Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Gian Conti, “Puzzle di tre”
Ed. Zandonai, pagg. 431, Euro
15,00
Premessa numero uno: mi
piacciono i libri intelligenti.
Premessa numero due: ho un debole
soprattutto per i libri che riescono ad essere intelligenti partendo da spunti
impossibili.
Se, a questo punto, dico che ho
goduto tantissimo la lettura di “Puzzle di tre” di Gian Conti, la logica
deduzione è che questo è un romanzo intelligente che si srotola sul filo
dell’impossibile, giocato su quello che il titolo rivela: una trama che è un puzzle
costituito da tre pezzi, un romanzo la cui architettura poggia su tre parti-
messa in scena dei personaggi, svolgimento molto serrato, conclusione. Un
equilibrio perfetto.
I personaggi principali sono tre, naturalmente,
e uno di questi prenderà poi il sopravvento. Più una serie di altri, donne
soprattutto, che si affiancano a loro. E ognuno dei tre si trova ad avere per
le mani un pezzo di un oggetto sconosciuto, di cui non si capisce l’uso. A
Nizza il rigattiere nordafricano Marc Benhamou scopre un tubo di metallo
nascosto in un teatro per marionette del ‘700.
A Cinisello, vicino a Milano, il
restauratore di strumenti musicali Gian Ferrari trova qualcosa di ancora più
misterioso dentro un antico fortepiano: sembra un ciottolo di metallo, con una
superficie vitrea divisa in settori, ed emana una luce abbagliante in risposta
ad una certa frequenza sonora. L’ultima tessera del puzzle (ma un conto è avere
in mano le tessere, un altro è assemblarle in maniera sensata) è tra le mani di
Mario Bocchi, bibliotecario di Genova, e ci vorrà un po’ di tempo prima che
l’insolito atto di successione del 1748 lo porti al ritrovamento di un altro
tubo di metallo.
Ho semplificato- il lettore non pensi che
Marc scosti il sipario e- oplà- vede il tubo, né che Gian Ferrari diventi il
proprietario del fortepiano senza problemi, e neppure che Mario Bocchi abbia
solo la fortuna dalla sua parte. Ogni parte introduttiva della trama centrale
ha la sua complessità fatta di colpi di scena, di piccoli complotti, di
furbizia, di successo meritato alla fine.
Con la collaborazione delle varie
‘amiche’ dei protagonisti, tutte donne moderne, sveglie, audaci e- il che non
guasta- sessualmente invitanti. Gian Conti (uno scrittore che ha un nome molto
simile al suo personaggio e che condivide con lui la passione per il restauro
di strumenti musicali a corde) rivela la sua formazione di ingegnere nonché le
sue competenze musicali nella perfetta geometria della trama e nell’orchestrare
le sequenze dell’azione, alternando i tre spezzoni della vicenda che vede una
ricerca condotta alla cieca, spinta dalla motivazione che, se qualcuno si è
dato la briga di dividere un oggetto in tre parti e di occultarlo così
‘diabolicamente’, la ‘cosa’ in questione deve pure avere un valore, anche se
non si sa di che tipo.
Ecco: il valore e lo scopo dell’oggetto
sono al centro della terza parte di questo romanzo che è di per sé un puzzle
che ricompone un altro puzzle. Naturalmente non dirò nulla al proposito, salvo
che, avendo letto il romanzo “Loop” di Gian Conti, avrei potuto sospettare che
si sarebbe trattato di qualcosa che ci avrebbe colpito nel profondo,
rispondendo ai nostri desideri più o meno nascosti. Di qualcosa che ci avrebbe
messo a confronto con un dilemma di ordine morale. La risposta di Gian Ferrari,
di Marc, di Mario e degli altri, ci ricorda la decisione di Frodo ne “Il
signore degli anelli”.
“Puzzle di tre” non ha solo il merito di
essere un libro intelligente pur sfiorando la fantascienza. E’ anche ben
scritto ed è brillante e divertente: è un luogo comune, ma gli ingegneri non
sono famosi per il senso dell’umorismo. Le pagine di “Puzzle di tre” sono
ricche di humour: Gian Conti è uno scrittore che, forse per caso, è stato
ingegnere.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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