico che ho goduto tantissimo la lettura di “Puzzle di tre” di Gian Conti, la logica deduzione è che questo è un romanzo intelligente che si srotola sul filo dell’impossibile, giocato su quello che il titolo rivela: una trama che è un puzzle costituito da tre pezzi, un romanzo la cui architettura poggia su tre parti- messa in scena dei personaggi, svolgimento molto serrato, conclusione. Un equilibrio perfetto.
     I personaggi principali sono tre, naturalmente, e uno di questi prenderà poi il sopravvento. Più una serie di altri, donne soprattutto, che si affiancano a loro. E ognuno dei tre si trova ad avere per le mani un pezzo di un oggetto sconosciuto, di cui non si capisce l’uso. A Nizza il rigattiere nordafricano Marc Benhamou scopre un tubo di metallo nascosto in un teatro per marionette del ‘700.
A Cinisello, vicino a Milano, il restauratore di strumenti musicali Gian Ferrari trova qualcosa di ancora più misterioso dentro un antico fortepiano: sembra un ciottolo di metallo, con una superficie vitrea divisa in settori, ed emana una luce abbagliante in risposta ad una certa frequenza sonora. L’ultima tessera del puzzle (ma un conto è avere in mano le tessere, un altro è assemblarle in maniera sensata) è tra le mani di Mario Bocchi, bibliotecario di Genova, e ci vorrà un po’ di tempo prima che l’insolito atto di successione del 1748 lo porti al ritrovamento di un altro tubo di metallo.
     Ho semplificato- il lettore non pensi che Marc scosti il sipario e- oplà- vede il tubo, né che Gian Ferrari diventi il proprietario del fortepiano senza problemi, e neppure che Mario Bocchi abbia solo la fortuna dalla sua parte. Ogni parte introduttiva della trama centrale ha la sua complessità fatta di colpi di scena, di piccoli complotti, di furbizia, di successo meritato alla fine.
Con la collaborazione delle varie ‘amiche’ dei protagonisti, tutte donne moderne, sveglie, audaci e- il che non guasta- sessualmente invitanti. Gian Conti (uno scrittore che ha un nome molto simile al suo personaggio e che condivide con lui la passione per il restauro di strumenti musicali a corde) rivela la sua formazione di ingegnere nonché le sue competenze musicali nella perfetta geometria della trama e nell’orchestrare le sequenze dell’azione, alternando i tre spezzoni della vicenda che vede una ricerca condotta alla cieca, spinta dalla motivazione che, se qualcuno si è dato la briga di dividere un oggetto in tre parti e di occultarlo così ‘diabolicamente’, la ‘cosa’ in questione deve pure avere un valore, anche se non si sa di che tipo.
     Ecco: il valore e lo scopo dell’oggetto sono al centro della terza parte di questo romanzo che è di per sé un puzzle che ricompone un altro puzzle. Naturalmente non dirò nulla al proposito, salvo che, avendo letto il romanzo “Loop” di Gian Conti, avrei potuto sospettare che si sarebbe trattato di qualcosa che ci avrebbe colpito nel profondo, rispondendo ai nostri desideri più o meno nascosti. Di qualcosa che ci avrebbe messo a confronto con un dilemma di ordine morale. La risposta di Gian Ferrari, di Marc, di Mario e degli altri, ci ricorda la decisione di Frodo ne “Il signore degli anelli”.

    “Puzzle di tre” non ha solo il merito di essere un libro intelligente pur sfiorando la fantascienza. E’ anche ben scritto ed è brillante e divertente: è un luogo comune, ma gli ingegneri non sono famosi per il senso dell’umorismo. Le pagine di “Puzzle di tre” sono ricche di humour: Gian Conti è uno scrittore che, forse per caso, è stato ingegnere.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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